Ivano Rivera: “Nel Triathlon servono disciplina e determinazione: non bisogna mollare mai!”

Rivera Ivano 4Gestisce la storica edicola di famiglia in via Cavour, aperta nel 1972 dai genitori: Marisa e Luciano.
Visto il cognome, molti pensano ad un legame con il più celebre Rivera (Gianni), ma a domanda precisa lui risponde divertito “tutti ci pensano parenti del golden boy, ma no! Potrei raccontarti molti aneddoti spassosi al riguardo – e con una strizzata d’occhio aggiunge –  poi lui ormai si sente milanese … !”

Ma anche Ivano Rivera, classe 1963, è un grande sportivo, triatleta per la precisione, e anche lui ha portato la bandiera di Alessandria in giro per l’Europa, e per il mondo. La sua disciplina è fatta di determinazione, forza fisica e psicologica, allenamenti serrati e costanti, e spesso di rinunce.

Ivano, come ti sei arrivato al Triathlon? È uno sporto molto duro e mi pare che Alessandria non vanti una grande tradizione?
La mia esperienza sportiva in realtà inizia con il motociclismo, passione trasmessa da mio padre fin da piccolo. Ho iniziato a correre in moto  a quattordici anni e ho continuato  fino ai venticinque. A quell’epoca non avevo ancora la ‘fissa’ del fisico, anzi ero anche un po’ sovrappeso. Poi nel 1988, leggendo una rivista sportiva, ho conosciuto il triathlon … allora era ancora uno sport agli albori. Attirato da questa disciplina, ho iniziato ad allenarmi da solo, mettendo insieme le tre cose: nuoto, bici e corsa. La mia preparazione, però,  era piuttosto sommaria, non avevo ancora idea dei carichi da fare, ma un amico – Omar Zuffo – che già praticava triathlon da un annetto mi ha dato dei consigli e nel 1989 ho fatto la mia prima gara. Ti dirò, mi sono innamorato subito di questo sport, ho capito che il mio fisico era il motore di tutto e che quindi dovevo fare in modo che potesse sopportare questa disciplina.

Come ti sei piazzato alla prima gara?
Su duecento non ricordo se sono arrivato penultimo o terzultimo, ciò che ricordo èRivera Ivano 1 che dietro di me c’era un inglese disgraziato – dice ridendo –, eravamo sul Lago d’Orta, a Pettenasco e c’era molta gente che sperimentava: ma che arrivavano dal motociclismo come me davvero pochi.

Quanto è importante la cura del fisico?
Non ho mai avuto il culto del corpo. Ovviamente aumentando l’attività fisica, un tempo medio bassa, con allenamenti sistematici e adottando una dieta sana il mio corpo ha iniziato a reagire molto meglio.

Rivera Ivano 2Hai gareggiato anche alle Hawaii?
Sì, è il sogno di tutti i triatleti. La competizione delle Hawaii nasce nel 1976 da una sfida tra militari della base militare presente lì. In pratica una ‘sfida da bar’ che ha messo insieme le tre cose: corsa, bici e nuoto.
A dare ‘fuoco alle polveri’ fu John Collins, padre fondatore del Triathlon, e così, dopo tre o quattro giorni, questi sportivi si trovarono per scatenarsi nelle diverse discipline, ma non erano assolutamente organizzati. Figurati che uno dei concorrenti comprò la bici il giorno prima, un altro in piena gara entrò da Mc Donald’s per mangiare. Parteciparono circa 20 atleti, e solo in tre o quattro si ritirarono. L’edizione zero fu vinta da Gordon Haller. E di anno in anno è cresciuta al punto di diventare un business a livello internazionale. Io sono stato alle Hawaii nel 2011, ma non con l’edizione Iron Man, la cui selezione per poter gareggiare è molto dura. Ho partecipato all’edizione ‘gemella’: la X terra. Il meccanismo è lo stesso, ma si compete con la mountain bike. Le selezioni si svolgono con prove di qualifica in giro per l’Europa, e le Hawaii sono praticamente le finali mondiali.  L’X terra, si svolge a Maui, dove c’è una natura bellissima e incontaminata, ci hanno girato il film Jurassic Park, per intenderci. Mentre le finali mondiali di Iron Man si svolgono nell’isola più grande delle Hawaii, Kona.

Altre gare importanti?
Per tre volte ho gareggiato nelle prove di campionato del mondo di lunga distanza a Nizza, in Francia. Ho fatto per nove volte gli Iron Man in Europa per entrare a Kona, senza successo purtroppo.

Che differenza c’è tra la lunga distanza e l’Iron Man?
L’Iron Man, prevede 3,8 km a nuoto, 180 Dm in bici e 42 km di corsa. Di solito chi vince ci impiega all’incirca otto ore e più, quelli diciamo ‘normali’ ci mettono  undici ore. Mentre la lunga distanza prevede 4 km a nuoto, 120 Km in bici e 30 Km di corsa.

Pratichi ancora?
Sì, però a livello meno agonistico. Diciamo che in 25 anni di triathlon ho raggiuntoRivera Ivano 3 già i miei livelli. Così dopo le Hawaii, un sogno che si è realizzato, avevo intenzione di creare un vivaio in città, per dare una continuità alla mia esperienza. In Alessandria le alternative per i giovani sono il calcio o il tennis. Per cui ho studiato per diventare tecnico della federazione e dal nulla ho creato un settore giovanile di triathlon. Questo sport  richiede un certo impegno sia per i ragazzi che per i genitori, ci vuole un’apertura mentale diversa. I ragazzi che alleno hanno tra i 7 e i 15 anni, e devo ammettere che c’è stata un’ottima risposta.
Insieme al ventottenne Stefano Davite, campione europeo e italiano di categoria di X terra, in un paio d’anni abbiamo messo in piedi un vivaio dove i giovani imparano i valori dello sport, del triathlon …

Come funzionano gli allenamenti?
Una volta alla settimana fanno corsa e bici. Mentre due volte a settimana praticano nuoto. Tra loro c’è anche la quindicenne Marta Menditto che ha già ottenuto ottimi risultati, grazie al suo grande impegno e determinazione. Gli altri più piccoli diciamo che si divertono, ma gli allenamenti sono un po’ meno impegnativi. Non rispettano le regole, perché spesso prevale il senso di competizione tipico di quell’età.
Quasi tutti i bambini, tanti maschi quante femmine, che alleniamo non sono figli di triatleti, ma di persone che hanno creduto in questo sport e che sono convinti  sia completo … lo ritengo un successo per la nostra realtà locale. Pagano le strutture con una quota mensile e una quota di iscrizione per le gare e per le spese vive di trasferta. Mentre Stefano ed io siamo volontari.

Quali sono gli ingredienti essenziali per fare triathlon? E quali i valori che insegna?
Direi che la determinazione è fondamentale, altrimenti non potresti sopportare la fatica. È uno sport che puoi fare anche a livello di fitness, ma se lo affronti a livello agonistico è diverso. Insegna la disciplina a tutto tondo e l’autocontrollo. Proietti nello sport il tuo vissuto, è una scuola di vita. Nel triathlon non si molla mai, le difficoltà che incontri potrebbero essere quelle che incontri nella vita. Ricordo che due anni fa in Cittadella, durante una competizione che avevamo organizzato per i giovani, nevicava e i bambini arrivavano al traguardo piangendo. Ma nonostante il freddo hanno tutti terminato la gara. I genitori non erano preoccupati, sapevano che erano lacrime per la tensione sportiva, per il freddo … non da stress. E’ una tappa di maturità sportiva e personale. Non è come uno sport di squadra tipo il calcio, non puoi nasconderti, ci sei solo tu e basta. Se la gara va male devi rivedere i tuoi errori, non puoi dare la colpa agli altri.

Debora Pessot