Danni maltempo al Cristo, chi paga? Tra occupazioni abusive e caso Pam, Alessandria nel caos [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

1) Domenica 4 giugno il maltempo ha colpito Alessandria, prendendo di mira gran parte del quartiere Cristo. Acqua e grandine hanno invaso strade, garage, cantine: immaginate i condomini dotati di ‘bocche di lupo’ per locali interrati e negozi cosa hanno patito! E’ pure mancata la corrente elettrica per parecchie ore, suppongo con seri danni alle attività alimentari che utilizzano frigo e freezer. Negli appartamenti ai piani terra fino ai piani rialzati dai lavandini e dai water fuoriusciva a getto acqua di fogna, in alcuni casi mescolata a grandine. La causa ovviamente è sempre e solo il maltempo eccezionale, ma se fogne, caditoie e tombini sono sempre intasati (lo ammette l’assessore alla Protezione Civile su La Stampa del 6 giugno a pag. 41), spesso con crescita di erba o nel tempo anche cementificati, ovvio che prima o poi…Ne scriviamo in questa rubrica almeno una volta l’anno, ma la situazione della manutenzione di tombini e caditoie non è mai migliorata, e non solo al Cristo. Rimane il fatto che danni e disagi si sarebbero potuti evitare, e come sempre ci si chiede: ora chi risarcisce? Noi cittadini dobbiamo assicurarci anche per casi come questi? Come sempre la situazione è caotica, ma c’è chi sostiene che chi ha subìto danni per forte maltempo cagionati da infrastrutture pubbliche come fogne, caditoie, tombini intasati non può rientrare nella comoda scusante del “caso fortuito”, ed è applicabile il disposto dell’art. 2051 c.c., essendo l’Ente pubblico (il Comune) custode a risponderne e dover risarcire. Vi sono pure sentenze della Corte di Cassazione in merito: leggete qui, e anche qui. Sono rimasta sorpresa per una frase che ho estrapolato da questo articolo: “Abonante: Una bomba d’acqua. Ad Alessandria serve un aiuto per la manutenzione di tombini, strade e marciapiedi”. Il sindaco: “La nostra città, per evitare guai più grandi, ha bisogno di un aiuto per tornare a investire sulla manutenzione delle caditoie, delle strade e dei marciapiedi, ben oltre ciò che stiamo facendo con le risorse che il Comune ha a disposizione. È questa la principale ragione per cui lo scorso luglio abbiamo firmato un accordo con lo Stato, accordo che purtroppo, al momento, solo noi abbiamo rispettato”. Quindi, se non ho capito male, il sindaco Abonante vorrebbe che lo Stato finanziasse i costi per la pulizia e manutenzione delle caditoie e tombini. Ma dove sta scritto? Di quale accordo parla il Sindaco? E’ vero che appena insediatasi questa maggioranza ha chiesto risorse straordinarie al Governo (Draghi, all’epoca), ma l’accordo francamente si fa in genere tra due parti consenzienti. Altrimenti si tratta di semplice richiesta: lo dico da cittadina magari disinformata, sia chiaro. Ma che Alessandria abbia addirittura chiesto a Roma denaro per le caditoie e i tombini mi pare curioso. Da una decina d’anni, per un dissesto che si poteva evitare (vedasi Torino), gli alessandrini pagano tasse al massimo di legge. Non è che il comune le risorse per la manutenzione delle caditoie dovrebbe prenderle lì? Altra domanda: per legge ogni quanti mesi andrebbero controllate caditoie e tombini? A me risulta almeno una volta l’anno: con risorse stanziate da Palazzo Rosso ed esecuzione dell’operazione da parte di Amag Reti Idriche. E’ così? Attendiamo risposta dall’assessore ai Lavori Pubblici Serra e dall’amministratore unico di Amag Reti Idriche (e anche Presidente della holding Amag spa) Perissinotto.
Voto: 2

2) Torno sulla nuova occupazione di uno spazio privato da parte del collettivo Non Una di Meno, che continua a ‘tenere banco’. Leggete queste dichiarazioni: “Casa delle Donne, Non Una di Meno: “Con noi il Comune resta muto. Nostra attività sarebbe compatibile col campus”. Povera Alessandria: anche per responsabilità di quel 50% di cittadini che si lamentano sempre, ma non votano, da un anno a questa parte siamo diventati la città di “Baccian”, dove ci sono situazioni paradossali che finiscono a “tarallucci e vino”! Ma dove lo trovate un altro capoluogo di provincia dove un collettivo di ‘attiviste’ (un tempo si sarebbe detto femministe, oggi si fanno chiamare Transfemministe e Queer) occupa immobili illegalmente, e detta le proprie condizioni alle istituzioni, quanto meno morbide e compiacenti?
Di fronte all’atto di impossessarsi illegittimamente di una proprietà altrui sarebbe sufficiente mettere in pratica il Dispositivo del Codice Penale dell’Art. 633 (Libro Secondo – Titolo XIII – Capo I ). Ma da ciò che traspare nella lettura dell’articolo mi sono detta che qui “gatta ci cova” : eggià a pensar male a volte ci si azzecca, e sospetto che sotto-sotto ci sia qualcosa di poco chiaro. Le signore intervistate formulano una “moderata” critica contro la giunta Abonante, tanto per buttare un po’ di “polvere negli occhi”. Ma danno per scontato che lì sono, e lì resteranno. Leggete: “Abbiamo trovato in queste mura ciò che cercavamo per ripartire e ciò che ci serve per rimanere, e non abbiamo intenzione di lasciarle. Identifichiamo nell’ex Circoscrizione una potenziale soluzione definitiva”. Ettecredo!!! Altra frase: “un’esperienza come quella della Casa delle Donne TFQ non può che arricchire la vita del campus universitario” . Ah ah….qui siamo addirittura alle comiche. Arricchire di che? Ora sta a vedere che salterà fuori un bel master di specializzazione, con le occupanti abusive come ‘caso di studio’, o magari libere docenti.
Solo in questa città le signore occupanti abusive restano impunite e possono dettare regole alle istituzioni. Ma tutte le associazioni che affittano sedi e pagano come dovrebbero sentirsi definire? (definizione impronunciabile). Tutto ciò fa capire che la città è in abbandono, consegnata a comportamenti di pura prepotenza. Su Corrieral un sondaggio in merito, “Casa delle Donne pubblica e gratuita?” il risultato: No8 2.35% – Sì17.65%. Ma il sì comanda, a quanto pare.
Voto: 0 (zero)

3) La partita Pam – Giunta Abonante/Comitato è finita 1-0, anche se i perdenti non intendono darsi per vinti e intendono fare ricorso. Una dichiarazione del legale del Comitato pone riflessioni: “Ora, però, faremo le nostre valutazioni rispetto a un possibile nostro ricorso al Consiglio di Stato visto che, ad oggi, secondo Aipo, quell’area è considerata esondabile e quindi non è possibile erogare il permesso a costruire”. Per l’Aipo l’area è esondabile e non ha fondi per intervenire, a meno che le opere di difesa vengano fatte a carico di chi utilizzerà tale area, come farebbe Pam. Perché invece la giunta Abonante vorrebbe edificare in quest’area addirittura il nuovo ospedale?
Sono settimane che Giunta comunale con politici PD e 5 Stelle anche regionali ‘martellano’ per l’area Pam, pur ritenuta assai più esondabile rispetto all’area Galimberti proposta dalla Regione Piemonte. Posto che, sia chiaro, Alessandria è città tra due fiumi, e il rischio ‘esondabilità zero’ non esisterà mai.
Riporto alla memoria di chi non vuole ricordare o finge di non sapere l’impegno di Pam sulla difesa arginale della Bormida in quell’area. Al “Capitolo sicurezza idrogeologica” del Piano Esecutivo di Pam (sito del Comune di Alessandria) Pam si farà anche carico delle opere idrauliche che consentiranno la messa in sicurezza nella zona a suo tempo già progettate e inoltrate ad Aipo, che a sua volta ha approvato un’opera che dovrebbe comunque essere realizzata ma, senza l’apporto di Pam, non si farà per mancanza di risorse pubbliche.
Il collaudo delle opere idrauliche dovrà arrivare prima dell’agibilità del fabbricato. Tutto questo era già stato reso pubblico, come pro memoria consiglio la lettura per intero di questo articolo. Si suppone che la Giunta Abonante fosse a conoscenza del Piano Esecutivo e del Capitolo Sicurezza, quindi perchè indicare l’area Pam per il nuovo ospedale sapendo che mancherebbero comunque i fondi per gli argini? E ancora: la Giunta ha chiesto al Comitato di cittadini che hanno firmato contro Pam se fosse d’accordo per la cementificazione di quell’area in ottica ospedale? Forse no e questo filmato di Svegliati Alessandria lo racconta: “Ospedale in zona Pam: qui si danno i numeri!”

E’ l’opinione di Giuseppe che si sente preso in giro per la “naturalezza” con la quale il primo cittadino ha ipotizzato il cambio di destinazione di questo spazio. Utile anche la lettura di questo articolo: “Alessandria e il Pa(m)sticcio all’italiana”. In conclusione: vedremo come andrà a finire si spera solo che Pam non chieda i danni che saranno a carico nostro e a fatto bene l’ex assessore (Bilancio Giunta Cuttica) Lumiera a proporre un principio di prudenza e trasparenza: “La sentenza del Tar Piemonte su Pam potrebbe avere conseguenze rilevanti per le casse dell’ente”. Immediata la risposta dell’assessora Perrone: “Sentenza polo logistico, assessora Perrone: Nessun obbligo risarcitorio da parte del Comune di Alessandria”. Pam perà non è un Ente benefico, ma un gruppo imprenditoriale indubbiamente penalizzato dalle decisioni degli amministratori alessandrini. Non resta che attendere le prossime puntate della vicenda.
Voto: 2