Lorenzo e la donna nera [Il Superstite 400]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

Intanto mi onoro di averlo conosciuto e di averlo invitato ad Alessandria. Sembra ieri, ma Lorenzo Bianchini giunse nella Città Grigia nel marzo del 2015 in un livido pomeriggio piovoso che pareva autunno. Il tempo ideale per far visitare al talentuoso regista friulano la nostra Cittadella sperando di provocare in lui input ispirativi a cascata. Che ci furono. Ma i veri e i grandi artisti soffrono di ispirazioni geniali più volte al giorno. Che poi non ci concretizzino sullo schermo è un altro paio di maniche che qui non è il caso di approfondire.

Bianchini veniva ad Alessandria per presentare la sera al Circolo del Cinema Adelio Ferrero il suo film Oltre il guado, straordinario gioiello del cinema fantastico italiano che ancora oggi consiglio a chiunque di scoprire – è disponibile in streaming anche su Netflix. Non arrivarono folle oceaniche ma quelli che vennero vissero una serata memorabile. Al di là dei meriti del film Bianchini si dimostrò perfetto intrattenitore e ironico custode, non geloso, dei meccanismi del suo cinema, perfetto esempio di low budget in grado di oscurare analoghe operazioni con ben altri stanziamenti alle spalle.

Come scriveva Francesco Borgonovo ai tempi www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/11813638/Cinema—l-horror–rurale.html, il film affonda lo spettatore in un terrore primordiale che nasce dai fantasmi del fuori campo e da quelli nascosti nel proprio inconscio. Un buio dell’anima, oltre che paesaggistico – i boschi del Friuli – in cui la paura che meno ti aspetti ti balza addosso e non ti lascia scampo. In questo il cinema di Lorenzo assomiglia non poco alla narrativa di Eraldo Baldini e al cinema horror di Pupi Avati, scaturenti entrambi da quel mix di folclore regionale e antiche favole narrate accanto a un camino acceso: spauracchi, fantasmi, comunità isolate, paesi fantasma, boschi in cui perdersi, ovvero l’autentica e inesauribile fonte di ispirazione per i registi nostrani che non avvertono la necessità di scimmiottare colleghi anglosassoni.

Prima del meccanismo perfetto di Oltre il guado vi furono tre cortometraggi, Paura dentro (1997), Smoke Allucination (1998) e I Dincj de Lune (I denti della Luna) del ’99, quest’ultimo una storia di licantropia parlata tutta in friulano che vinse il primo premio alla sezione Fiction della Mostra dal Cine Furlan. Da lì a poco inizia la fase dei lungometraggi con Lidris quadrade di tre (Radice quadrata di tre) del 2001, storia satanica prodotta in digitale e girata nottetempo nei sotterranei di un istituto tecnico di Udine, film di tutto rispetto quasi no budget che ottiene parecchi riconoscimenti internazionali. Arriva nel 2004 l’eccezionale Custodes Bestiae, una sorta di personale rivisitazione lovecraftiana girata sul territorio e ancora parlata in friulano. Quindi due apparenti digressioni, ma sempre legate al cinema di tensione; nel 2005 Film Sporco, suggestivo nero metropolitano, e il thriller psicologico Occhi (2008), con il quale Lorenzo si confronta per la prima volta con le modalità meno restrittive di una classica produzione cinematografica. Ma nel 2013 torna al vecchio amore no budget con lo stupendo risultato di Oltre il guado in cui, oltre al poco italiano, si sente parlare un dialetto sloveno tipico delle zone di frontiera.

Se le caratteristiche del cinema di un vero autore occorre cercarle nelle primissime opere (così è ad esempio per John Carpenter), richiamerei l’attenzione sul primo corto di Lorenzo, Paura dentro, che secondo me già racchiude l’essenza dei film a venire: è la breve storia di una giovane pittrice che realizza su tela i propri incubi, materializzati in un set boscoso e desolato, una sorta di Wasteland all’italiana con alberi neri e scheletrici. Nell’oscuro essere femmineo che perseguita la protagonista nella sua trance onirica Bianchini anticipa al contempo Babadook e la nera femmina deambulante della notte di A girl walks home alone at night. E la Donna Nera, come il suo corrispettivo maschile, è in verità una pulsione autocreata, un Doppio Perturbante, variante sessualmente differenziata e caratterizzata dello Spauracchio, entità senza tempo la cui definizione come “Uomo Nero” forse deriva dalla preponderanza del cosiddetto “sesso forte” tra gli esegeti del Bogey Man. Ad ogni buon conto Paura dentro vi regalerà quasi 13 minuti di autentica inquietudine.