Bancomat nelle farmacie, sostegni alle imprese, dissesto idrogeologico: settimana da 2 a raffica! [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Sportelli Bancomat alle farmacie? In provincia e non solo sempre meno filiali e, soprattutto, sportelli Bancomat dove prelevare denaro contante. Anche il Covid ci ha messo il suo “zampino”, modificando con una velocità impressionante il rapporto tra banche e clienti. Oggi prelevare denaro contante sta diventando sempre di più un’impresa soprattutto nei quartieri e nei piccoli centri. Pare che la chiusura dei Bancomat sia legata al calo drastico degli sportelli bancari, una questione di risparmio per le banche che non vogliono più far fronte ai loro costi di gestione, invece di offrire maggiori servizi preferiscono chiudere. A settembre l’ennesimo allarme: “Sportelli Bancomat: calo drastico, sarà sempre peggio e sono i consumatori a pagarne le conseguenze”.
Il 2 novembre su Il Monferrato a pag. 8 si leggeva questo titolo, riferito a Casale: “Chiudono sportelli in città. Il Consiglio farà pressioni”. E’ una mozione presentata dal Consigliere Comunale Francesco Mazzucco (Difesa e Ripresa), che dopo un dibattito sulle competenze è stata approvata all’unanimità. L’Amministrazione casalese riproporrà un’azione attiva di confronto con le banche per mantenere almeno in parte i servizi. Mentre seguo queste problematiche, sul web ho trovato una notizia curiosa: “Il bancomat si aggrappa alle farmacie per evitare l’estinzione”.Il progetto Farmacash, basato appunto sulla diffusione di sportelli automatici all’interno delle farmacie, è nato in Umbria ma sicuramente si espanderà in tutto il paese. Conclusione: i servizi essenziali e garantiti nel paese hanno subito una grave metamorfosi, incertezza nei trasporti ferroviari capillari in ogni angolo d’Ialia, la sanità pubblica ci sta portando verso il privato a causa di lunghe liste di attesa, nel servizio postale oggi le poste sono banche, assicurazioni, telefonia etc. Stanno trasferendo parti di servizi degli Uffici Anagrafe Comunali ad altri soggetti esterni. E le banche? Prossimamente qui da noi in farmacia.
Voto: 2

 

2) Sostegni alle piccole imprese artigianali e commerciali per la chiusura obbligatoria Covid. Per il Governo e le Regioni, nei bonus peraltro molto avari per non dire iniqui a chi è stato costretto a tenere l’attività chiusa, non viene considerato il fermo impresa che comprende anche i bisogni materiali, necessari all’imprenditore per la sua famiglia. Lor signori dovrebbero arrivarci da soli che durante il fermo impresa di una attività dove la cassa rimane inesorabilmente chiusa, con nessuna immissione di scontrini e fatture, non esiste solo il problema di pagare l’affitto dei locali, e di spese di gestione come luce, acqua, riscaldamento, personale, scadenza di fatturato, rate, tasse etc.. Il titolare di un’attività artigianale e commerciale ha doveri di mantenimento verso la sua famiglia, e a quanto pare lo Stato e le Regioni non ne hanno tenuto conto. Perché questa pagella: ho raccolto la rabbia di un imprenditore che mi ha fatto leggere un Comunicato ricevuto dalla Regione: “Bonus Piemonte: aggiornamento sull’utilizzo del contributo”.
Si dice: “05 Agosto 2021 – Sono state ulteriormente aggiornate le indicazioni operative sull’utilizzo del Bonus Piemonte, il contributo a fondo perduto predisposto dalla Regione per sostenere le imprese colpite dal lockdown per l’emergenza Coronavirus, erogato a oltre 60.000 beneficiari in tutto il Piemonte. Il bonus può essere utilizzato esclusivamente per l’acquisto di beni strumentali, cioè beni durevoli come attrezzature e arredi, entro il 31 dicembre 2021. Maggiori informazioni alla pagina di Finpiemonte dedicata alla misura, dove è possibile consultare anche un elenco dettagliato sulle spese ammissibili”.
Qui vi è anche l’elenco dei beni strumentali, durevoli come attrezzature e arredi.
Nel documento ricevuto dall’imprenditore si legge questa parte: “Le spese devono essere effettuate entro il 31 dicembre 2021. Non è richiesto l’invio di un rendiconto, è però necessario conservare i giustificativi di spesa (fatture e scontrini o documenti equipollenti) dei beni e servizi acquisiti perché saranno svolte verifiche a campione sull’effettivo utilizzo”. Ciliegina sulla torta: “In caso di mancato rispetto delle regole sopra indicate, occorre procedere alla restituzione delle relative somme”. Assurdo! Un imprenditore che è stato costretto a tenere l’attività ferma riceve una miseria di bonus ed è costretto a spenderlo per un arredo o attrezzo di cui può non averne bisogno.
Visto che è un bonus a fondo perduto istituito per il sostegno delle attività economiche chiuse, l’imprenditore non avrebbe diritto di utilizzarlo come meglio crede? Le Associazioni di categoria che dicono?
Voto: 2

3) Solo due giorni fa abbiamo vissuto l’anniversario della nostra terribile alluvione, e negli stessi giorni abbiamo visto in tv le immagini di ciò che è accaduto in Sicilia con Catania e Siracusa investite da un disastro alluvionale che ha causato vittime, disperazione, danni. Uno scenario che noi conosciamo bene. Dare solo la colpa al maltempo è troppo comodo, come pure dare la colpa al cittadino che viene accusato di aver costruito sulla sponda di un fiume quando le Autorità locali glielo hanno permesso. La vera colpa è di chi è responsabile della gestione territoriale nel settore difesa del suolo. Nel caso specifico la Regione Sicilia e l’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia.
Aggiungo ai due Enti i Consorzi di Bonifica Siciliani. La Regione, l’’Autorità di Bacino e i Consorzi, hanno il compito di assicurare la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico. Non vado oltre perché l’ articolo del 27 ottobre che cito vale mille parole. Solo una domanda: che fine hanno fatto 789 milioni di euro? “La Sicilia non spende i fondi per i disastri idrogeologici. La relazione della Corte dei Conti evidenzia come non solo la Sicilia su 789 milioni ne abbia speso solo 28, ma Messina e Catania neanche un euro”.
Ho citato la Sicilia ma il testo vale anche per noi e per i fondi destinati al Piemonte, e ci arriviamo. La Corte dei Conti nella sua Relazione del 25 ottobre scorso in 124 pagine denuncia che i soldi per intervenire c’erano, e sono stati utilizzati poco e male. Anche le amministrazioni centrali dello Stato hanno le loro colpe come le Regioni a Statuto normale, peggio ancora le Regioni a Statuto speciale che hanno tra le proprie potestà esclusive la tutela del territorio e dell’ambiente e la gestione della lotta al rischio idrogeologico. La Corte evidenzia che molteplici sono i dissesti idrografici nelle Regioni nei vari mesi dell’anno ed è gravissimo che sia stato fatto poco e niente per prevenire rischi ripetutamente annunciati. Nella Relazione si legge che per quanto straordinari siano gli eventi meteorologici non vi è dubbio che i danni sono stati moltiplicati dalle condizioni fatiscenti dei sistemi idrici, e da interventi sul territorio che hanno compromesso irrimediabilmente gli equilibri tra la natura e gli insediamenti umani. La Relazione per chi vuole approfondire: “Gli Interventi delle Amministrazioni dello Stato per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico Delibera n. 17/2021/G [1,283 MB PDF]”. Alla Sicilia, Regione a Statuto speciale, 759 milioni di euro, al Piemonte sono stati destinati 309,75 milioni, alla Liguria 451,63 e alla Lombardia 598,54. L’ elenco dei fondi alle Regioni si trovano nelle pag. 26/27. Da pag. 91 a pag.100, ci sono informazioni sul PNRR (la governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), da pag. 101 a pag.104 si legge delle Autorità di Bacino Distrettuali, la lettura completa è interessante perché cita i fondi che vengono erogati e poi spesi: ma a pro di chi? Buona parte delle risorse se ne vanno tra stipendi, consulenze, progettisti. Faccio notare che le relazioni/denunce della Corte dei Conti non vengono prese in considerazione da nessuno dei responsabili. Sono anni che le leggo, sull’ambiente, rifiuti, idrogeologico e non succede mai nulla di concreto. Forse sono tante, groppe pagine, e chi di dovere è impegnato in altro e non ha il tempo di perdere quel tempo necessario utile per far funzionare il paese.
Voto: 2