Mirko Ferretti, una vita da grande secondo [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 

Riproponiamo come lettura estiva una recensione di tre anni fa, ancora attualissima.

 

Mirko Ferretti ha vissuto una vita importante e piena di tanto, oltre che di calcio. Se il libro che la racconta si chiama ‘Una vita da secondo’, la realtà è di un primo, anche nell’affetto di tantissimi, come abbiamo visto alla presentazione del volume, venerdi alla Gambarina.

Scritto da Alessandra Demichelis (una storica che di calcio non sa niente) e dal giornalista Rai Michele Ruggiero, il libro racconta anche, e molto bene, la storia nostrana, sempre contestualizzando (come ha detto Ruggiero) non solo per passione degli autori ma perché Ferretti non è certo uno che fuori dal campo di calcio ha trascurato di vivere nella realtà, con sguardo attento, con grande passione politica, anche quando questo gli è costato qualcosa in termini di “carriera” (ma il democristianissimo Paron Rocco, quando lo allenava al Torino, sapendo della sua importanza in campo non esitava a schierarlo, a volte anche contro il parere “politico” del Presidente).

Mirko Ferretti ha un cuore granata, colore molto vicino al rosso vivo, ferretti-allenatorenon grigio.
Anche se Alessandria è la sua città natale, e molto belle sono le pagine che raccontano dell’infanzia tra via Piave, il don Stornini, La Ventolina da sfollati dopo il terribile bombardamento del ’44 (il 30 aprile, come ha precisato con memoria prontissima al giornalista durante la presentazione), il calcio nella Briciola con Autano, Fiammengo, Nini Paglieri…

Figlio di Renato, tuttora detentore in assoluto del record di gol (stabilito negli anni trenta) nel Messina, quindi col pallone nel destino, Ferretti nei grigi c’è passato di sfuggita, in B nella stagione ’66-’67, quella della discesa quasi definitiva dal calcio che conta, ormai a fine carriera fermato oltretutto da due infortuni, e pure da allenatore non ha avuto qui i risultati che ci si aspettava (anche suo figlio Ivan con la nostra maglia nella seconda metà degli anni Ottanta ha vissuto un paio di stagioni in chiaroscuro).

toroIl libro inizia nei giorni drammatici, aprile 1979, dell’incidente stradale in cui morì Paolo Barison, e in cui rimase gravemente ferito Gigi Radice. Ferretti si ritrovò, lui secondo, a guidare il Torino fino a fine del campionato, e lo fece molto bene tra l’altro.

Gigi Radice è stato, pur nella sua assenza (ha problemi di salute molto seri) protagonista, nei racconti, della presentazione del volume. Perché proprio al suo fianco il “secondo” Ferretti ha vissuto una grande parte della carriera, dando importanza e credibilità al ruolo del vice dell’allenatore quando il calcio era altra cosa. Quando il calcio, peraltro, stava cambiando e molto anche per merito di Radice (e di Mirko) che, come hanno ricordato gli intervenuti, portavano da noi i dettami del calcio totale e, anni prima di Sacchi, imponevano pressing e fuorigioco.

Anni in cui il Torino era tornato assoluto protagonista. L’ha raccontato molto bene “il claudio-salapoeta” Claudio Sala (in forma come quando pennellava calcio), che ancora rimpiange lo scudetto perso nella stagione dei 50 punti contro i 51 della Juventus, quando giocammo ancora meglio dell’anno prima, il 1976 dello scudetto, il primo (e ultimo) post-Superga, ha detto.
Claudio Sala, sempre ultimo negli odiati allenamenti del martedì, insieme a Caporale, e invece atletico come un ginnasta la domenica, hanno ricordato sia Ferretti sia “faina” Salvadori.

Un tattico eccezionale ha detto di “faina” Mirko, che da allenatore in seconda aveva il ruolo di stare di più con la squadra, di fare da collante tra i giocatori e Radice, di portare anche i ragazzini del Fila, lui che era tornato al Toro proprio per allenare la Primavera, a giocare le particelle con la prima squadra: lo ha ha ricordato uno di quei ragazzi, Giancarlo Camolese, altro ospite della presentazione (e non ci chiedeva mai di “tirare indietro la gamba”).

salvadori-camoleseTanto grigio, quindi, oltre che granata venerdì alla Gambarina.
Molti di noi presenti abbiamo infatti ricordato lo storico gol di Salvadori in quell’Alessandria-Parma che starà per sempre nell’Olimpo grigio, e gli anni in cui squadre costruite fortunosamente facevano comunque eccellenti risultati, con “Camola” che già mostrava da “regista” quella intelligenza che lo caratterizza (e peccato non abbia fatto da allenatore una carriera degna dei suoi meriti: dovrebbe guidare una scuola calcio importante, ha detto di lui Mirko).

Amilcare Ferretti, 25 giugno 1935 (va per gli 82 anni, insomma), dal Canelli al Como nel 1957-58, Catania nel 1959-60, Fiorentina nel 1961-62, Torino nel 1962-63. All’Alessandria dalla corr. stagione, dice l’album delle figurine Panini di cinquant’anni ferretti-foto-gruppofa. Poi la carriera da allenatore, per tanti anni a fianco di Radice, come detto. Molto divertente il ricordo di lui, destro, e Gigi, mancino, a crossare e crossare per Pulici e Graziani, che anche grazie a quegli allenamenti e a quei cross sono diventati “i gemelli del gol”.

Alla presentazione del libro c’era sua moglie Franca, c’erano i suoi figli (ne hanno quattro, Mirko, Sonia, Katia e Ivan).
Si è molto commosso, e molto divertito, Mirko, e noi ci siamo divertiti e commossi con lui.