Il pugno in faccia [Il Citazionista]

de-maiziere-cazeneuvedi Andrea Antonuccio.

«La scena di Ventimiglia è un pugno in faccia all’Europa»
Angelino Alfano, 16 giugno 2015

L’Europa unita, sia nella buona che nella cattiva sorte, non esiste più (se mai è esistita).

La chiusura delle frontiere francesi e austriache, i sorrisini idioti e saccenti dei ministri dell’Interno francese e tedesco, Bernard Cazeneuve e Thomas de Maizière, al termine dell’ultimo Consiglio Ue sull’immigrazione, sono un vero e proprio pugno nello stomaco dei pochi europeisti rimasti a difendere la baracca.

Il progetto dell’Unione Europea, dal punto di vista politico, è fallito. Dal punto di vista economico, vedete un po’ voi.

La nostra debolezza, o meglio, la debolezza del Governo italiano, è tanto imbarazzante quanto evidente. Matteo Renzi, che assomiglia sempre di più a un pugile suonato, ha provato a fare la voce grossa con gli alleati (vabbe’…) con un “se non ci aiutate, faremo da soli”. Come a dire: se non mi dai una mano a spingere la macchina, allora la spingo da solo. Ancora ridono.

Il nostro ministro degli Interni, Angelino Alfano, di fronte ai suoi colleghi stronzetti, ha fatto la figura del fessacchiotto. L’espressione del volto, lombrosianamente parlando, certo non lo aiuta, ma anche lui non fa molto per farci cambiare idea. Sembra uno che non c’entra niente, messo lì così, tanto per. Come da bambini, quando si metteva il più scarso a giocare in porta (io giocavo in porta, infatti). Ecco, Alfano è il Buffon del Governo, ma purtroppo non sa parare.

Siamo di fronte a una emergenza planetaria, oltre che umanitaria, che non si può risolvere semplicemente chiudendo le frontiere come gli “amici” francesi, e buonanotte. A questi disperati che sbarcano sulle nostre coste non possiamo certo dire di tornare indietro, che il bar è chiuso. Accoglierli è, e sarà, inevitabile. Il “come”, e soprattutto il “con chi”, è tutto da capire. Anche perché il famoso detto “aiutiamoli a casa loro” ha dimostrato la sua inconsistenza.

Purtroppo, la posizione europea (cioè dei Paesi che contano) nei nostri confronti è facilmente decifrabile: noi italiani non serviamo a nulla. O meglio, a qualcosa possiamo servire: a ospitare a tempo indeterminato l’orda di migranti che sono già arrivati, e che continueranno ad arrivare. Siamo l’ostello del Mediterraneo e non abbiamo personalità, di nessun tipo, in grado di ribaltare questo giudizio. Ci dobbiamo per forza rassegnare al ruolo, non troppo gratificante, di dépendance dell’Unione?