In memoria di Bette Hill, power woman [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 
A onta di ogni suggerimento che i loro mariti possono dare, per lo più le mogli dei piloti sono indubbiamente nervose. La terapia standard è di accompagnare i mariti, di guardare fissamente i cronometri e di tenere il conto dei giri. Come Bette Hill (la moglie di Graham) mi disse una volta: “mi dà qualcosa da fare. Non potrei guardare Graham mentre compete con qualcuno. Non sono una di quelle mogli che se ne sta lì senza fare niente. Io appartengo alla squadra.” Pur avendo tre bambini piccoli, la signora Hill riesce a partecipare a tutti gli avvenimenti. La madre e il suocero sono di solito disposti ad andare in casa di Graham, a Mill Hill, per darle il cambio. (da ‘Veloci e furiosi’, 1968)
Ancora oggi, a 46 anni suonati, Hill ha fama di essere un incallito don Giovanni. Ma Graham è molto legato alla famiglia: la moglie Bette lo segue a tutte le sue corse ed è la più abile cronometrista ai box, mentre lui trova sempre il tempo per divertire i tre simpaticissimi figli. (da ‘La formula più lunga’, 1975)
Bette Hill, nata Shubrook, vedova di Graham, madre di Damon, Samantha e  In memoria di Bette Hill, power woman [Lettera 32] CorriereAl 1  Brigitta, nata nel 1926, è morta l’8 dicembre. L’ha ricordata il figlio Damon, su Twitter, in modo molto simpatico: “era sopravvissuta alla Formula 1, al Blitz (i bombardamenti della seconda guerra mondiale), a me, a Graham, e aveva gareggiato nel canottaggio per l’Inghilterra… Power woman”.

La ricordiamo perché è stata moglie e madre di campioni del mondo della formula 1, “baffo” Graham nel ‘62 e nel’68, il figlio Damon nel ‘96 dopo un grandissimo duello con Schumacher. Un articolo del 1958, peraltro, parlava del debutto di Graham ricordando che era sposato con la campionessa di canottaggio, insomma era lei quella famosa anche se poi, negli anni sessanta in cui il ruolo delle donne nelle corse era poco più che decorativo, seppe fare un passo indietro, peraltro ritagliandosi il ruolo della migliore tra le mogli che allora stavano ai box armate di cronometro a seguire così i giri dei mariti, in anni in cui ogni corsa poteva davvero essere l’ultima, e chi accompagnava i “cavalieri del rischio” (la definizione era di Enzo Ferrari) doveva avere nervi altrettanto saldi di chi guidava quelle vetturette follemente pericolose.

In memoria di Bette Hill, power woman [Lettera 32] CorriereAlGraham Hill resta uno dei personaggi più affascinanti della storia della formula 1: “È il gentleman del mondo dei gran premi. Alto, distinto, i capelli lunghi sul collo, sottili baffetti… una verve tipicamente inglese. È uno dei grandi: due volte campione del mondo, primo a Indianapolis nel 1966, cinque volte vincitore sull’insidioso circuito di Montecarlo, ostico persino al grande Clark. Oggi corre per divertimento… il pubblico impazzisce ancora per lui, lo acclama, lo assedia nei box. Graham Hill è un esempio di pilota simpatico… racconta divertenti storielle con humor, si diverte a prendersi in giro per suscitare ilarità. È molto intelligente, impegnato nell’organizzazione di opere di beneficienza… È molto sportivo, ama il golf, il tiro al piattello, il cricket, che gioca spesso con il principe Carlo, e il canottaggio. Possiede un Piper-Atzec che guida personalmente.” (ancora ‘La formula più lunga’)

Quando nel 1969 Graham Hill volò, letteralmente, fuori dal circuito di Watkins Glen fratturandosi entrambe le gambe, ebbe la forza di scherzare: “dite a Bette che per un paio di settimane non potrò portarla a ballare”. Insomma, ci voleva una “power woman” per stare al suo fianco, fino a quel che successe una notte di fine novembre del 1975.

Graham si era finalmente ritirato a 46 anni (aveva anche iniziato a correre tardi, In memoria di Bette Hill, power woman [Lettera 32] CorriereAl 2d’altronde prese la patente ventiquattrenne – altri tempi), dopo essere stato il primo a vincere la “triple crown”: il mondiale F1, Indianapolis e Le Mans. Nessuno ha per ora eguagliato questa impresa.

Era proprietario del suo team, sponsorizzato dalla marca di sigarette Embassy. Aveva ingaggiato un giovane pilota inglese molto promettente, Tony Brise, e appena presentato una nuova vettura, la seconda a portare il suo nome ma la prima originale (dopo uno chassis prodotto dalla Lola), con una forma molto particolare delle fiancate trapezioidali. Di fatto il primo a guidarlo sarà Damon, trent’anni dopo, all’esibizione del 2005 di Goodwood.

Dopo una sessione di prove nel sud della Francia, nella notte del 29 novembre 1975 infatti il Piper-Atzec pilotato da Hill, tentando di atterrare nella fitta nebbia londinese si schiantò contro gli alberi. Proprietario, pilota, e praticamente tutti gli altri componenti della scuderia morirono. Damon, quindicenne, seppe la notizia da un notiziario alla tv. Lui, le sue sorelle e Bette vivevano agiatamente in una tenuta con quindici stanze. Finì quella notte. Graham non era assicurato, e tutti i beni della famiglia furono impiegati per ripagare le famiglie degli altri morti nell’incidente aereo.

Iniziò una nuova vita, ben diversa, ma chi più di tutti aiutò i suoi figli a farcela (e Damon a diventare lui pure un campione del mondo) fu proprio Bette. Power woman.