La strategia del piagnisteo [Controvento]

Rossa Santoro

di Ettore Grassano.

Quell’accostamento tra Alessandria e Rosarno, “filo rosso” nei giorni scorsi della trasmissione di Santoro a cui ha partecipato (per la terza volta, se non ricordiamo male) anche il sindaco Rossa, a molti in città ha fatto storcere il naso. Davvero, a parte il trait d’union di quel calabrese disperato che viveva a Predosa, Alessandria può essere paragonata ad una cittadina del profondo sud, da sempre simbolo di assistenza, malavita e un po’ pure di piagnisteo strumentale? La risposta, secca e senza tentennamenti, è no!

Perché sul nostro territorio, ricorda anche Cesare Miraglia nell’intervista che pubblichiamo oggi, esistono tante realtà importanti, sane, dinamiche, leader in tanti settori di mercato, a cui stiamo facendo davvero un pessimo servizio. Un marketing al contrario,
con “l’appiccicarsi” di un’immagine negativa che rischia di durare a lungo, e in maniera fastidiosa. Gli alessandrini che per lavoro o studio girano l’Italia ormai prima o poi si sentono chiedere, inevitabilmente: “e da voi, come va?”. Neanche fossimo i terremotati del Belice, o dell’Irpinia. Ho un amico negli Stati Uniti, che legge costantemente le cronache locali on line, e che mi pone ogni tanto interrogativi dello stesso tipo.

Allora chiamariamolo, e chiariamocelo: il sindaco Rossa ha fatto finora pienamente il proprio dovere, sfruttando anche la carta tv per far arrivare sui tavoli romani le giuste sollecitazioni. Ma stiamo attenti a non fare la fine dei tanti poveracci che vanno in tv sperando di ricavare beneficio per le proprie condizioni disperate, e ne diventano vittima, o semplice elemento di svago e intrattenimento.
La nostra impressione è che l’attenzione in certi palazzi la si ottenga più attraverso relazioni dirette (e trasversali) con persone influenti, che non esibendosi da Santoro o altrove. E, tra l’altro, il fatto che il nuovo esecutivo abbia praticamente azzerato la presenza del Piemonte (tra ministri, quasi ministri e sottosegretari, l’unica piemontese, ma in realtà solo di nascita, è Emma Bonino) non fa sperare gran che di positivo.

Ma soprattutto: cominciamo a convincerci del fatto che Alessandria non coincide con ilComune di Alessandria 3 comune (e neppure con la Provincia). Un territorio, insomma, che sceglie di identificarsi con un ente parastatale è già “bollito” di suo, e probabilmente merita di esserlo. In più, se quell’ente è stato assolutamente mal gestito dai suoi amministratori per cinque, dieci, vent’anni deve trovare la strada per uscirne: strada anche dolorosa, non c’è dubbio. Ma che non può penalizzare oltre modo (e invece sta succedendo, a diversi livelli) anche tutta la comunità, portando ad un clima di scoramento e sfiducia assolutamente sproporzionato.  E’ tempo che la maggioranza silenziosa alzi la testa, e pretenda la centralità che, fino ad ora, non ha avuto.

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