Un piano Marshall per Alessandria? [Controvento]

Piano Marshalldi Ettore Grassano

Tutto si può dire, tranne che in questi giorni Rita Rossa non stia correndo in lungo e in largo, alla ricerca di tutte le possibili soluzioni “per non fare morire la città”. Anci, Governo, Santoro e magari presto pure papa Francesco, che qualche ascendenza da queste parti pare anche ce l’abbia.

Il pendolo tra “nessuno deve essere lasciato indietro” e “riorganizzazione della macchina pubblica” oscilla spietatamente, e credo sia evidente che tutti, a partire dal sindaco, preferiremmo salvare capra e cavoli: piena occupazione, e bilanci sostenibili.

Semplicemente, però, è impossibile. Speriamo possano arrivare tutti gli aiuti, le dilazioni, i provvedimenti governativi più o meno ad hoc. Ma se a ciò non si accompagnasse, in ogni caso, un serio processo di “rivisitazione” della macchina comunale (partecipate incluse: anzi partendo da lì), allora si tratterebbe solo di prolungare l’agonia, in un regime di puro assistenzialismo in cui l’impiego parastatale (e vale anche per altri enti locali del territorio) è, in quanto tale, già ammortizzatore sociale.

La strada non è smantellare la macchina pubblica, ma renderla efficiente e snella, o meglio proporzionata ai servizi erogati. Guardiamoci attorno: oggi Alessandria è un territorio con servizi pubblici di eccellenza, che giustificano il poderoso “dislivello” annuale tra uscite e entrate dell’Ente comune? Semplificando, direi neanche per idea.

Quindi, ben venga lo sciopero delle maestranze (“così magari risparmiamo un giorno di paga”, mi ha detto ieri un amministratore, strizzandomi l’occhio), che peraltro coincide con la protesta nazionale del trasporto pubblico. Ma poi ci si metta davvero attorno ad un tavolo, come dicono i sindacalisti più avveduti, e si discuta seriamente di un progetto vero e realizzabile di città, senza demagogia e con spirito costruttivo. Non si tratta neanche più di mettersi a fare l’elenco dei colpevoli, o dei complici. Ma di ridare fiato, speranza e un po’ di ottimismo ad una città che deve smetterla di piangersi addosso, o di fare pagliacciate con le bare (finte, e un po’ ridicole: i poveri veri, e in numero crescente, erano dignitosamente altrove), e invece interrogarsi sulla sostenibilità di un modello di sviluppo. Qualcuno propone un piano Marshall: ma quello originale aveva uno scopo, e non era mica frutto di solidarietà o buonismo. Quell’Italia agli americani serviva, era strategica e funzionale ai loro disegni. A chi o a cosa serve oggi Alessandria? Cosa può mettere sul piatto della bilancia? Ha voglia e capacità di rimboccarsi le maniche, e di pensare ad un domani in cui pubblico e privato camminano insieme, e insieme contribuiscono alla crescita? Buono sciopero a chi aderisce, e buona giornata anche a tutti gli altri.