Ravetti replica a Forno su azienda unica Aso Asl Alessandria: “Un attacco personale, e un’analisi disinformata e superficiale”

Accorpamento Asl Aso di Alessandria: un'idea di futuro CorriereAldi Domenico Ravetti

 

Dispiace leggere queste affermazioni firmate da un ex dirigente del sistema sanitario pubblico.

Più che una critica alla proposta sembrerebbe un violento attacco al sottoscritto.

L’ex dirigente nell’attacco omette volutamente – o non conosce – troppi particolari. Prima di tutto questa è una proposta del Movimento 5 Stelle e di tutta la maggioranza, non è una proposta di Ravetti “che spero non abiti nella nostra provincia”.

Poi, mi fa particolare stupore che un ex dirigente non conosca, o non riporti, i dati della mobilità passiva, della produzione, del piano nazionale esiti, delle liste d’attesa e dei due bilanci. Basterebbe leggerli per capire che dobbiamo cambiare il sistema organizzativo esistente che è per natura concorrenziale e nei fatti poco funzionale. È così faticoso usare forme verbali come “cambiare” e “migliorare”?

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E poi la chiosa sull’Irccs che non sarebbe possibile con una Azienda unica! E la riflessione sull’Azienda di rilevanza Nazionale! Ma per favore! Ma di esempi in Italia ne abbiamo molti, cito Reggio Emilia per facilitare la ricerca. E nell’epoca degli hub e degli spoke le “rilevanze nazionali” non hanno nemmeno più un registro con un significato!

Certo, qualche “poltrona” salterà, non c’è dubbio. Per esempio quella che è stata a disposizione per tanto tempo del protagonista del duro attacco. Infine, obiettivo dei dirigenti pubblici, pagati in molti casi molto di più dei politici, è proporre soluzioni: io dal testo del signor Forno non ne leggo nemmeno una, se non quella che prevede due Aziende, una che si occuperebbe di ospedali e una di territorio, un modello lombardo superato dalle intenzioni della stessa Regione, e comunque un unicum in Piemonte.

Io resto a disposizione con la stessa umiltà di sempre per un dibattito sul merito del problema. Ma la mia ossessione è salvare il sistema sanitario pubblico e se serve, per semplificare nell’epoca della semplificazione, io dico – meno poltrone, più medici e più infermieri-.

* Presidente commissione Sanità, Politiche Sociali e Politiche per gli anziani della Regione Piemonte