Se Atac piange, Atm non ride

Autobus a spintadi Ettore Grassano

Nuove turbolenze in Atm. Fino a ieri, tra le malconce partecipate del comune di Alessandria, l’azienda del trasporto pubblico sembrava se non altro quella che aveva smesso di stare al palo. Mettendosi faticosamente in moto verso il futuro, attraverso il ricorso ad ammortizzatori sociali, ma anche ad un piano di investimenti sul parco automezzi. Con l’idea (si rilegga al riguardo la nostra recente intervista al sindaco Rossa) di andare alla ricerca, sul mercato, di partner pubblici, ma nel caso anche privati. Anche se sul tema privatizzazioni a non pensarla esattamente come il primo cittadino all’interno della maggioranza di centro sinistra sembrano essere proprio I Moderati, che attraverso il presidente Cermelli e il vice presidente (e direttore pro tempore) Bressan stanno guidando l’azienda dei trasporti pubblici alessandrina in questa difficile fase di turbolenze.

Adesso, però, arriva la nuova tegola: un maxi debito con l’agenzia delle entrate (2 milioni e 700 mila euro), e l’intervento ‘brutale’ di Equitalia.

Che succederà? il presidente Cermelli parla di trattative in corso, per ottenere rateizzazioni. Intanto però il comune ha bloccato i fondi per il Tpl (trasporto pubblico locale) che la Regione ha trasferito a Palazzo Rosso, destinati alla partecipata. E i dipendenti, naturalmente, già sottoposti al regime della ‘cassa a rotazione’, affinano gli artigli, e si preparano a farsi sentire.

E noi utenti? Beh, gran parte degli alessandrini i mezzi pubblici di Atm, diciamocelo, non li usa da tempo. E oggi (“la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”), i riflettori di tutti i media nazionali sono oltretutto puntati sullo scandalo Atac, l’Atm romana.

Tra le due vicende non c’è nessun nesso, lo sappiamo bene. Ma proviamo lo stesso tutti quanti un malessere che lascia l’amaro in bocca, e fa nascere tanti interrogativi sui temi dell’efficienza, della sostenibilità sociale e del futuro di queste aziende.