Piccolo Ateneo cresce. Ma chi se ne accorge? [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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Università a misura di studente, al servizio del territorio, delle imprese, della società. L’Ateneo del Piemonte Orientale (Upo) lo aveva annunciato, in occasione del primo bilancio delle iscrizioni. Adesso la conferma arriva dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur) che ha diffuso i dati definitivi relativi alle immatricolazioni nelle università italiane per l’anno accademico 2015-2016. L’Upo continua il percorso di crescita facendo registrare un +20,4 per cento di matricole pure – studenti che entrano per la prima volta nel mondo universitario – passando dalle 2.309 dell’anno 2014-15 alle 2.780 del 2015-16. La prima sede per crescita è Novara con 1.776 immatricolati (63,88 per cento del totale) seguita da Alessandria (705; 25,36 per cento), Vercelli (254; 9,14 per cento) e Asti (dove è attivo il solo corso triennale in Servizio sociale con 45 matricole). “Molto più numerose le matricole donne – rileva una nota dell’Ateneo – rispetto agli uomini: 1.739 contro 1.041”. I numeri sono importanti, ma vanno anche letti. Ed ecco che il dato novarese trova una spiegazione nel corso di laurea in Biotecnologie, che “daEmanuel Cesare solo ha portato oltre ottocento matricole” sottolinea Cesare Emanuel, Rettore dell’Upo. La scelta strategica dell’Università del Piemonte Orientale è stata molto più articolata ed ecco che lo sdoppiamento di alcuni corsi di laurea come Giurisprudenza (a Novara), Economia aziendale e Lettere (ad Alessandria) ha aumentato la capacità attrattiva. Con Alessandria, sede del Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) e del Disit (Dipartimento di scienza e innovazione tecnologica) che ha visto consolidare leadership e ruolo, anche se non sono mancati alcuni compromessi per controbilanciare, in passato, l’accelerazione che la sede novarese intendeva dare rispetto ad alcuni corsi alessandrini.

“Il significativo incremento del numero di immatricolati – spiega il direttore generale dell’Ateneo, Andrea Turolla – è certamente positivo, soprattutto se paragonato al dato nazionale. L’Upo negli ultimi anni ha modernizzato l’assetto organizzativo e i servizi rivolti agli studenti per essere pronta a gestire questa auspicabile crescita”.

Sul fronte dei servizi, Novara sta proseguendo con passo veloce fra il nuovo campus, spazi adeguati allo sviluppo, l’incubatore per le imprese. Vercelli è uscita dalle secche causate dal trasferimento delle attività decentrate del Politecnico di Torino e le aree sono state recuperate e assegnate all’Upo.

Palazzo-borsalinoSu Alessandria, stendiamo il solito velo pietoso. L’Ateneo resta unicamente merce di scambio per proclami elettorali e di autoreferenzialità amministrativa. Un esempio, fra i tanti? L’ipotetica sede per una decente residenza universitaria a disposizione di studenti e docenti. Fra le molte trovate della pubblica amministrazione c’è stata anche quella relativa all’ex istituto sordomuti di piazza Santa Maria di Castello. Edificio abbandonato e cadente, è stato indicato come un possibile piccolo campus. Di risorse però non se ne parla, rimandando tutto allo stesso Ateneo e all’Ente per il diritto allo studio (per la serie io parlo e tu paghi). Per bocca degli stessi amministratori comunali l’unico intervento sicuro (o quasi) è il cantiere per il rifacimento della pavimentazione della disastrata piazza che si apre su una delle più antiche chiese del capoluogo. Di altro non esiste traccia.

Questo è il Comune, ma la Provincia non è mai stata da meno. L’edificio della ex caserma dei Carabinieri, in via Cavour di fronte a Palazzo Borsalino, è di proprietà della amministrazione provinciale. Lasciato dall’Arma, doveva essere assegnato all’Università. C’erano anche le risorse. Però la Provincia non lo ha mai ceduto, senza spiegare esattamente perché. Lo conserva, vuoto e abbandonato. O meglio, quasi vuoto e abbandonato. Guardando l’edificio, sul lato che si affaccia su corso 100 Cannoni in realtà di vedono finestre aperte e sono stati registrati segni di vita. Quella vita di cui avrebbe invece bisogno il Dipartimento alessandrino in cui aumentano studenti e attività, ma che rischia di essere soffocato dalla mancanza di spazio.

Intorno continua, intanto, la vita della città indifferente.