Plastic tax: un ‘tornado’ per la provincia di Alessandria? [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

 

Tra le specializzazioni produttive della provincia di Alessandria la plasturgia occupa una posizione di rilievo.

Il polo della plastica si sviluppa principalmente nella fascia compresa tra Alessandria e Tortona e si caratterizza per un radicamento della PMI nel tessuto locale con punte di assoluta eccellenza, quali il Gruppo Guala, fondato negli anni ’50, quando l’industria della plastica vedeva i suoi albori nel nostro paese. Anche nel Casalese e nell’Ovadese sono localizzate alcune imprese leader. Il 75% del fatturato deriva dalle prime 5 aziende del settore tra cui il Gruppo Guala, Vibac di Ticineto, Alpla di Tortona, Safta di Castellazzo Bormida e HUHTAMAKI FLEXIBLES di Carbonara Scrivia.

La plasturgia, grazie agli stabilimenti di lavorazione del PET e packaging occupa una posizione di spicco nei mercati mondali, confermata dall’andamento dell’export che, eccetto per il 2009, ha sempre mostrato una crescita, arrivando a superare il mezzo miliardo di euro nel 2018. Gli indicatori di redditività mostrano un buon andamento per quanto riguarda l’Ebitda su fatturato, mentre la redditività degli investimenti e dell’attivo negli  ultimi anni sono state altalenanti.

Le transizione verso materiali riciclabili è d’obbligo per la sopravvivenza e lo sviluppo del settore,  considerando anche le scelte dell’Unione Europea riguardo alla plastica monouso, prese per la salvaguardia dell’ambiente.

Ma come ogni transizione va guidata ed accompagnata.

La plastic tax produrrebbe serie ripercussioni sulle aziende del settore, che si troverebbero costrette a riduzioni di personale, e a fare ricadere le conseguenze della nuova tassa sui propri clienti, e sui consumatori finali. Gli occupati del settore nel nostro territorio sono oltre 3.700, in Piemonte più di 24.000.

 

Oltre ai consumatori e all’industria, anche la sanità pubblica dovrebbe affrontare un aumento dei costi dei materiali monouso: e non parliamo di forniture di poco conto!

Le imprese del settore plastica versano già al Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica dai 150 ai 500 euro a tonnellata, in relazione alla difficoltà di raccolta e riciclo dei prodotti.

Per il 2020 le liste sono state così ridefinite, tenendo conto anche dell’aumento del valore medio del contributo ambientale per gli imballaggi in plastica, da 263 a 330 /t:

  • FASCIA A – Imballaggi con una filiera di selezione e riciclo efficace e consolidata da circuito “Commercio & Industria”: 150,00 /t
  • FASCIA B1 – Imballaggi con una filiera di selezione e riciclo efficace e consolidata da circuito “Domestico”: 208,00 /t
  • FASCIA B2 – Imballaggi con una filiera di selezione e riciclo in fase di consolidamento e sviluppo – da circuito “Domestico” e/o “Commercio & Industria”: 436,00 /t

FASCIA C – Imballaggi non selezionabili/riciclabili allo stato delle tecnologie attuali: 546,00 /t

Le imprese del settore versano globalmente al Conai un contributo pari a 450 milioni di euro, di cui 350 milioni destinati ai Comuni per la raccolta differenziata: si tratta di una vera imposta di scopo.

La plastic tax a questo punto si configura come una doppia imposizione, e come un’evidente distorsione sotto il profilo economico. Inoltre il suo gettito non va a finanziare iniziative di ristoro ambientale.

Il nostro paese più che di nuove imposte che penalizzino le sue specializzazioni produttive ha bisogno, invece, di una nuova stagione di politica industriale che aiuti e incentivi i materiali riciclabili, spingendo le aziende (con forme di credito di imposta quali il patent box o una riproposizione della legge Sabatini) a investire nella ricerca e a rimodernare gli impianti produttivi.

La ricerca in tale settore può svolgere un ruolo importante: in provincia di Alessandria, ad esempio, da ormai 20 anni opera Proplast (consorzio a partecipazione pubblico/privata tra i cui soci ci sono Regione, Provincia e Comune, 12 Università e circa 100 imprese posizionate lungo tutta la filiera), la cui sede è nel Distripark di Rivalta Scrivia, che persegue una stretta integrazione con il sistema locale focalizzata su tre aspetti: ingegneria di prodotto e di processo, sostenibilità ambientale e esteticità.