La solitudine dei numeri milleuno [Calcio a colori]

Spiderdi Spider Jerusalem

Per la gioia del gestore di questo blog sono riuscito a non essere polemico per ben quattordici settimane: un mezzo record, se si pensa che spesso la mattina litigo con me stesso allo specchio se non mi piace la faccia che vedo. Questa volta, però, la polemica vuole essere lo specchio di una amara considerazione sociale applicabile al campo dello sport e di riflesso al campo di quelli che come me vivono raccontando a chi non ha potuto esserci – o c’era ma non se ne è accorto – un avvenimento sportivo.

Domenica al «Girardengo» è andato in scena il derby di ritorno fra le uniche due alessandrine superstiti nel Campionato Dilettanti ovvero Novese e Derthona: è l’avvenimento dell’anno non solo per la sua unicità ma per tutta la poesia e la storia che si trascina dietro e per questo fra i colleghi la partita viene vissuta già dalla settimana prima e se ne parla fino alla settimana dopo. Fra i non addetti ai lavori, questo interesse viene bollato con la considerazione che è una perdita di tempo doppiamente non giustificabile perchè «nemmeno fossero squadre di serie A».

Simile delusione appare sul volto delle nuove conoscenze quando allo stupore perDerby la professione «giornalista sportivo» si somma il disappunto per l’aggettivo «locale», come se la validità di quello che uno scrive dipendesse non dalla qualità intrinseca delle analisi ma dalla diffusione della testata su cui appaiono. Fortunatamente, ancora una volta sono i numeri a darmi ragione e a riportare nelle giuste dimensioni il fenomeno: la serie D è la quinta serie del Campionato Italiano di calcio, appena sotto i professionisti che sono circa 14.500 – di cui meno di 500 in forza a squadre di serie A – ovvero poco più dell’1% dei 1.400.000 tesserati. Chi gioca in serie D, di conseguenza, è più forte del 98,5% dei giocatori di calcio ufficiali e probabilmente della maggioranza di quelli amatoriali; la maggior parte dei tifosi che la domenica dalle tribune degli stadi di serie D in tutta Italia sfoga le proprie frustrazioni insultandoli può legittimamente dire lo stesso nella propria professione?

Dove sono le differenze fra un giocatore di serie D, un giornalista che ne scrive le peripezie e un avvocato, un architetto, un ingegnere famoso solo nella propria azienda e nel proprio paese come «il dottore»? Chi scende in campo nel Campionato Dilettanti mediamente è all’estremo della curva di Gauss nella propria professione, per quanto questa possa sembrare frivola – ma allora lo stesso discorso andrebbe fatto anche per gli artisti e per i politici, ma ci si alienerebbero molte più simpatie – e volendo proprio guardare spesso sono più inadeguate alla situazione le dirigenze delle squadre che i giocatori.

Il derby, comunque, è finito 1-1 con due calci di rigore come si conviene fra due cani grossi che non si mordono ed ha avuto il momento migliore quando nel secondo tempo un fumogeno lanciato dalla tifoseria ospite ha impedito a tutta la tribuna di vedere il campo per un buon quarto d’ora gassando nel frattempo la famiglia che viveva nel palazzo sottovento appena fuori lo stadio.