‘Ortensia Boutique’ di Novi Ligure: quando l’innovazione è un atteggiamento mentale e i vestiti sono realizzati da laboratori etici

di Enrico Sozzetti

 

L’innovazione non è solo tecnologia. È anche un atteggiamento mentale, una attitudine, una capacità di raccogliere quotidianamente una sfida che quasi nessuno si aspetta. Soprattutto quando viene raccolta, e rilanciata, in un’età in cui è quasi scontato sentire parlare di pensione e poco altro. Siamo a Novi Ligure e la storia si sviluppa tutta all’interno dell’universo del commercio al dettaglio di abbigliamento femminile.

«Quando vedo indossati i miei vestiti, dico che bello. Sì, mi fa piacere incontrare per strada le mie clienti. Le osservo, guardo come portano il capo e come questo si integra con il loro carattere e il modo di vivere. Io scelgo sempre abiti per donne che hanno fantasia. Chi sono le mie clienti? Vanno dai diciotto ai centodue anni». La scelta commerciale non è di capi fatti in serie in qualche lontano stabilimento in qualche parte del mondo, bensì realizzati quasi tutti a mano in Italia. E la storia merita di essere raccontata non solo per questa filiera corta e virtuosa dei prodotti, ma anche, se non soprattutto, per la figura dell’imprenditrice la cui passione, competenza, fantasia, intuizione e gusto sono gli elementi distintivi di un negozio piccolo, a gestione familiare, che cura il cliente, che rinnova i campionari a volte nell’arco di poche settimane.

Il negozio è ‘Ortensia Boutique’ di Novi Ligure e l’anima dell’impresa si chiama Silvana Maumary, ha più di settant’anni e ha deciso di trasferire, dopo molti anni, l’attività dal piccolo negozio nel cuore della città nella nuova sede in fondo a via Girardengo, a pochi metri da corso Marenco e dalla piazza della stazione. Molto semplicemente, l’innovazione è nella volontà di dare, a questa età, un nuovo impulso alla vendita di abbigliamento al dettaglio nella città che deve fare i conti con un colosso come l’Outlet di Serravalle Scrivia che sorge a pochi chilometri di distanza.

Ma allora esiste ancora spazio per i piccoli negozi? «Io ne sono convinta. Certo – risponde – bisogna avere forza di volontà, capacità e passione». Parlando con Silvana Maumary emergono i valori aggiunti di una storia che affonda le radici nella famiglia e trova una particolare e suggestiva declinazione nelle scelte dell’arredamento e delle suppellettili. L’atmosfera e il calore provenzale fanno subito la differenza, poi si coglie il progressivo valore nei particolari dei singoli oggetti, affiancati ai capi di abbigliamento. Lo scenario è in costante evoluzione. Non solo in coincidenza con le stagioni, ma anche quando a cambiare sono i colori dei vestiti. Può accadere anche ogni due settimane ed entrando nel negozio non si troverà mai lo stesso ambiente. Potrà anche sembrare un particolare secondario, ma il sapere creare qualcosa di nuovo, integrandolo in un contesto invece relativamente sempre simile a se stesso come quello di un negozio non è facile. Certo, lei è aiutata da una predisposizione e una attitudine, che definisce «innata», per i colori. Prendere un capo e affiancarlo a un altro, solo in base alle combinazioni dei colori, per Silvana Maumary è un attimo. E la vetrina, come l’interno, cambia completamente. Il trasferimento non è stato né casuale, né improvviso.

Quando una cliente entra, trova il calore dell’ambiente e l’accoglienza, sempre con il sorriso, di chi è pronta a servirla. Questo è già molto. Però non basta. L’altra differenza la fanno l’allestimento interno e i vestiti. Rispetto al primo, le scelte sono di chiara ispirazione francese rese particolarmente coinvolgenti grazie al sapiente equilibrio fra arredi e complementi. Compreso anche un grande quadro che campeggia su una parete di fianco all’ingresso. L’opera non è originale, però la riproduzione è efficace ed è stata realizzata da un pittore novese. Piccoli contributi del territorio a favore del territorio.

E poi ci sono i vestiti. Quelli in vendita sono quasi tutti realizzati da laboratori etici, dove, come spiega sempre Silvana Maumary, i dipendenti «sono tutti in regola, per gli impianti viene usata dell’energia autoprodotta, il cotone è rigorosamente naturale e senza trattamenti e la lavorazione è interamente artigianale». Le produzioni arrivano dalla Lombardia e dal Torinese e anche la breve distanza dai fornitori non incide su un prezzo finale che resta competitivo.

La vicinanza con l’Outlet non l’ha mai preoccupata? «Certo che ci ho sempre pensato, però ho anche messo sull’altro piatto della bilancia quello che accadeva al mio negozio, come reagiva e cambiava la clientela, come si fidelizzava. E così oggi posso continuare a contare su tantissimi clienti, compresi gli stranieri, persone che arrivano a Novi per qualche evento, trovare gli amici e i parenti, magari sono solo di passaggio per andare al mare, però si fermano». E se lo fanno vuol dire che anche un piccolo, ma originale e dalla forte identità, negozio di Novi Ligure non ha da temere dalla vicina presenza di un colosso come l’Outlet. Tutto dipende dalla qualità dell’offerta e dell’accoglienza. Una semplice ricetta che vale per tutto il settore commerciale, della ristorazione e alberghiero. Nella zona compresa fra Novi Ligure, Serravalle e Gavi sono numerose le attività che, anche se non lo dicono ai quattro venti, hanno tratto beneficio dal colosso commerciale. Perché, in fondo, basta intercettare una microscopica fetta degli oltre cinque milioni di visitatori per poter garantire sviluppo e futuro all’economia dell’intera zona.

Quello di Ortensia, infine, è un nome legato non solo al commercio. Infatti, Silvana Maumary da tempo promuove e sostiene iniziative culturali (spettacoli teatrali, musica, incontri, rassegne) che ruotano intorno allo spazio del piccolo giardino privato di via Paolo da Novi. Un altro modo di animare il tessuto socioeconomico, con un occhio di particolare riguardo alla cultura.