Barmasse al Lions Club Alessandria Host

barmassedi Roberto Cavallero

“Le montagne non si conquistano, decidono di farsi conoscere, salire, attraversare. E se si è abbastanza sensibili e fortunati forse saranno loro a rubarti qualcosa. Il tempo, i sogni, il cuore e a regalarti grandi emozioni”. Sono le parole di Hervè Barmasse, alpinista di quarta generazione nato a Valtournenche nonché regista di film sulla montagna (uno di essi, “Non così lontano”, è stato presentato al Festival del cinema di Trento), ospite della trasmissione televisiva “Alle falde del Kilimangiaro” e ora anche autore di un libro, “La montagna dentro”, che lunedì sera è stato presentato nel corso di una serata organizzata dal Lions Club Alessandria Host al ristorante I Due Buoi.

Un uomo che la montagna nel sangue, in effetti, ce l’ha sempre avuta fin da piccolo come lui stesso ha raccontato: “Da bambino assieme ai miei amici giocavamo a chi riusciva a scavalcare un piccolo muretto situato in paese. Secondo le tradizioni delle nostre parti chi ci riusciva era destinato a diventare alpinista e scalatore, gli altri no. Io ci riuscivo sempre.”

Destino dunque, anche perché Hervè è praticamente un figlio d’arte. Suo padre, Marco Barmasse, è uno degli alpinisti più in vista nel Nord Italia e il giovane Barmasse rappresenta la quarta generazione di guide alpine della sua famiglia. Naturalmente le prime esperienze sono con la montagna di casa, il Cervino, che lo vede aprire e ripetere diverse vie prestigiose.

Poi, nel 2004, la prima esperienza oltre i confini nazionali con l’apertura di due nuove vie in Pakistan, una sullo Scudo del Chogolosia (5700 m) e un’altra sullo Sheep Peak (6300 m).
Il Pakistan si ripete sulla via del giovane alpinista valdostano (classe 1977) un anno dopo. Oltre alla salita in solitaria di una cima inviolata sulla Costiera del Fareol Peak, Barmasse apre insieme ai compagni della spedizione Trip One Karakorum due nuove vie, Up and Down (800 m di sviluppo) e Fast and Fourius, via di misto e ghiaccio, sempre su una cima inviolata.
Poi nel 2006 trasferta in Sud America. Patagonia per l’esattezza, dove Hervè apre una via nuova di ghiaccio e misto sul versante Nord del Cerro San Lorenzo e la via Caffè Cortado, 1200 m di sviluppo.

Due anni dopo ancora Patagonia, Cerro Piergiorgio, e poi Pakistan con la scalata di una montagna del Karakorum. Il 2011 lo vede invece impegnato in quello che forse è il suo progetto più ambizioso, “Exploring the Alps”, trilogia che aveva come obiettivo l’apertura di tre nuove vie sulle montagne più importanti della sua Valle, tra le più alte delle Alpi: Monte Bianco, Monte Rosa e Cervino.

E poi, come detto in apertura, l’esperienza filmica. Il progetto “Exploring the Alps” , impresa che ricorda quella di un altro grande dell’alpinismo italiano, Walter Bonatti, spinge Barmasse a realizzare un film intitolato “Non così lontano”. Presentato in anteprima al Festival del cinema di Trento tra le proiezioni speciali, il film ha partecipato alle più importanti rassegne cinematografiche internazionali di montagna, vincendo importanti premi e riconoscimenti. Insomma, un uomo che l’alpinismo italiano lo ha di certo contribuito a rivitalizzare e se un grande della scalata come Reinhold Messner lo ha definito praticamente erede suo e di Bonatti un motivo ci sarà.

Al termine della conferenza, Barmasse ha poi autografato il suo libro ai numerosi partecipanti della serata. Prima del momento conviviale, la serata è stata anche occasione per presentare tre new entry della sezione Leo ed una delle sezione Lions e per ricordare il prossimo service, il 26 novembre davanti all’Esselunga di Corso Borsalino nell’ambito della colletta alimentare.