Il Castello di Monteu Roero tra arte, cultura e mistero [Il gusto del territorio]

Roero Castellodi Eleonora Scafaro

 
Il Castello di Monteu Roero, immerso tra le colline del Roero, che si affaccia sui paesaggi vitivinicoli patrimonio Unesco.

Il 17 e il 18 ottobre, dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18, in occasione della manifestazione ‘Castelli aperti’, Berta, famiglia di distillatori piemontesi che, alcuni anni fa, ha voluto fortemente l’acquisto dell’antico maniero per renderlo visibile, aprirà le porte del castello per un’immersione tra arte e cultura.

I visitatori potranno scoprire un gioiello da pochi conosciuto: giardini, stanze, salotti e sculture da troppo tempo celate, dimenticate e non ammirate come meritano.

Una biblioteca poi, all’interno di Monteu, potrà incuriosire e soddisfare gli appassionati di letture e libri antichi grazie alla collezione di volumi di storia millenaria.

Il Castello, inoltre, diventerà anche la splendida scenografia per scoprire e assaggiare le i prodotti della Distilleria Berta.

Un altro prezioso gioiello del territorio patrimonio mondiale dell’umanità è finalmente stato riscoperto, rendendolo fruibile ai visitatori.

Da tempo non visibile, il castello di Monteu Roero veniva anticamente chiamatoRoero castello 2 Monte Acuto per la posizione strategica su cui è costruito. Posizionato in alto, sulla cima di una collina scoscesa, il Monte Acuto, oltre ad assicurare vista sul Roero e, quindi, molto sicuro dagli attacchi esterni, garantiva la sicurezza della fortezza e dei suoi abitanti.

Nel 1041, Enrico III concede il Monte Acuto al vescovo di Asti, firmando, quindi, anche l’inizio della storia del castello.

La costruzione vera e propria, infatti, avverrà solamente un secolo dopo, e sarà proprio il Vescovo di Asti a concedere la terra a Guido Biandrate, il costruttore del castello. Il possesso gli viene poi riconosciuto ufficialmente con un attestato nel 1152 dall’imperatore Federico Barbarossa che vi si rifugiava spesso per difendersi dal contagio della peste che decimava le truppe e, soprattutto, da Federico II.

La famiglia Biandrate, invece, è stata proprietaria del Castello del Monte Acuto per tre secoli, fino a quando nel 1299 fu venduto ai Roero–Rotari.

L’acquisto conferì ai Roero i feudi di Santo Stefano e di Monte Acuto che prese inizialmente il nome di Mons Acutus Rotarium, per poi diventare Castello di Monteu Roero. Sotto il dominio di questa famiglia, il Castello viene ristrutturato lasciando in eredità alcuni particolari costruttivi dell’epoca come, ad esempio, il capitello nel portico del giardino interno raffigurante lo scudo araldico con le tre ruote, stemma del casato dei Roero, e sorretto da figure d’angolo con lineamenti e abbigliamento da paggetti, giovani servitori di nobile famiglia.

Il Castello viene in parte ricostruito tra il 1570 – 1575, ed è proprio in quella forma che è giunto a noi oggi. Affascinanti e di rara bellezza sono i due saloni affrescati nel tardo ‘Cinquecento e Seicento raffiguranti il mito di Dedalo e Icaro, il mito di Fetonte, il mito delle Ore, le Allegorie del giorno e della notte, un camino scolpito in stile rinascimentale e una statua Ebe di scuola canoviana.
Nel salotto adiacente al salone centrale è, poi, raffigurata la protezione della Vergine nella liberazione di Bonifacio Roero dalla prigionia durante le Crociate.

Da visitare anche la chiesa consacrata all’interno del castello.
La biblioteca contiene libri di medicina, letteratura e filosofia risalenti al Cinquecento.

Al Castello è legato, poi, un curioso episodio raccontato nel libro Storia e leggenda dei tesori nascosti nei castelli piemontesi di Alberto Fenoglio. Vi si racconta che, alcuni anni fa, il bibliotecario del barone Winterman, riordinando dei libri, notò che la copertina superiore della rilegatura di un volume era il doppio della parte inferiore. Decise allora di tagliare la pelle per svelare il mistero e ne uscì un foglio di pergamena su cui erano annotati segni incomprensibili. Col permesso del barone e l’aiuto di un professore universitario, si decifrarono alcuni segni indicazioni provenienti da testi delle filosofie occulte. Si scoprì, così, la vicenda di alcuni spagnoli che, mentre si ritiravano dal Monferrato, dovettero cercare rifugio nei boschi per nascondere il bottino che portavano con loro. Si trattava di un vero e proprio tesoro che sarebbe stato sepolto tra quattro querce, una vecchia torre e antiche mura, su una collinetta sopra un paesino.

Il bibliotecario e il professore capirono che bisognava individuare il luogo.
Studiando il percorso degli spagnoli e calcolando che alcuni oggetti nell’elenco del bottino erano sacri, si concluse che non poteva che arrivare da una abbazia del Monferrato, seguendo, poi, le colline e il corso del Po, i ricercatori scorsero la torre di Monteu che ricordava quella citata nel documento. Iniziarono così gli scavi, che però furono presto interrotti, perché il Barone si dovette trasferirsi per affari e vennero a mancare i mezzi per finanziare tale impresa.
Così, ancora oggi, il mistero del tesoro non è stato ancora svelato.

Tra leggende e storia, la famiglia Berta, nel 2012, decise di acquistare il castello, facendone un museo.

Roero MonteAcuto3Berta decide, poi, di dedicare una collezione di prodotti, come tradizione vuole, al nuovo arrivato. Un modo per includerlo nella famiglia della Grappa. Nascono quindi “Il Monte Acuto” una grappa di Nebbiolo, Barbera e Arneis invecchiata in piccole botti, “Il Mito delle Ore” il distillato d’uva e “ La Favola Mia” l’assenzio dalle note magiche.