Barberis: “Costruiamo un’altra Europa, diversa da quella delle banche e dei tecnocrati”. E su Alessandria: “E’ il momento di osare: dentro il PD si muoverà qualcosa?”

Barberis estateL’ultima chiacchierata di CorriereAl con Giorgio Barberis, lo scorso inverno, suscitò non poche reazioni nel mondo politico cittadino, per la bocciatura ‘secca’ dell’amministrazione Rossa, ma soprattutto per quel riferimento ad un ‘comitato di salute pubblica’, e comunque alla necessità di andare oltre a steccati ideologici un po’ datati, costruendo per il 2017 un progetto, se serve anche ‘trasversale’, capace di dare nuovo fiato e sviluppo ad Alessandria: perché insomma torni ad essere una città in cui ha senso vivere, “e progettare un futuro non solo individuale, ma collettivo”. In pochi mesi, lo scenario generale (più che quello alessandrino: ma Alessandria in quello necessariamente si muove e muoverà) è evoluto non poco: lo choc delle recenti elezioni amministrative, quello recentissimo e ancora più forte della Brexit, le elezioni politiche in Spagna (urne chiuse da poche ore, la chiacchierata con Barberis è ovviamente antecedente) sono tutti elementi che indirettamente condizioneranno anche le scelte di casa nostra. Non solo: se fino a qualche mese fa Renzi appariva un inteprete della modernità (nell’accezione positiva o negativa che ognuno poteva dargli: e Barberis è dall’inizio molto critico nel valutare l’operato dell’attuale premier, “salvo forse le politiche europee, in cui peraltro è forse stato avvantaggiato dal contesto: comunque qualcosa di decente ha fatto”), oggi il futuro politico dello ‘statista’ toscano appare quanto mai in bilico, legato a doppio filo all’esito del referendum costituzionale di ottobre.

 

Professor Barberis, non possiamo che partire dal Brexit: se l’aspettava?Gran Bretagna
In realtà pensavo che alla fine potesse prevalere l’opzione “remain”, ma c’erano tutti gli elementi per attendersi un risultato come quello che si è determinato, e che apre scenari inquietanti non solo per l’Unione Europea, ma anche per la tenuta stessa della Gran Bretagna (con l’esplodere della situazione in Scozia e nell’Irlanda del Nord). Del resto, il mio impegno politico attuale è all’interna del gruppo dell’Altra Europa con Tsipras e della Sinistra Europe, e già parlare di un’Europa “altra” fa comprendere il mio punto di vista. No all’Unione Europea dei tecnocrati e dei burocrati, che porta avanti accordi capestro per i popoli, come il TTIP  o come le vessazioni al popolo greco e le politiche di austerity.
Ma anche no ai nazionalismi, e ad una ‘chiusura’ su se stessi, per paura dell’ignoto, da parte dei singoli stati membri. Vedremo quali saranno le conseguenze del referendum britannico: certamente però oggi è impensabile fermare certe dinamiche globali che hanno bisogno di risposte su un livello internazionale. Invece di anacronistiche chiusure, rilancerei lo slogan dei libertari e degli anarchici di inizio novecento: “nostra patria è il mondo intero”. Vero però è che da vent’anni si è avviato un processo di spostamento globale di merci, risorse finanziarie, persone che oggi vengono decise e governate da pochissimi. E questo naturalmente è un modello da rigettare, e modificare in profondità.

Alexis Tsipras, Pablo IglesiasQuando pubblicheremo l’intervista si conosceranno anche i risultati delle elezioni politiche in Spagna…
Auspico una significativa affermazione di Podemos: una forza nuova e importante, capace di portare avanti in chiave moderna valori e progetti socio economici di sinistra. Anche se temo che anche in Spagna il risultato post elettorale possa essere un sostanziale ‘stallo’. Tuttavia Podemos in Spagna, e Syriza in Grecia (pur con tutti i ricatti cui Tsipras è stato sottoposto) rappresentano due esperienze fondamentali per chi vuole costruire un’Europa unita, ma radicalmente diversa da quella attuale.

Però, professore, in Italia una proposta politica nuova a sinistra fatica a decollare: elezione dopo elezione, l’impressione è sempre quella di un motore ‘imballato’, fermo ai box: non è che quello spazio è stato ormai definitivamente occupato dal Movimento 5 Stelle?
Non credo, e anzi sono convinto che nei prossimi mesi a sinistra, anche dentro il PD, qualcosa debba succedere: non posso rassegnarmi all’idea di un PD ostaggio del renzismo, perché so che in quel partito ci sono anche persone, e intelligenze, che la pensano ben diversamente. Ai 5 Stelle ho sempre prestato grande attenzione, dall’inizio: credo che abbiano grandissimi meriti, soprattutto quando percorrono la strada della partecipazione, del coinvolgimento delle persone comuni in politica, non per interesse personale ma per rendere migliore la società in cui viviamo. Molto interessante anche il loro modello di interazione on lin. Lo dico spesso quando si discute con un po’ di nostalgia, forse eccessiva e acritica, dei vecchi partiti di massa: il Pci non c’è più, facciamocene una ragione!

Semmai il punto è che le piattaforme tecnologiche utilizzate dai 5 Stelle spesso danno l’impressione di essere tutt’altro che democratiche: chi le controlla? Chi verifica che le proposte, i dati e i risultati non siano manipolati a piacimento?

Barberis raccolta firmeSul referendum costituzionale il suo è un no forte e chiaro?
Assolutamente: e occorrerà ribadirlo in tutti i contesti possibili, da qui a ottobre. La riforma Renzi è sbagliata, pericolosa, antidemocratica. Se passasse, il bilanciamento dei poteri su cui è fondata la nostra democrazia verrebbe meno, con tutte le conseguenze del caso. L’andamento delle recenti elezioni amministrative, del resto, evidenzia abbastanza nettamente che gli italiani sono alla ricerca di forte cambiamento, ma che in questo processo Renzi non rappresenta il cambiamento stesso, ma la peggior continuità con il passato berlusconiano. Oggi contro Renzi, o meglio contro le sue riforme malfatte e in difesa della costituzione italiana c’è un cartello molto eterogeneo di forze, partiti, movimenti. Non possiamo pensare che si tratti di un cartello elettorale: è un’alleanza di tappa, per dire no a queste riforme. Poi si dovrà aprire un cantiere di riforme vere, perché naturalmente nessuno sostiene che l’immobilismo sia la miglior soluzione.

Lei personalmente che legge elettorale gradirebbe?urna-elettorale
Il modello tedesco, ossia un proporzionale pure, con uno sbarramento ad una soglia piuttosto bassa: perché davvero tutte le posizioni possano trovare una loro degna rappresentanza.

 

Parliamo dei Millennials professor Barberis, ossia dei ragazzi che sono oggi all’Università, o che ne sono usciti da non molto: i venti trentenni di oggi insomma, come sono? Lei li incontra stabilmente, per lavoro: e contribuisce a formarli…
Precisiamo che ne incontro una parte, quella più alfabetizzata e che sceglie di frequentare l’università. Posso dire che fra di loro ci sono davvero tante intelligenze di valore: persone capaci, riflessive, in grado di offrire alla società nel suo complesso un contributo importante. Il punto è come, e dove. Sicuramente si tratta di generazioni cresciuti con valori molto individuali: tutto ciò che fanno, e studiano, lo finalizzano ad un risultato personale. Ma questa non è una colpa: è il risultato delle dinamiche storico-sociali in cui sono cresciuti. Altro aspetto: non è vero che questi ragazzi e ragazze non amino la politica. Semmai non si riconoscono nei partiti, e cercano forme di politica diverse: l’associazionismo, i centri sociali, naturalmente anche il Movimento 5 Stelle di cui abbiamo detto. E poi, non scordiamocelo, sono generazioni profondamente europee, e internazionaliste: credo siano loro, oggi, i più colpiti e preoccupati per il fenomeno di ‘chiusura’ nazionalista di cui Brexit è la manifestazione più evidente.

ErasmusCioè sono anche loro spesso dei migranti, per quanto di lusso?
Certamente di lusso, se paragonati alle masse di disperati che arrivano da noi con i barconi, rischiando la pelle. Ma sono comunque, anche i nostri giovani con laurea, persone abituate a muoversi per costruirsi un futuro migliore là dove possono, dove intuiscono esserci delle opportunità. Questo è un fenomeno ancora forse sottovalutato, ma reale: è ormai imponente il numero di giovani italiani, anche alessandrini, che intepretano il loro futuro in una dimensione quanto meno europea.

Il che ci porta ad Alessandria, professore: città di anziani che giocanoComune Alessandria basso alto ovviamente in difesa, e di ragazzi e ragazze o sfiduciate, o appunto con la valigia in mano. Nel 2017 si vota: per cambiare? E come?
Ovviamente lo scenario socio economico che abbiamo descritto non può essere determinato solo da un sindaco, o da una giunta. Questo però non toglie che gli ultimi 4 anni di amministrazione del centro sinistra a trazione PD/Rossa siano stati fallimentari. Zero partecipazione dal basso, scarsissima trasparenza, la sensazione di un sempre più ampio solco tra il Palazzo e la città, nonostante i presupposti promettessero altro. Serve voltare pagina rapidamente, con un progetto chiaro, concreto, costruito dal basso e condiviso con gli alessandrini.

Ci faccia capire meglio: ci sarà un candidato di sinistra in campo, o è possibile qualche convergenza su un candidato ‘altro da voi’, ma che deciderete di sostenere, appunto, con pragmatismo?
Capisco che viviamo nell’epoca dei leader, nazionali e locali, più che dei programmi. Ma a me piacerebbe partire da lì: da una serie di obiettivi molto concreti, e realizzabili, per invertire la rotta, e ridare ad Alessandria un senso e un progetto condiviso. Oggi ovunque ci giriamo respiriamo soltanto delusione, amarezza, senso di disagio e abbandono. Sia chiaro: per ambire a gestire una città come la nostra, in queste condizioni, serve una squadra davvero di valore, e forse una certa vocazione al martirio da parte del futuro sindaco. Credo che, se condivideremo i contenuti di un progetto serio e realizzabile, potremo anche appoggiare un candidato o candidata con un dna non ncessariamente di sinistra. Se viceversa non si arriverà a questa sintesi, allora la sinistra alessandrina proporrà un suo candidato, non solo di rappresentanza ma intenzionato ad incidere.

Immigrati LampedusaL’immigrazione è un tema, forse il tema, che sembra allontanarvi da altre forze, con cui invece condividete la critica forte e decisa all’attuale amministrazione. Può essere un ostacolo ad un accordo elettorale?
Dipende: l’accoglienza è un valore su cui non si possono accettare atteggiamenti provocatori. Personalmente sono per soccorrere sempre tutti, a prescindere: anche se naturalmente concordo sul fatto che sia necessaria una politica di accoglienza e integrazione reale, e questa è questione non affrontabile da un singolo sindaco, e forse neppure da un singolo paese: è l’Unione Europea, se questa realtà ha e dovrà avere un senso, a doversene occupare, prospettando soluzioni. Il sindaco di Alessandria però, anziché lasciarsi andare ad affermazioni demagogiche, appelli all’esercito e simili, dovrebbe affrontare, gestire e limitare il disagio nella propria città.

 

Barberis, lei è anche appassionato osservatore e commentatoreCurva Nord calcistico, in particolare dei Grigi. Che stagione ci aspetta?
Il calcio è uno splendido sport, ma anche un fortissimo elemento identitario, e da questo punto di vista la gestione Di Masi ha già vinto, nel senso che ci ha restituito l’orgoglio di essere tifosi dell’Alessandria. Il nuovo allenatore, Braglia, mi pare scelta adeguata, con alle spalle esperienze e successi di tutto rispetto. Attendiamo le scelte del calcio mercato, ma credo davvero che l’obiettivo della società rimanga la serie B, per cui ci sono tutti i presupposti per un nuovo campionato di vertice. La nostra è una piazza difficile, esigente: ma sono certo che anche quest’anno i tifosi non faranno mancare il loro apporto, che è fondamentale.

 

Ettore Grassano