L’Eco di Umberto [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso.

La scorsa settimana con le classi prime medie ho trattato di Medioevo.
Abbiamo parlato di canto gregoriano, di tetragrammi, di libri, di piume d’oca e di amanuensi.
Non è facile far comprendere ai ragazzini un’epoca così lontana, lo stile di vita, le abitudini, l’organizzazione sociale. Soprattutto non è facile arrivare all’ascolto della musica sacra e profana di allora senza strappare una risata, una presa in giro, una parodia.
Si gioca dunque d’anticipo oppure si trova un riferimento assoluto.

“Qualcuno di voi ha visto il film Il nome della rosa?”
Sguardi silenti e bocche mute.
“Magari i vostri genitori hanno un libro con quel titolo?!”
Nulla.

Facciamo il conto della serva.
Il libro è stato pubblicato nel 1980.
Il film è uscito nel 1986.
I genitori dei circa cinquanta ragazzini hanno mediamente quaranta/quarantadue anni.

ecoflexDa studenti universitari utilizzavamo il viaggio in treno per leggere; tra le altre cose leggevamo La bustina di Minerva in cui un Umberto Eco di mezz’età castigava e stigmatizzava la classe politica della Prima Repubblica.
A Il nome della rosa devo la mia attenzione alla lettura e al gusto della parola.
Ne rileggo stralci, di tanto in tanto, e ne esco sempre più ricco.

“Allora, ragazzi, voi dovete immaginare un’abbazia e un villaggio. Intorno delle mura che proteggono la vita dei frati. Ma un giorno hanno inizio delle morti sospette. Sapete chi chiamano per investigare? L’agente 007!”
“Che figo!”
Missione compiuta!

Oggi Umberto Eco ha raggiunto la sua rosa.
E io, nel mio piccolo, cerco di ricordarne l’opera.
Con i pochi mezzi di cui dispongo continuerò a far risuonare il suo nome.