Il freddo di gennaio [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Anche quest’anno ci siamo lasciati alle spalle l’ultima settimana di gennaio.

Si considera il primo mese del nuovo anno il mese più lungo e più faticoso; lo è per diverse ragioni.
Ciò che pesa maggiormente è il desiderio che gennaio segni la concretizzazione dei buoni propositi così auspicati tra Natale e Capodanno.

“I sogni son desideri” canta Cenerentola in una delle fiabe più meravigliose di sempre con i topolini che diventano cavalli trainanti una carrozza che fu zucca e incontrando un principe che in confronto un figo di Hollywood è una pippa.
I sogni però – asseriva Freud – sono anche la rielaborazione del vissuto e quindi del passato di ciascuno.

Il freddo di gennaio si è fatto sentire alcuni giorni fa.
Con tre classi della mia scuola abbiamo incontrato in videoconferenza Tatiana Bucci, sopravvissuta ad Auschwitz.
Le parole dure accompagnate da una calma glaciale e da due occhi fissi incorniciati da capelli grigi ci hanno accompagnato per un paio d’ore.

“Questo è il mio numero (lo mostra alla videocamera alzando l’avambraccio) e ho preferito non cancellarlo. Non sarebbe servito a nulla, è indelebile dentro”.
Noi tutti, abituati ad alzarci per un bicchiere d’acqua, per andare al bagno, per scambiarci una considerazione che poteva tranquillamente aspettare, noi con i tempi televisivi anziché quelli narrativi, abbiamo ascoltato in silenzio.

“Rispetto il popolo tedesco: loro hanno fatto i conti con il passato. Noi italiani no, questo mi preoccupa”.

Di questo passo continueremo ad avere freddi inverni e inutili Giornate della Memoria.
Intanto i testimoni diretti invecchiano e se ne vanno lentamente, inesorabilmente, sognando desideri che tardano a realizzarsi.
Lo sappiamo, non viviamo in una fiaba ma nel mondo reale.