Risarcimenti alluvioni: privati e aziende sempre in ultima fila. Intanto Draghi e Farinetti delirano [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Mancati risarcimenti dei danni reali ai privati, imprese e aziende agricole nell’alluvione del 2/3 ottobre 2020: un argomento che mi sta a cuore. Come sono cambiati i tempi dopo il 2006, quando lo Stato italiano con le sue leggi ad hoc si occupava celermente dei territori e di chi subiva danni dopo un’alluvione. A quei tempi vi erano parlamentari eletti del territorio danneggiato che si ponevano a fianco di chi chiedeva loro aiuto, e ne cito quattro che hanno fatto storia a favore degli alluvionati: Rossana Boldi (Lega – per alluvione ’94, importanti Leggi negli anni 2001/2004), Angelo Muzio (R.C. per alluvione 2000, una Legge senza uguali negli anni 2000/2001), Silvana Dameri (Democratici di Sinistra anno 2003) e Ermete Realacci
(Ulivo, anno 2006), ambedue in due diverse legislature, nella VIII Commissione Ambiente, Territorio ci dettero manforte per evitare una Legge che obbligava tutti gli italiani a sottoscrivere una polizza assicurativa contro le calamità e al tempo principalmente sulle alluvioni. Tutto ciò vissuto in prima persona (possiedo corrispondenza, protocolli di ciò che scrivo). Oggi abbiamo uno Stato/Governo lontanissimo divenuto esageratamente europeista e atlantista, un eccesso che porta a perdere di vista i problemi interni dei territori, grandi o piccoli che siano, danneggiando l’interesse nazionale in ogni settore. E mentre il potere nazionale sta in orbita su satelliti, nello “stivale” ci sono realtà completamente abbandonate, tra cui chi subisce danni da alluvioni. Troppo comodo dare la colpa solo al maltempo, se poi lo Stato nelle sue diverse articolazioni se le lava le mani, e non provvede a mettere il territorio in sicurezza.
Alluvione 2/3 ottobre 2020, la prima dichiarazione del Governatore piemontese fu: “Alluvione Piemonte, Cirio: I primi rimborsi vadano ai privati che hanno subito danni”. L’intenzione era di assegnare ai privati i primi 10 milioni disponibili per l’emergenza, in attesa dei fondi del governo e dell’Unione europea. Dal 2020 ad oggi sono arrivati da Roma fondi per quell’alluvione, giugno 2021: “74 milioni per i primi ristori dell’alluvione 2020”. 28 marzo 2022: “Alluvione 2020: nell’Alessandrino arrivano 300 mila euro per 4 interventi”
74 milioni + 300 mila euro solo per opere pubbliche, ma nessun contributo per i danni reali subiti ai privati e alle imprese: queste per ora possono attendere, fra un anno ci saranno le politiche, qualcuno verrà a chiedere voti.
Voto: 3

 

2) In questi giorni si parla molto della grottesca battuta di Draghi: pace o condizionatore? Sulle azioni del governo italiano e di chi lo appoggia ritengo che dovrebbe esistere un “freno” perché il troppo stroppia, forse è tempo di andare di corsa a elezioni politiche anticipate, tanto peggio di così. Sto seguendo le elezioni in Francia, dove Macron e Le Pen andranno al ballottaggio il 24 aprile. Sto dalla parte di Marine Le Pen non perché donna, ma perché viene il momento che in politica è giusto capire chi è il peggio e chi il meno peggio, anche se i francesi come gli italiani per una manciata di voti non avranno il coraggio, ne sono certa. E qui veniamo a noi: davvero dobbiamo subire ancora un anno di agonia, con questo Governo imposto che ha dimostrato tutti i suoi limiti, e che ha come priorità l’ubbidienza a qualsiasi regola imposta dall’UE, anche se a danno degli italiani?
Passando da Conte a Draghi siamo finiti dalla padella alla brace. Dopo la pandemia noi italiani ci troviamo di fatto coinvolti in una guerra rispetto alla quale taccio. Ma mi pare evidente quali saranno le conseguenze per noi: il paese sta rischiando grosso in sicurezza, e dovrà affrontare ulteriore emergenza e incertezza sul fronte economico e sociale per i riflessi sul mercato energetico e nell’approvvigionamento di materie prime. Tutto ciò potrebbe determinare un pesante impatto sulla produzione industriale, sulla crescita economica, sui livelli occupazionali e, quindi, sulla tenuta sociale dell’Italia. I costi di questa guerra (non nostra) comporta uscite economiche ingenti e di fronte ad un paese sfinito quale il nostro Draghi, la “Maria Antonietta” nostrana, è arrivato al grottesco dimostrando di aver toccato il fondo. Che Draghi non brilli in sensibilità politica lo avevamo già capito, ma arrivare a chiederci se preferiamo la pace o il condizionatore accesso è davvero troppo.
Noi italiani siamo per la pace, che non si conquista inviando armi e denaro a chi è in guerra. Questa guerra che ci sta coinvolgendo non l’abbiamo voluta noi, ma io il “condizionatore acceso” lo pretendo, e non per sfizio o per capriccio caro Draghi, ma per proteggere la mia salute e quella della mia famiglia. Il caldo e l’afa ammazzano di soffre di cuore, chi ha problemi respiratori, chi ha patologie serie e chi è anziano. Io dovrei crepare dal caldo quando lei Draghi e tutto il carrozzone politico vagante nei palazzoni starete al fresco temperato, pagato da noi cittadini? Perchè è così che stanno le cose, parliamoci chiaro. Per non dire di molte aziende, soprattutto piccole e medie, che senza ‘il condizionatore’ finirebbero per dover chiudere: pensiamo a chi in agricoltura alleva bestiame, e necessita di determinate temperature stabili. Insomma Draghi, cominci pure lei, che a noi per ora scappa da ridere, e tra qualche vedremo che altro. Personalmente spero in un autunno “caldo”, e non perchè ci verrà centellinato il riscaldamento. Vorrei un autunno caldo che ci portasse al voto prima possibile: gli italiani hanno necessità di “aria fresca”, vale a dire di qualcuno che torni ad occuparsi di loro, e degli interessi nazionali.
Voto: 2

 

3) Limonte o Piemuria? Questa trovata indigna e preoccupa, merita voto zero, è indigesta e funesta. Il 1° aprile leggo questa notizia che mi fa salire la pressione arteriosa: “Quasi come il Regno di Sardegna. Unire la Liguria a Piemonte e Valle d’Aosta. De Vecchi approva: Tanti vantaggi, facciamo come i francesi”. Mi sono detta: calma è solo un pesce di aprile….ma no! Niente pesce di aprile, questa trovata è di tal Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. Pare sia questa l’ultima provocazione di tal personaggio, che il 31 marzo ha rilanciato l’idea di una macro regione dal palco dell’Auditorium San Francesco di Chiavari in occasione dell’anteprima dell’Economic Forum Giannini 2022, dedicato al banchiere Italo americano figlio di migranti e fondatore della Bank of America. Oscar Farinetti imprenditore di alterna fortuna che piace alla politica di centro sinistra, lancia su un tavolo pubblico un’idea: la fusione di tre Regioni. Gli accorpamenti tra realtà territoriali sono tanto care al Partito Democratico, e sono il frutto dei tre Governi nella stessa legislatura 2013/2018: Letta, Renzi, Gentiloni. Nel 2014 accorpare è stato il pallino del ministro Delrio, quello che ha precipitato le Province in un limbo eterno e ha stimolato la fusione di piccoli Comuni creando scontenti, disparità, litigi e danni. La fusione di Cuccaro e Lu è un esempio qui da noi, ma mi basta citare questo articolo: “I progetti di fusione dei Comuni in Emilia Romagna, sono stati bocciati dagli elettori e la Legge delrio ne è la causa”.
Oscar Farinetti è certamente uomo ascoltato e non vorrei che qualcuno di quell’area politica pensasse di mettere in pratica tale idiozia. Le Regioni citate già faticano a gestire i propri territori e a dare ascolto e risposte anche su richieste minime, sono Enti lontani e a volte inaccessibili dalle “periferie”. Figuriamoci una macro realtà di tre Regioni diverse fra loro in tutti i sensi. Le idee o provocazioni di tal Farinetti preoccupano perché ha credito nel PD. Pensate che l’11 aprile 2020, in piena pandemia, quando gli italiani morivano a centinaia, quando molti persero il lavoro e l’economia italiana cominciava crollare causa durissimo lockdown, Farinetti propose a Conte un prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani per aiutare lo Stato nella pandemia. Leggete qui: “Farinetti, Eataly: Serve il prelievo forzoso sui conti degli Italiani per la ricostruzione”. Farinetti si ispirava al governo Amato, che nella notte di venerdì 10 luglio 1992 fece un prelievo retroattivo, legittimato con decreto d’urgenza pubblicato alla mezzanotte tra il 10 e l’11 luglio. Pericolo scampato? Non tanto visto che da giorni circola la voce di una “patrimoniale di guerra”.Ora ecco la nuova trovata di accorpare tre Regioni: non vorrei che a Roma qualcuno lo prendesse sul serio. Stiamo all’erta, questa volta impediamo il continuo scempio delle nostre realtà territoriali.
Voto: 0!