Piemonte Horror Story [Il Superstite 501]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1

di Danilo Arona

Un bel po’ di anni fa l’ottimo amico di Ovada, il giornalista de La Stampa Stefano Priarone, ci offrì da par suo un prezioso articolo dedicato alla serie di culto American Horror Story (che nel frattempo ha raggiunto la ragguardevole cifra di 11 stagioni), approfondendo l’analisi sull’affascinante territorio del gotico americano i cui ingredienti tipici erano elencati in case infestate, manicomi ed esplosioni di follia destinate a contagiare le coscienze e l’immaginario collettivo per decenni a seguire.

Se il gotico americano certi miti deve proprio inventarseli (esemplare fu il caso della Strega di Blair a ridosso di un mockumentary capostipite quale The Blair Witch Project), si potrebbe ricordare senza troppo sforzo che in Piemonte di un gotico territoriale che, se fosse catalogato e studiato, offrirebbe una ricca quantità di materiali per appassionati e cultori, nonché spunti fantastici per operazioni editoriali e film.

La differenza con l’analogo americano (stiamo ovviamente generalizzando data la vastità tematica) è che le nostre storie sono ancora ben radicate nel presente, nonostante il sornione e quasi impassibile atteggiamento piemontese tendente a minimizzarle, a metterle in ridicolo o a chiuderle in qualche armadio a mo’ di scheletri da dimenticare. Però esistono; come non citare il tipo di Orsara che conviveva con la mummia della madre in pieno stile Norman Bates all’interno di una casa tappezzata da scritte deliranti? O il tipo che anni fa nella campagna di Sezzadio uccise un vicino di casa convinto che fosse un vampiro in procinto di resuscitare per Pasqua? O la casa infestata a pochi passi dalla stazione di Vercelli sotto le cui fondamenta giacciono ancora i resti di un drappello di austriaci passati all’arma bianca, ossa inquiete che provocherebbero poltergeist in grado di far impallidire Steven Spielberg? O quel Paolo Provera che si fece seppellire in piedi nella sua cappella funeraria di San Salvatore?

In decenni di indagini ne ho raccolte di testimonianze e di “storie” da raccontare alla notte davanti a un camino acceso, ma poche per complessità e suggestione, e anche per qualche intrinseca “pericolosità”, raggiungono l’intensità di un episodio che mi fu testimoniato da Luigi Rapetti anni fa in quel di Bubbio e che abbiamo deciso, io e l’amico collega Edoardo Rosati, di inserire nel nostro Grande Libro Di Satana (Mondadori Electa).

A naso si parla di 20-25 anni fa. Oggi la protagonista, se in vita, è più che adulta e speriamo abbia perduto l’infausto “potere”, comunque mai scientificamente dimostrato (e presumo, anche non dimostrabile). Ecco come l’abbiamo raccontata:

«Come lei, dicono, ne esistono solo tre in tutta Italia. All’apparenza è una bambinetta di sette, otto anni, dai grandi occhi sempre spalancati e i boccoli d’oro, e la tipica smania di correre e urlare, com’è giusto che sia a quell’età.
Vive nel territorio di La Spezia, dalle parti di quelle fantastiche Cinque Terre, zona affascinante ed enigmatica, gravida di misteri e di apparente folclore che si confonde con la realtà. Per capire le Cinque Terre, bisogna attraversarle, magari fuori stagione, un po’ in macchina e, quando si può, a piedi. Ci sono scenari vertiginosi e terrificanti, luoghi che ricordano una scheggia di Transilvania deposta sullo sfondo del mare. Le donne a volte ti raccontano storie di streghe o di altre creature della notte difficili persino da definire.
Una come lei come potrebbe chiamarsi? Ma soprattutto può esistere veramente? Dicono di sì. Perché quelli che lo dicono l’hanno vista. E hanno visto anche tutto il resto. Sua madre se ne accorge qualche anno fa, quando la conduce per la prima volta a un maneggio. È molto piccola, ma è noto che i bambini riescono a dimostrare di essere ottimi cavallerizzi. Sprizza entusiasmo quando vede il grande animale dalla lunga criniera. E lo dimostra come sanno fare i piccini, toccando cioè l’oggetto dei loro desideri. In braccio alla madre, appoggia le mani alla base del collo del cavallo, attendendo impaziente di salire. Ma succederà qualcosa che lei non avrà mai la possibilità di capire. Da lì a pochi secondi, il fiero destriero crollerà dapprima sulle zampe posteriori per poi stramazzare al suolo, come raggiunto da un improbabile infarto.

Nessuno è in grado logicamente di collegare la bambina all’improvvisa e inaspettata morte del cavallo. Ma la madre ha un timore che non può esprimere ad alta voce. Perché ricorda vecchie storie che riguardano la nonna. E lo strano potere di cui si vagheggiava quando la nonna era ragazzina Non toccare mai gli animali, si raccomandavano i parenti, e ci trovavamo ancora nel secolo scorso. Ma oggi possiamo prestare fede a storie del genere?

No, senza dubbio. Ma un giorno il gatto della vicina, un bel soriano di cinque chili, è rinvenuto stecchito sullo zerbino di casa. Nessun segno di violenza. E la madre guarda la figlia con una muta e angosciosa domanda, che per nessun motivo al mondo è in grado di profferire.

In Liguria si tengono in gran conto i guaritori del basso Piemonte. La Riviera è quasi un bacino naturale d’utenza per le loro prestazioni. La donna conosce Luigi di fama, perché una cognata qualche mese prima ne ha ricevuto gran beneficio. Perché non portargli la bambina? In fin dei conti forse questo è un caso limite e forse potrebbe essere utile un intervento di taumaturgia di confine, non ufficiale. Già, è tutto in forse.
La signora tergiversa per qualche mese ancora. Poi un cocker che si affloscia davanti ai suoi occhi, mentre la bambina gli artiglia gli orecchi, la convince definitivamente. E una domenica sera parte in automobile per raggiungere il paese di Luigi Rapetti, Bubbio, nell’Acquese.

Solo che nessuno le ha detto che Luigi vive in compagnia di una decina di cani, mezza dozzina di gatti, pappagalli e altro genere di pennuti, persino un grasso cinghiale tenuto in gabbia. Mia figlia ha uno strano problema, e non si è dilungata oltre. Ma il guaritore, dotato di un’intuizione che non fa parte di questo mondo, decide di rinchiudere gli animali. Ma, al solito, non trova Whisky, l’ultimo cagnetto nato e il più giocherellone. Pazienza, che potrebbe accadere?

La donna e la figlia arrivano. Il guaritore sobbalza. Conosce quegli occhi, quelle mani. Si siedono attorno a un tavolino. In pochi secondi l’ineluttabile copione si consuma: Whisky irrompe nella cameretta, la bambina urla di gioia e lo tocca. La madre non ha nemmeno avuto il tempo di esporre il problema della figlia. Il simpatico cagnetto cade sul pavimento. Non si alzerà mai più. E Luigi s’interrogherà a lungo su come si potrà sciogliere questo cappio.

È un nodo che, in realtà, non si è mai sciolto. Lei, inconsapevole, è libera come l’aria né potrebbe essere diversamente. Ignara del suo potere che, secondo Luigi, colpisce solo gli animali. Biondissima, adorabile, una delizia per gli occhi. Guardata a vista dai pochissimi che sanno. Per i filosofi, quando mai servisse la loro opinione, si tratterebbe della pura innocenza del Male».