Conoscere l’integrazione attraverso le api. Bee My Job incontra le scuole

È dagli occhi dei ragazzi, dalla spontaneità dei bambini che si può partire per comprendere con semplicità come la contaminazione, l’incontro, la migrazione, possano diventare una chiave di crescita. È vero nella società delle api, così come nella società degli uomini, quella in cui camminiamo e ci confrontiamo ogni giorno.

Il progetto Bee My Job ha al centro la formazione professionale in apicoltura e agricoltura, destinata all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale, ma dà altrettanta importanza al-la attività di didattica rivolta alle scuole. Un percorso finanziato dall’UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati, nelle tre realtà dove il progetto nel 2018 è stato attivo: Alessandria con Cambalache, Lamezia Terme con la Comunità Progetto Sud e Argelato (Bologna), con la cooperativa La Venenta. Cinque incontri per ogni territorio, dalle scuole primarie alle secondarie, con protagonisti apicoltori, rifugiati o richiedenti asilo che diventano a loro volta “docenti” per un giorno, per guidare gli studenti alla comprensione del mondo delle api e ragionare sulla società e l’inclusione.

In provincia di Bologna il percorso si è tenuto tra ottobre e novembre, ad Alessandria sta per terminare, in Calabria partirà entro la fine del mese. «A seconda dell’età a cui ci rivolgiamo – spiega l’apicoltrice Stefania Tavarone, che ha seguito il progetto ad Alessandria – strutturiamo i nostri incontri. Con i più grandi possiamo permetterci di parlare tecnicamente di come nasce il miele, con i più piccoli ci concentriamo per lo più su come è organizzata la famiglia delle api, sul fatto che ogni individuo collabori con l’altro a servizio del bene co-mune, e lo facciamo anche attraverso il gioco. In ogni caso, spiegando come le api e i fiori collaborano in unico sistema, passiamo a parlare di inclusione e migrazioni forzate». Il passo è breve: la contaminazione, quella che in natura avviene tra i fiori attraverso l’ape e in società attraverso i contatti tra le persone, non può che essere un arricchimento e un motore positivo di crescita.

Obiettivo delle attività di didattica è anche stimolare un percorso di cittadinanza attiva tra i richiedenti asilo e rifugiati, per contribuire a stimolare un senso sempre più forte di appartenenza alla comunità locale, un modo per costruire reti informali e di contatti. Affronta-re tematiche di interesse universale, come l’ambiente, la sostenibilità, il rispetto della natu-ra, consente di parlare indirettamente di un tema delicato (e spesso di difficile compren-sione) come quello delle migrazioni forzate, coinvolgendo i migranti stessi che diventano così protagonisti di un racconto attraverso le proprie voci.

I percorsi, in tutte e tre le realtà dove è attivo Bee My Job, prevedono l’utilizzo di un’arnia didattica, con tanto di telai, cera d’api, fotografie a grandezza naturale dell’ambiente dove vivono questi straordinari insetti. In classe vengono portate e indossate anche le tute con cui si veste generalmente l’apicoltore, per avvicinare sempre di più i bambini e i ragazzi al-la realtà effettiva di un apiario. L’idea è che la possibilità di incontro e percorso didattico diventi replicabile e riproducibile. Anche per questo è stato attivato un focus group con la partecipazione di una apicoltrice, un insegnante di italiano e un gruppo di rifugiati, volto a identificare metodi e strumenti utili a realizzare nuove attività nelle scuole. Da questi incon-tri nascerà un tool kit, finanziato anche grazie al contributo del Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo: materiale didattico a disposizione di rifugiati e richiedenti asilo che avranno così uno strumento utile ad avviare nuovi percorsi sul modello di quelli già sperimentati.