La lenta parabola dei sindacati [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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Parole d’ordine – contrattazione, occupazione, pensioni – uguali per tutti. In quasi tutti i maggiori centri del Piemonte non mancano i cortei, con musica, e i comizi finali. Cgil, Cisl e Uil rispettano il copione del Primo Maggio. Appuntamento rituale, ma non più un momento di coinvolgimento di lavoratori e cittadini. Le ultime manifestazioni ad Alessandria hanno visto raggiungere con fatica un numero accettabile di adesioni, quelle sufficienti a non fare sfigurare la triplice nel momento delle foto di rito. Immagini che se si osservano con attenzione evidenziano però molti vuoti tra le fila di iscritti e dirigenti sindacali, come è avvenuto ancora alcuni anni fa per l’edizione ospitata al parco di Marengo. Poi la festa del primo maggio, diventata itinerante in provincia, è sempre stata più un affare di pochi che un evento di massa. Intanto l’edizione 2016 sbarca ad Alessandria.

Una scelta motivata così da Cgil, Cisl e Uil: “Da qui vogliamo lanciare un messaggio forte e chiaro a tutta la cittadinanza. Da questa piazza vogliamo far partire un cammino comune che ha bisogno del gioco di squadra di tutte le forze sociali, istituzioni, sindacati e imprese, per valorizzare le grandi potenzialità di questa provincia, ancora sottodimensionate. Solo così potremo tornare a parlare di un cambio di rotta”. Ad Asti, Novara, Torino, Biella, Vercelli, e anche a Novi Ligure non mancano i cortei. Ad Alessandria, no. Tutti direttamente in piazzetta della Lega per ascoltare le parole del sindaco del capoluogo, Rita Rossa, di alcuni lavoratori e di Sergio Didier, segretario generale della Cisl di Alessandria – Asti (spetta a questa organizzazione l’intervento conclusivo in base al principio della rotazione). La musica è affidata alla Banda del Comune di Alessandria, c0me recita il comunicato stampa unitario. Una cornice istituzionale pacata e tranquilla per un momento socioeconomico che tranquillo certo non è. E appaiono sempre più lontani, a dispetto dei pochi anni trascorsi, gli eventi che nel cuore di Alessandria hanno portato migliaia di lavoratori, centinaia di cittadini, rappresentanze di altri territori.

Quella dei sindacati appare una lenta parabola. L’adesione agli scioperi oggi èCgil Cisl Uil in realtà bassa, anche se l’autocelebrazione impone percentuali sempre altissime e successi che ricordano quelli sovietici, mentre di autocritica non si parla e nemmeno di rinnovamento autentico (quello anagrafico sembra a volte una scelta di facciata, non di sostanza), tranne ovvie eccezioni. Lavoro sempre più precario, invecchiamento della popolazione, flessibilità e recessione, nuova economia mondiale, rivoluzione digitale: quanto c’è di tutto questo nelle rivendicazioni (in parte legittime e doverose nel rispetto del ruolo sociale) delle organizzazioni confederali? Quanta capacità esiste di analizzare, studiare, elaborare, capire cosa accade nel mondo reale? Cgil, Cisl e Uil ad Alessandria rilanciano le richieste dei ‘tavoli’, sollecitano l’ennesima cabina di regia, parlano di Atmcammino comune e di gioco di squadra. Ma su percorsi come il passaggio della liquidata Atm al Gruppo Amag restano timidamente nell’angolo, in attesa che i decisori pubblici presentino non solo il conto, ma anche il pacchetto completo. Le crisi industriali sono costantemente rincorse, si parla di successo di fronte a una cassa integrazione, a un ridimensionamento, a una ennesima riduzione di organico. Ma quando i processi si sono innescati, i sindacati e i loro rappresentanti interni, dove erano?

Esemplare la vicenda Bauli – Bistefani dove era tutto scritto già quasi tre anniBistefani stabilimento fa, ma le parti sociali e gli amministratori locali si sono spellati le mani per una acquisizione che già scricchiolava nelle prime settimane successive alla firma e oggi hanno eretto barricate forse rivolte più a salvare residuali rendite di posizione che lavoratori e occupazione.

Appuntamento ad Alessandria, intanto. Per un primo maggio in piazzetta della Lega. Bandiere, musica, discorsi. E poi a pranzo.