Paolo Bellotti fa la valigia e saluta tutti: “Addio Alessandria, vado a vivere ad Alghero”

Il Master sul turismo proclama alla Fiera di San Baudolino [Centosessantacaratteri] CorriereAlLo abbiamo incontrato per caso, pochi giorni fa, in via Dante: “Un caro saluto a te e ad Alessandria. Sto facendo la valigia: vado a vivere e lavorare ad Alghero, in Sardegna”. Poi qualche battuta amichevole, e la ripromessa di rimanere in contatto.

Paolo Bellotti, è figura nota ad Alessandria per il suo pluridecennale impegno amministrativo in Comune (consigliere la prima volta a 21 anni, nel 1981, e congedo dai banchi di Palazzo Rosso nel 2012; ‘nel mezzo’ anche presidente del Cissaca, e molto altro),
oltre che per un mestiere certamente particolare e impegnativo come quello di educatore carcerario, e da qualche anno anche per il suo impegno come scrittore.

Per annunciare il suo addio ad Alessandria (scelta privatissima, ma indubbiamente anche capace di interessare e far discutere tanti) Bellotti ha scelto lo strumento ‘social’ per eccellenza, ossia facebook.

Ecco le sue parole: “Carissimi amici di FB, Venerdì partirò per la città di Alghero e lascerò la città di Alessandria, città nella quale sono nato e dove ho vissuto per ben 57 anni. Non c’è mai un unico motivo per decisioni così radicali: vicende personali, motivi di lavoro e infine non vi nascondo anche un certo disinnamoramento per la mia città. Per essere oggi “disinnamorati” bisogna però prima essere stati “innamorati” e io innamorato di Alessandria lo sono stato per davvero. E come non potevo esserlo. In questa città sono nato ( e lo continuerò a rivendicarlo con orgoglio) nelle case popolari di via Parnisetti, considerato il allora parte del bronx cittadino. L’attuale corso Romita non era neanche asfaltata e subito dopo i capannoni di “Maldini” iniziava l’aperta campagna, in nostro West. Ho visto nascere il quartiere Europa, che in là negli anni avrei considerato da amministratore pubblico come un “perfetto disegno urbanistico” in grado di integrare contesti benestanti con realtà difficili come le case popolari di via Tonso, nato con un giusto equilibrio per servizi e zone verdi. Tutt’altra storia dello schifo urbanistico di via Gandolfi, esempio di una architettura che ha voluto rilegare ai margini, addirittura con una strada chiusa, le persone provenienti da contesti sicuramente non benestanti. Ho amato questa città sopratutto quando l’ho amministrata, sia da giovanissimo assessore che da presidente dei servizi sociali. ( in realtà non so quanto ricambiato). L’ho sentita distante quando, non curante delle raccomandazioni della mia compagna di allora, ho intrapreso insieme ad altri la battaglia per impedire che le ditte coinvolti con l’ndrangheta ponessero nella nostra città le loro future basi operative. In quel frangente ho incontrati tanti amici che ci hanno aiutato e sostenuto ma ancor di più ho incontrato l’indifferenza di molti. Ho molti ricordi legati alle stanze del Palazzo Rosso, le lotte e gli interventi ( oggi mi viene da pensare quasi tutti inutili) che dai banchi dell’opposizione ho cercato insieme a pochi altri consiglieri di condurre quasi sempre in solitaria. Poi gli errori politici,per lo più fatti per pura ingenuità, e che per alcuni dei quali ancora oggi mi vergogno profondamente. Ma non sono le stanze del palazzo (per me comunque importanti!) che voglio portare nella mia valigia dei ricordi: in quella valigia vorrei metterci il negozio di Gino il ciclista situato in piazza Garibaldi, e poi di Miglietta in via Isonzo, dove ci portavamo a “truccare” le nostre moto comprate sempre (noi ragazzi delle case popolari) di seconda mano. Il “Buco” di piazza Marconi e la sua incredibile farinata e la pizza “ con o senza acciughe”, e i primi Hot Dog comprati al Settebello di corso Crimea. Le persone, gli amici di una vita e i compagni di molte battaglie li potrò e li vorrò ancora sentirei : sono invece i luoghi, e le mozioni che ti può dare una strada o una piazza che non puoi portarti con te. Alessandria, questa città maledetta, che quando ci vivi dentro la trovi piena di difetti ma che sai già che quando te ne andrai ti mancherà già dal giorno dopo. Grazie a tutti gli amici che in tutti questi anni mi hanno sostenuto nelle battaglie sociali e politiche, molte volte abbiamo perso e raramente abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, ma penso che comunque ne sia valsa la pena. Un abbraccio a tutti voi, e se me lo permetterete vi vorrei portare tutti con me. Paolo”.

Alzi la mano chi, per un aspetto o per l’altro, non ha provato un po’ di Alessandria in campo al Mocca contro l'Olbia. Orgoglio Grigio: "fallimento sportivo, Sensibile principale responsabile" CorriereAl 1emozione, se non commozione, nel leggere queste righe. Fra i tanti commenti di persone note e non abbiamo scelto quello di un amico di Paolo Bellotti, e di CorriereAl, Simone Lumina, che così si esprime: “L’amico Paolo Bellotti lascia Alessandria per la Sardegna. Due righe per salutare “un ragazzo” che per trent’anni,ha caratterizzato la vita politica cittadina.Si puo’ essere stati o meno dalla sua parte,ma e’ innegabile che Paolo abbia rappresentato un modello di politico appassionato e onesto,lontano da quei cliche’ oggi appicicati addosso a chiunque appartenga a quel mondo.La nostra ultra quarantennale amicizia e’ passata indenne attraverso battaglie e comitati, e nemmeno “le svirgolate” politiche (devo anche prenderti un po’ in giro!) hanno intaccato il nostro rapporto e di questo ne vado fiero,considerando l’odio e il rancore che gira oggi intorno alla politica,rendendo l’amicizia tra “avversari” un valore quasi impraticabile.Hai fatto centro anche come scrittore,fai un lavoro che ti piace e che tra qualche giorno potrai svolgere di fronte al mare di Alghero. Mi mancherai, mancherai alla città, e ai giornali mancheranno le tue vivaci polemiche. Che dire caro Paolo Bellotti,se non… buona fortuna!
E quando ripasserai da queste parti,non scordarti Cannonau e filu ferro!”.

Non possiamo che unirci, caro Paolo, al saluto di Simone, e di tanti alessandrini. Nella convinzione, però, che non sparirai del tutto, perchè hai Alessandria nel cuore. Aspettiamo allora le tue ‘lettere da Alghero”.

 

Ettore Grassano