I giovani della diocesi al ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù. Monsignor Gallese: “Abbiamo vissuto il contenuto della Chiesa nella sua forma essenziale”

gmg_vescovoSono tornati a casa gli oltre 90 giovani della diocesi di Alessandria che hanno partecipato a Cracovia alla Giornata Mondiale della Gioventù (per tutti: “Gmg”), accompagnati dal loro Vescovo, monsignor Guido Gallese.

E proprio a monsignor Gallese, appena rientrato ad Alessandria, abbiamo chiesto che cosa ha “portato a casa” da questa esperienza appena conclusa.

gmg2Monsignor Gallese, che cos’è la “Gmg”?
La Gmg è una delle espressioni più alte di esperienza di Chiesa, sia per la presenza del Papa, che per la presenza di vescovi, sacerdoti e laici. E poi è importante per lo “stile” della presenza. I giovani hanno uno stile istintivamente “forte”, per cui riescono a essere Chiesa senza che noi stiamo a spiegare loro troppe cose. Ce l’hanno nel sangue, nel Dna.

gmg4Questo “stile” che impatto ha sulla Chiesa?
Sono belli da vedere tutti questi ragazzi (una fiumana!) che si incontrano in una città, fanno festa insieme, cantano, danzano, sono gioiosi e interagiscono con grande intelligenza. Ecco, vivono il contenuto della Chiesa nella sua forma essenziale. Il loro modo di fare è proprio quello di cui la “società ecclesiale” ha bisogno nella vita di tutti giorni.

gmg3Com’è stata la Gmg del Vescovo di Alessandria?

Ho vissuto un’esperienza ecclesiale bellissima con i miei confratelli Vescovi, sia italiani che di altri Paesi. Sono nati rapporti molto interessanti: penso per esempio al Vescovo di Vitoria, nei Paesi Baschi in Spagna, che mi ha chiesto di fare un’attività di “gemellaggio” con i giovani l’anno prossimo.

Lei che cosa ha imparato dai ragazzi che ha accompagnato a Cracovia?
Ho imparato che i giovani hanno un fiuto micidiale per riconoscere la differenza tra l’ideologia, il cosiddetto “libro stampato”, e il vissuto. I ragazzi che ho visto alla Gmg sono molto genuini, molto immediati: se una cosa non li convince, non la fanno! E se la fanno, è per un traboccare della loro esperienza di Gesù Cristo nella vita di tutti i giorni. Dovrebbe essere così anche per noi nella Chiesa, no?

Andrea Antonuccio

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