Banche e enti pubblici: home banking e smart working sono una scusa per non fornire servizi? E su Aspal… [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

1) Banche, poste, uffici pubblici: oggi ne abbiamo per tutti. Crisi sanitaria e innovazione tecnologica sono state e sono quest’anno un comodo alibi per la chiusura degli sportelli, e per far penare i clienti e i cittadini. Nei primi giorni di dicembre si leggeva che in pochi anni le filiali bancarie sono state drasticamente ridotte di numero per fusioni, ma anche per l’utilizzo dell’home banking, strumento utilissimo, ma che non può essere la scusa per ‘tagliare’ servizi a pioggia, soprattutto nei piccolissimi centri:
“Fusioni e banche digitali, in provincia 70 sportelli in meno”.
In questa pagella porto la mia esperienza personale, dopo mesi di disagi in merito al servizio offerto in tempo COVID, che nel caso specifico c’entra fino ad un certo punto. Mercoledì 23 dicembre il “contenitore” della mia pazienza è tracimato. Da marzo è diventato difficile entrare in banca, bisogna prenotarsi telefonicamente a numeri che difficilmente rispondono la mattina, mentre va leggermente meglio nel pomeriggio: il trucco è impostare i due numeri a disposizione su due telefoni, e far sì che alla fine si riesca ad agganciare una voce umana. Devo pagare IMU, TARI e fare un bonifico bancario. Per l’IMU sono ormai fuori tempo, pazienza, importante è pagare e lunedì 14 dicembre pomeriggio dopo oltre mezz’ora su due telefoni riesco ad avere risposta e un appuntamento per mercoledì 23 alle ore 11,30. Arrivo e nell’ampio atrio conto una dozzina di persone in attesa, chi con appuntamento e chi senza, non essendo alcuni riusciti a mettersi in contatto telefonico. Nel grande salone, pari allo spazio di un appartamento trilocale per rendere l’idea, oltre sei casse distanziate perlomeno di due metri l’una dall’altra, tutte protette da vetri. Ma come sempre solo due casse in servizio. Fuori la gente in coda continuava ad aumentare, ovviamente passavano per primi coloro che avevano appuntamento. Alla fine riuscivo ad uscire dalla banca alle ore 12,40. Domanda: in tale spazio perchè non fornire un servizio con almeno quattro casse aperte su sei, un distanziamento più che sufficiente, gli spessi vetri a protezione di clienti e dipendenti? Il risultato sarebbe il rispetto per i clienti, evitando estenuanti attese: basterebbe un po’ di buon senso nell’organizzazione. Rispondere ai telefoni è altro rispetto dovuto, e non mi si dica che non è vero perché basta chiedere al personale che riceve bloccando le persone nell’atrio, le lamentele per le telefonate a vuoto. Alle banche affidiamo i nostri soldi, loro sono lì a fornirci un servizio non certo regalato, agevolarci sarebbe il minimo. Banche, poste, uffici amministrativi, enti pubblici sono ormai spesso chiusi, con personale che lavora da casa, quindi irraggiungibile per ottenere risposte. Tanto paga Pantalone, il rappresentante del popolo “cornuto e mazziato”. Lo ripeto, è una vergogna: pensare che gli ultrasettantenni possano abituarsi ad utilizzare soltanto l’home banking significa non fare i conti con la realtà. E poichè il Covid non è ancora riuscito a spazzarci via tutti, fatevene una ragione e tornate a fornire servizi efficienti e di persona.
Voto: 2

 

2) E’ notizia del 19 dicembre il fallimento di ASPAL, società partecipata del comune di Alessandria Teatro Comunale di Alessandria: nostalgia o rottamazione? CorriereAlche gestiva il Teatro Comunale. Subito è partito il battibecco politico locale: “Fallita Aspal: sul Teatro Comunale il botta e risposta tra l’amministrazione e Pd”.
Ne riporto piccole parti. A lanciare la prima pietra è la minoranza formata dal Partito Democratico e dalla Lista Rossa, con questa motivazione: “Un finale che avremmo voluto scongiurare per il Teatro Comunale, una lunga vicenda della quale non si possono prevedere né i tempi né gli esiti. L’agonia del nostro Teatro continua. Si sarebbe potuto fare molto di più, se solo al Sindaco e alla Giunta fosse interessato veramente”. La risposta della maggioranza è stata questa: “La dichiarazione di fallimento di Aspal rappresenta l’ultimo atto di una difficoltà dell’Azienda nota da molti anni e iniziata con il trasferimento, in epoca risalente, delle funzioni originariamente assegnate alla Società ad altri Soggetti partecipati e non (Farmal S.r.l., A.S.M. “Costruire Insieme”, I.C.A. Tributi e C.S.I.Piemonte). Dal momento della messa in liquidazione (risalente all’anno 2013) e poi con l’avvio dell’attuale consiliatura, l’Amministrazione del Comune di Alessandria, con il Liquidatore Unico Avv.to Massimo Bianchi (che si coglie l’occasione per ringraziare del lavoro e dell’impegno gratuitamente profusi in tutti questi anni) ha operato con l’obiettivo di estinguere la Società procedendo a soddisfare (a saldo e stralcio) tutti i creditori inevasi e diversi da questo Ente”. La mia solita domanda: “Di grazia, dal 2012 al 2017 durante il “regno” Rossa/P.D., cosa è stato fatto di significativo? C’erano governi nazionali (Renzi/Gentiloni) e regionale (Chiamparino) dalla parte giusta, ma non risulta che questo abbia minimamente cambiato la situazione. Davvero la minoranza crede che ciò che all’epoca non è stato in grado di fare si possa realizzare ora, nel contesto disastrato che sappiamo? Un po’ di realismo non guasterebbe, e anche evitare l’iopcrisia più spudorata male non farebbe.
Voto: 2

3) La minaccia di Conte: “Ripartiamo a gennaio”. Il 2021 purtroppo partirà ancora con lui, e il 2023 è tanto lontano. Le “mosse” di Renzi son solo “mosse”, mica è fesso: tornare al voto con un consenso al di sotto del 3,5%: figuriamoci! Mi torna in mente un film del 1983: “Se tutto va bene siamo rovinati”. Questo è il sentimento anche di moltissimi italiani, ma noto sempre più critiche e dissenso verso il modo di governare il Paese, e i personaggi che ne tirano le fila. Molto interessante ciò che pensa di tale governo Sabino Cassese (giurista, accademico italiano e giudice emerito della Corte Costituzionale), ritengo sia l’unico Costituzionalista Emerito che dice le cose come stanno: “Sabino Cassese manda Conte e Casalino “all’inferno”: orrori giuridici non previsti dalla Costituzione”.
Intervistato il 20 dicembre, commentando il Decreto Natale sul Messaggero, Cassese sottolinea come disposizioni tanto importanti quanto fornite all’ultimo minuto risultino “un infernale insieme di provvedimenti (formalmente) legislativi e (formalmente) amministrativi, ma tutti scritti dalle stesse mani, a Palazzo Chigi, con un intreccio tra norme (fonti del diritto) e provvedimenti amministrativi (atti di esecuzione delle norme), una commistione non prevista dalla Costituzione”. Cassese destina gli autori di questi “orrori giuridici” ad un apposito girone dell’inferno. Il commento di Cassese prosegue: “Peraltro, in nome di una emergenza che tale non è, visto che durante la prima ondata si prevedeva la seconda e ora si teme la terza prevedibile, dunque, e in uno Stato ben ordinato, doveva essere affrontato con i rimedi ordinari, che ci sono. Tutto questo è dovuto alla incapacità di programmare e di organizzarsi, politica volatile, governo fuscello”. Cassese conclude: “Dopo aver rispettato il più possibile la legge, si penserà alla soluzione: mandare via quegli oscuri personaggi che scrivono norme più oscure di loro e sostituirli con qualcuno che conosca l’italiano e sappia esprimersi”. Più chiaro di così! Domanda: gli oscuri personaggi che scrivono oscure norme e la Presidenza della Repubblica leggono quanto commenta Cassese?
Voto: 2