Criticità e controsensi a distanza di 18 anni dall’alluvione 2000

di Massimo De Bernardi*

 

Il triste “anniversario “ dall’Alluvione 2000 ci porta quest’anno ad evidenziare i controsensi e le criticità che sono presenti ancora sul nostro territorio così come in molti altri territori della nostra martoriata Italia. Non è semplice parlare di alluvioni quando a metà ottobre ci sono ancora giornate con temperature vicine ai 25 gradi ma al cittadino attento non sfuggono le notizie di morti e alluvioni in Calabria, Sardegna, Spagna e Francia. Chi è stato alluvionato sa bene che tra poco anche da noi arriverà la pioggia persistente e i mesi di ottobre e novembre sono da sempre quelli più critici per il nostro territorio.

Solo 2 anni fa nel novembre 2016 c’è stata l’ultima piena abbastanza importante sul fiume Po ed Alessandria si è salvata da una nuova alluvione per soli 30 centimetri.

Siamo pronti ad affrontare queste criticità?

No non siamo pronti, questa è la nostra opinione e ora chiariremo in sintesi i molti perché.

1) A fronte di precipitazioni sempre più intense e concentrate che in poche ore scaricano l’acqua che normalmente cade in 4/6 mesi siamo in grado di affrontare queste emergenze? E’ di qualche giorno fa una intervista su un giornale nazionale in cui il Responsabile Aipo della zona di Alessandria, “avverte “ gli Enti locali “Tocca a voi vigilare i fiumi “ …ma allora l’Aipo a che serve? Pur con tutto l’impegno e l’organizzazione dei Volontari della Protezione Civile Comunale(poche decine di volenterosi) è veramente pensabile che in caso di una emergenza reale e concreta come quella del 2000 i volontari possano affrontare una sorveglianza e vigilanza su tutto il territorio anche con probabili zone da evacuare? E’ da oltre quattordici anni che chiediamo alle varie Amministrazioni Comunali succedutesi in questi anni di informare esaurientemente la popolazione interessata sul piano di Protezione Civile Comunale, dove sono esattamente le aree di attesa e informazione? Dove si devono portare gli autoveicoli in caso di evacuazione delle zone a rischio? Perché la gente non viene adeguatamente informata? Le recenti incriminazioni con risvolti penali per i Sindaci e gli assessori competenti di Genova/Liguria/Livorno non sono forse sufficienti ad allarmare l’Amministrazione Comunale?

2) Ci aspettiamo che vengano effettuate nuove verifiche e date rassicurazioni precise e non vaghe sull’effettivo contenimento tra gli argini del nostro territorio della massima piena infatti ,secondo le nuove indicazioni dettate dal “Piano valutazione e gestione del rischio alluvioni “, la piena di riferimento duecentennale a Crescentino è di circa 8.500 mc/sec. e non di 7.450 mc. /sec. come precedentemente indicato . Quali sono allora gli attuali franchi arginali nel territorio casalese ? Occorre una verifica puntuale e confermata in tempi brevi da parte di Aipo e ADBPO (Autorità di Bacino Fiume Po) sul contenimento tra gli argini per la massima piena prevista..

3) E’ auspicabile che i lavori di arretramento per l’argine sinistro in prossimità di Cascina Consolata partano effettivamente ad inizio prossimo anno come promesso dal Direttore Aipo Ing. Mille in occasione dell’ultimo nostro incontro. Questa importante opera di messa in sicurezza annunciata nel febbraio 2010 ha subito 8 anni di ritardi e innumerevoli solleciti da parte nostra.

4) E’ dal 2004/2005 che non viene fatta nessuna manutenzione /gestione e asportazione dei sedimenti nel fiume Po , non si toglie di fatto un chicco di ghiaia …Tutto questo che senso ha? L’isola /promontorio che dalla Canottieri arriva quasi al ponte stradale è solo la punta dell’iceberg della situazione in cui versa il nostro fiume , nel punto più stretto del fiume Po e in prossimità del ponte stradale viene lasciato da anni – sotto l’indifferenza delle varie Istituzioni – questo ostacolo al defluire delle acque, la manutenzione dei fiumi deve essere regolare e pagata se necessario, è dal 2007 che bisognerebbe asportare oltre 3.000.000 (tre milioni !) di metri cubi dalla confluenza Po- Sesia, altri 1,5 milioni di metri cubi da Valmacca e 1,7 milioni di metri cubi da Bozzole, in questi undici anni si pensa che questi metri cubi siano spariti o siano aumentati? Al ponte di Valenza vi sono quasi 5 arcate completamente ostruite da tronchi e vegetazione varia cosa si aspetta a togliere questo ostacolo? Non vogliamo vedere lacrime di coccodrillo alla prossima alluvione! Sarà inutile incolpare il destino o i massimi sistemi quando le colpe sono già da ora facilmente individuabili e non funzionerà lo “scaricabarile “ tra un Ente ed un altro. Il disinteresse dello Stato e lo sfacelo degli Enti che dovrebbero pianificare e sorvegliare i nostri corsi d’acqua sono sotto gli occhi di tutti. Da anni non si investe nella prevenzione ma neanche nel dopo emergenza. Deve essere chiaro a chi è stato alluvionato nel 2000 che oggi non ci sarebbero più i rimborsi ottenuti ( pur con mille fatiche ..) di allora, gli esempi dei terremotati del Centro Italia e dei colpiti da alluvioni, frane e dalle mille emergenze quotidiane in questa nostra fragile Italia sono oramai evidenti, così come la rabbia e la rassegnazione delle popolazioni colpite.

5) A Casale Monferrato non si vede neanche qualche piccolo segnale di interesse concreto per rimediare alle situazioni critiche. Oltre 5 anni fa ad esempio abbiamo suggerito di praticare una serie di aperture /fornici sul rilevato ferroviario in modo da eliminare il pericolo dell’effetto diga ad Oltreponte visto che il quartiere ha una rilevante pendenza verso la ferrovia e questo rilevato nel corso dell’Alluvione 2000 ha impedito alle acque di defluire aumentando i livelli delle acque sino a circa 2,5/3 metri in prossimità della ferrovia…. 5 anni e non è stato fatto nulla e il pericolo rimane ! In compenso sono stati imposti vincoli urbanistici che impediscono ogni sviluppo nelle aree a Nord di Casale ( Oltreponte , Popolo e Terranova) un 20% del territorio casalese a cui è negato ogni sviluppo e fa un certo effetto rileggere oggi le dichiarazioni del Vicesindaco Ettore Coppo del 2004 in cui si sollecitavano i collaudi delle opere da parte dell’Aipo“…in modo che si possa richiedere alla Regione di superare il blocco delle attività edilizie e il Comune possa riprendere la politica di sviluppo urbanistico dei quartieri già provati dagli eventi alluvionali“, peccato che le cose siano andate nel verso contrario! Che senso ha avuto allora effettuare lavori e opere sul fiume per oltre 30 milioni di euro ? L’imposizione di certi vincoli urbanistici ha poi avuto un effetto boomerang come nel caso del pur controverso progetto del DTT e azzerato le aspettative dell’Amministrazione Comunale per quel progetto e per la riqualificazione dell’area ex – Gaiero.

I cittadini chiedono all’Amministrazione Comunale di Casale Monferrato un interesse concreto e continuativo alle varie problematiche di sicurezza idrogeologica più volte evidenziate, soprattutto si vorrebbe conoscere, se esiste, il piano, il progetto generale per la messa in sicurezza del territorio casalese. Se così non fosse il “navigare a vista“ in maniera discontinua non sarà più sufficiente a mantenere una certa fiducia nelle Istituzioni.

 

* Portavoce e Vicepresidente C.AL.CA. Comitato Alluvionati del Casalese