Ha il volto rilassato e gli occhi che sorridono, come chi ha finalmente ricevuto una buona notizia, dopo non poche tribolazioni. L’impressione è che per Rita Rossa la decisione del Governo Letta (“frutto di un lavoro di squadra davvero straordinario”), che ha deciso di concedere al comune di Alessandria un anno in più per ‘pareggiare’ il bilancio, rappresenti davvero una sferzata di adrenalina, capace di riportarla all’entusiasmo dei giorni migliori. Come quando, insomma, un anno e mezzo fa gli alessandrini decisero di affidarle il salvataggio della città, e si strinsero attorno a lei, e ai suoi buoni propositi basati su orgoglio e solidarietà. “E così mi sa proprio che abbiamo rovinato la festa alle tante Cassandre che dicevano in giro che non avremmo mangiato il panettone: lo dico con amarezza, perché quella è davvero gente che non pensa al bene della città, e a quali disastri avrebbe comportato il commissariamento dell’ente”. Ma adesso che succederà? E’ davvero sufficiente la ‘ciambella di salvataggio’ romana per cantare vittoria, o invece, usciti dallo stato di apnea e di emergenza permanente, è ora il momento di una riorganizzazione vera del ‘sistema’ Palazzo Rosso? E in quale direzione?
Signor sindaco, cosa cambia dopo il provvedimento governativo che riguarda Alessandria?
E’ un passaggio importante, decisivo. Che non arriva per caso, ma è il frutto di un impegno collettivo, condiviso da molti. Naturalmente nella comunicazione ufficiale non ho potuto elencarli tutti, sarebbe stato un elenco troppo lungo. E subito qualcuno è andate a controllare chi non c’era, chiedendosi cosa volesse dire. Ne abbiamo sorriso, le assicuro. Però una citazione particolare era ed è doverosa per il senatore Fornaro, che ha davvero seguito l’iter parlamentare passo per passo, incalzando quando c’era da incalzare, e soprattutto lavorando ‘sul pezzo’, sui contenuti tecnici. Cosa cambia ora? Semplicemente che abbiamo un po’ più di tempo dinanzi a noi per lavorare ad un progetto di riorganizzazione e rilancio dell’ente, delle partecipate, e con loro dell’intera città.
E rispetto al bilancio stabilmente riequilibrato approvato dal consiglio nelle scorse settimane, e inviato al Ministero, che succederà?
L’iter rimane lo stesso, e siamo convinti di aver fatto un ottimo lavoro. Confortati dall’approvazione all’unanimità del collegio dei revisori dei conti. Spetterà naturalmente all’apposita commissione ministeriale esprimere in merito le proprie valutazioni: e noi ne prenderemo atto.
Vorrei ricordare però per sommi capi, pur senza entrare in tecnicismi contabili di cui pure a lungo si è parlato, che abbiamo ereditato un comune con conti da procedura fallimentare, frutto di anni di gestione sciagurata. E, anche lasciando da parte l’articolato capitolo dei debiti pregressi, ormai di competenza dell’Osl, noi ci siamo ritrovati a partire, nel 2012, da -46 milioni di euro. E applicando una spending review rigorosa, e in taluni casi anche dolorosa, siamo arrivati ad un pre-consuntivo 2012 a -5 milioni di euro. Accusarci di non aver fatto nulla, beh, mi pare davvero ingeneroso.
Però avete lavorato quasi esclusivamente sui bilanci, e sui tagli di servizi. Che non è propriamente ciò che i cittadini sognano per il loro comune e la loro città, soprattutto quando è già tutto il Paese attorno a scricchiolare…
Verissimo, e sapesse io quanto sarei lieta di tornare ad occuparmi di progetti di sviluppo, e di idee realizzabili, piuttosto che solo di numeri, e risorse scarse. Ma questo era il quadro di partenza, e noi non abbiamo mai negato che sarebbe stato un percorso durissimo, che è peraltro solo all’inizio. Ma siamo riusciti a non deragliare, e soprattutto a non far deragliare, con noi, tutta la città, che era il rischio vero, e la grande responsabilità che ci siamo presi. So bene che, in questo anno e mezzo il mio indice di popolarità è sceso, non creda. E so che si dice in giro che mi sono chiusa nel Palazzo, e altri luoghi comuni. Ma la realtà durissima che abbiamo affrontato non consentiva davvero di percorrere altre strade. A meno di non dimettersi, per consegnare Alessandria ad un commissario, e ad un vero massacro sociale. E questo non lo farei mai: amo troppo la mia città.
Ma nel corso del tragitto, sindaco Rossa, avete perso per strada non pochi pezzi della squadra di partenza: e se in qualche caso si è trattato o di trasferimenti ad altro incarico (Bianchi all’Amag), o di uscite tecniche imposte da leggi quantomeno discutibili (Trifoglio), in altri casi (Puleio, Barberis, recentemente Ivaldi) il dissenso è stato deflagrante…
Mi pare evidente che quando un assessore non è più in sintonia non solo con un singolo atto, ma con un complessivo modo di intendere la mission della giunta, e della maggioranza che la sostiene, non può rimanere al suo posto. Limitandoci a Ivaldi, che è il caso più recente, segnalo che sul tema del bilancio, o comunque delle strategie e delle scelte che lo hanno determinato, ci sono state 29 riunioni di giunta, se non ricordo male, e che l’assessore citato le ha disertate quasi tutte, oppure ha partecipato sempre in maniera silenziosa. E, se in un momento così delicato come quello che abbiamo affrontato, non se l’è sentita di condividere le nostre scelte, il ritiro delle deleghe era inevitabile.
Nei giorni scorsi giravano voci anche riguardo a possibili dimissioni dell’assessore Ferralasco: conferma o smentisce?
Smentisco categoricamente: a breve, invece, annuncerò l’ingresso in giunta di due nuovi assessori, con forti competenze e la capacità, credo, di portare un significativo valore aggiunto: ci attende un percorso lungo, e molto impegnativo. Voglio affrontarlo con una squadra coesa e qualificata.
Con quali obiettivi per il 2014, sindaco Rossa? Ossia: d’accordo, si dovrà pareggiare il bilancio. Ma come riuscirci in maniera permanente e strutturale? Licenziando e tagliando ulteriormente servizi? Gli alessandrini cosa devono aspettarsi?
Abbiamo le idee chiare, e un progetto: quello di riuscire, nei prossimi tre anni di mandato, a trasformare la galassia comunale in una macchina pubblica efficiente, efficace, e sana dal punto di vista dei conti. Che è l’unico modo serio e non demagogico di lavorare: e tutto sommato, mi creda, se ne rendono ben conto anche molti di coloro che, dall’opposizione o dalla società civile, ci criticano, e ci accusano di non aver a cuore le sorti dei lavoratori.
Intanto con i sindacati al momento nessuna schiarita, anzi guerra aperta, a colpi di comunicati stampa sui giornali: ma non sarebbe meglio tornare a dialogare, faccia a faccia? In fondo, in campagna elettorale e poi in luna di miele siete andati a braccetto. E loro dicono che poi li ha traditi…
Cerchiamo di essere seri. La situazione insostenibile della galassia comunale (e penso soprattutto a diverse partecipate) dal punto di vista del costo del personale i sindacati la conoscono bene, e hanno pure contribuito a costruirla, nei decenni. E ora ci attaccano a spada tratta su tutto: persino se proviamo a ridare una speranza ad Alessandria riproponendo una stagione teatrale, con le modalità che oggi possiamo permetterci. Ma dov’erano quando, nel corso degli anni, i 15 lavoratori del TRA oggi in cassa integrazione venivano trasferiti da una scatola all’altra, senza clausole di garanzia? Io non c’ero, ma i sindacati sì. Quindi ora non ci stiamo davvero a passare per i nemici dei lavoratori…ma scherziamo?
Insomma, la Triplice e certi partiti della sinistra storica sono ‘vetero’, superati dagli eventi e dalla storia?
I sindacati non sono un monolite e, mi creda, al loro interno ci sono anche tante persone che sanno benissimo che stiamo facendo la cosa giusta, e che la difesa ad oltranza di questo status quo è insostenibile. Naturalmente si tratta di riorganizzare le diverse realtà facendo ricorso a tutti gli strumenti disponibili, da valutare e attivare caso per caso. Spero ancora che Cgil, Cisl e Uil intendano riprendere la strada del dialogo, abbandonando certi deliri verbali, ad uso e consumo dei giornali. Certo, se continuano a tacciarmi di “inaudito cinismo e efferato menefreghismo” un confronto costruttivo rimane difficile…
Più volte i sindacati stessi hanno però ribadito che i costi del personale di Palazzo Rosso sono perfettamente in linea con gli standard nazionali, anzi al di sotto….
Sì, ma sanno benissimo che il quadro cambia radicalmente se ci rivolgiamo alla situazione delle partecipate: che non possiamo certo ignorare, perché le risorse vanno trovate anche in quel caso. E sempre, tra l’altro, nelle tasche dei cittadini di Alessandria.
Parliamo di Amiu, anzi del ciclo dei rifiuti…
Amiu è, anzi ormai era, un emblema di azienda dai costi insostenibili. Vuole due parametri? 192 dipendenti (tra l’altro gran parte dei quali con integrativi non trascurabili sugli stipendi) nel settore raccolta e trasporto rifiuti dovrebbero corrispondere ad un’azienda con 35 milioni di fatturato, e un bacino di 450 mila persone. Peccato che il fatturato di Amiu sia solo di 15 milioni di euro, con un bacino di poco più di 100 mila persone. E, ripeto, quando queste realtà si sono costruire nel tempo io non c’ero, ma i sindacati sì, eccome. E lo sanno tutti che è così.
Oggi Aral ha assorbito i lavoratori Amiu, e si occupa del ciclo integrato: raccolta, trasporto, smaltimento in discarica. Può essere soluzione permanente?
Assolutamente no: è una soluzione ponte, che ci consente di fronteggiare l’emergenza, e garantire un servizio essenziale. Anche qui, peraltro, non dimentichiamoci come si è arrivati a questo punto: l’amministrazione Fabbio ha trattenuto, negli anni, qualcosa come 52 milioni di euro di Tarsu, generando il disastro che sappiamo. Noi da quando ci siamo insediati abbiamo sempre trasferito alle aziende del comparto rifiuti tutto il dovuto, più un paio di milioni di euro di arretrati. Ma il futuro del comparto, è noto, passerà dalle riorganizzazione degli Ato, gli ambiti territoriali. Che nel nostro caso dovrebbe essere Alessandria Asti, e vedere la luce ne 2014: quindi, presumibilmente nel 2015, ci saranno le gare europee per l’assegnazione del servizio. E si vedrà quali saranno i competitor, le condizioni e quant’altro.
Prima di allora dovrebbe esserci anche la gara che riguarda il comparto gas, e quindi Amag/Alegas. Anche lì con non poche polemiche….
E con parecchie imprecisioni, aggiungo io. La querelle delle ultime settimane sul valore delle reti del gas mi pare sia stata improntata alla massima confusione, e se crede proviamo a fare un po’ di chiarezza. La gara è obbligatoria per legge, ma riguarda la gestione ed erogazione del servizio, non necessariamente le reti. Stiamo facendo, naturalmente, tutte le valutazioni del caso, ma quelle che ho visto circolare in questi giorni sui giornali sono tutte, e ripeto tutte, valutazioni senza risconti, parole in libertà. Quindi la rete va sicuramente fatta rivalutare da professionisti del settore, con una perizia che tenga conto della situazione di oggi, e non dell’altro ieri. Ma, ripeto, da qui a dire che saranno venduti gli impianti ce ne corre. Però, in generale: mettere a gara servizi come i rifiuti e il gas è un percorso nazionale ed europeo, deciso nelle modalità e nei tempi non certo da noi. E direi di smetterla con visioni localistiche e campanilistiche: è ovvio che ci dovremo confrontare (e magari sviluppare partnership, se lo riteniamo conveniente) con grandi player dei diversi settori, che metteranno in campo la forza delle loro competenze, professionalità, risorse. Non saranno battaglie di campanile insomma, ma la ricerca di percorsi di ottimizzazione, di efficienza.
Sindaco, in Atm avete invece già imboccato la strada del rinnovamento?
Ci stiamo provando, e l’accordo sulla cassa integrazione a rotazione è stato senz’altro un passo importante. La dimostrazione, tra l’altro, che l’accordo con i sindacati, se da entrambe le parti c’è la volontà di trovare soluzioni concrete a vantaggio dei lavoratori, si può trovare. Ora stiamo lavorando sul fronte del rinnovo del parco automezzi, davvero datato. E sono già stati previsti, per il 2014, 600 mila euro di investimenti in quella direzione. Non solo: rimaniamo convinti che la strada sia anche qui quella delle partnership, ossia di aprirsi a nuovi soci, o far crescere la partecipazione di chi già c’è: un coinvolgimento di Gtt, sul fronte torinese, credo che sia auspicabile. Ma ci sono anche altre importanti opportunità alle porte, a partire da Expo 2015. Insomma, si tratta di sviluppare strategie e perseguirle. Anche valutando possibili percorsi in integrazione con soci privati.
E sul fronte logistica, signor sindaco? All’assessore regionale Bonino recentemente lei le ha cantate chiare: Alessandria reclama una sua centralità nello scacchiere regionale…
Assolutamente sì: sentire definire la società Retroporto di Alessandria una scatola vuota proprio da chi ha contribuito, destinando ad altra finalità i 6 milioni di fondi FAS già destinati dal precedente assessore regionale ai Trasporti Daniele Borioli alla realizzazione della strada di collegamento fra lo scalo merci e la tangenziale di Alessandria, è inaccettabile. Per fortuna mi pare di aver colto in Cota una sensibilità diversa, e speriamo che si arrivi ad un progetto concreto. Certamente il Terzo Valico (ad assolute condizioni di sicurezza, a partire da quella ambientale e della salute dei cittadini) ci interessa, se sarà anche una leva propulsiva per il nostro territorio. Se dovesse emergere che ne subiremo soltanto gli svantaggi, diremo no grazie, nelle forme e nei modi che valuteremo. Ma la palla è in mano alla Regione: ci dicano loro, davvero, che intenzioni hanno nei confronti della logistica alessandrina.
Dottoressa Rossa, garantiscono in tanti che lei è sempre in pista, 7 giorni su 7, e senza orari. Ma la storia del sindaco part-time allora come è nata?
Il part time è solo retributivo mi creda, per cercare di dare io stessa il mio piccolo contributo ad alleggerire i conti dell’ente. Lo scriva pure, la chiarezza non è mai abbastanza: la mia retribuzione netta è stata, fino ad agosto, di 2.100 euro, dodici mensilità. E da settembre è scesa a poco più di 1.000 euro netti, perché sono rientrata nel mio ruolo di insegnante. Mestiere, tra l’altro, che adoro, e che ti consente davvero di tenere i piedi per terra, di stare tra i ragazzi, e non chiusa nel palazzo in mezzo alle emergenze. Proprio pensando ai ragazzi però, e alla necessità di dar loro vera continuità formativa, ho concordato con il mio dirigente di usufruire per il momento dei permessi di legge, e di lasciare le ore di insegnamento ad altri colleghi: e francamente mi ha anche commosso la reazione degli studenti, che non volevano che interrompessi. Comunque queste sono vicende professionali personali che valuterò con i dirigenti scolastici. Quel che conta per gli alessandrini è che il sindaco c’è, sempre. Anche perché abbiamo di fronte a noi sfide da affrontare con il massimo impegno, e l’ambizione di modernizzare davvero il comune, e la città.
Una domanda sul Pd gliela dobbiamo fare: lei è davvero renziana, come si dice in giro?
Premesso che non ho avuto e non ho ruoli in ambito congressuale, perché come si può immaginare non mi mancano già impegni di altro tipo, diciamo che sostengo Renzi, senza essere renziana per dna. Non credo che il sindaco di Firenze sia il messia insomma, o il portatore di chissà quale palingenesi. Però è evidente che Renzi non solo è un cavallo vincente sul fronte elettorale, che non guasta. Rappresenta anche una spinta all’innovazione vera, verso una sinistra riformista nei fatti, nei metodi, nei comportamenti. Ad aver paura di Renzi sono i conservatori, coloro che sognano il mantenimento di uno status quo, in particolare sul fronte della macchina pubblica, che purtroppo è ormai assolutamente insostenibile nei numeri, nei fatti. Per questo credo che da Renzi possa arrivare la ‘spallata’ verso il cambiamento. Il che, naturalmente, non significa dargli carta bianca, da leader solo al comando. Ma provare, con lui, a trasformare davvero il Paese.
Ettore Grassano