Barbanera: “La neurochirurgia è in costante evoluzione: oggi gli ottantenni giocano ancora a golf!”

Barbanera 2Per Andrea Barbanera, quarantacinquenne direttore della neurochirurgia del Santi Antonio e Biagio di Alessandria, il 2014 è stato davvero un anno d’oro. Nel giro di pochi mesi è stato nominato primario della struttura che in realtà già guidava dal 2012, e qualche mese dopo è diventato vice presidente della Società Italiana di Neurochirurgia: due traguardi che ne fanno una figura di primo piano del settore, a livello nazionale, e un fiore all’occhiello per l’Azienda Ospedaliera di Alessandria, dove lavora dal 2009, dopo esperienze professionali nella sua Liguria, e poi soprattutto a Bologna, ospedale Bellaria, uno dei centri di neurochirurgia di maggior rilievo del nostro Paese. Lo abbiamo incontrato, per farci raccontare qual è lo stato dell’arte della neurochirurgia alessandrina, e quali le novità all’orizzonte.

 
Dottor Barbanera, partiamo dai numeri: quanti interventi fate in un anno in neurochirurgia?
Intorno ai 1.000, con una leggera prevalenza di interventi per la chirurgia cranica, rispetto a quella vertebrale. E abbiamo come territorio di riferimento quello delle province di Alessandria e Asti, ma siamo ‘attrattivi’, per così dire, anche rispetto ad altre aree del Piemonte, e d’Italia. Con particolare riferimento alla Liguria e all’Emilia Romagna, naturalmente anche perché sono le regioni in cui ho lavorato prima di arrivare ad Alessandria, alcuni anni fa.

Avete però anche avviato un percorso di forte sinergia con l’Azienda OspedalieraNeurochirurgia 5 di Aosta…
E’ così, e si tratta di un’esperienza particolarmente innovativa ed importante. Aosta ha un’ospedale di sicuro valore, ma anche un bacino di potenziali pazienti piuttosto ridotto, per quanto soggetto a ‘picchi’ stagionali. E’ nello spirito dei nuovi ospedali hub di riferimento, come il nostro ad Alessandria, quello di essere punto di appoggio e supporto per altre strutture, e noi in particolare ci stiamo muovendo con l’approccio in cui crediamo: ossia quando è possibile, e nel caso di certe patologie, meglio far muovere il medico che il paziente. Così facciamo con Aosta: là ci sono stanziali due o tre bravi colleghi, e una volta alla settimana o io, o altri neurochirurghi del nostro team siamo sul posto, per intervenire direttamente.

Su quanti medici può contare il suo staff?
Siamo 8 più il sottoscritto, ma contiamo anche sul supporto di due specializzandi, in convenzione con l’Università di Pavia. Vuole sapere se siamo sufficienti? Diciamo che 1 o 2 medici in più, data la mole di attività e la copertura costante dell’arco temporale, anche notturno, non guasterebbero. Oltretutto facciamo 4/5 ambulatori settimanali.

Mal di schienaA fine gennaio si è tenuto qui ad Alessandria un importante convegno sul mal di schiena: patologia diffusissima, e fra le più fastidiose. Cosa è emerso?
Si è trattato di un appuntamento di grande respiro, organizzato con la collaborazione della nostra responsabile Sviluppo Strategico e Qualità, l’ingegner Roberta Bellini. Non abbiamo parlato di come curare il mal di schiena, ma in maniera più complessa, e naturalmente con un ‘taglio’ da addetti ai lavori, si è cercato di capire quali sono i percorsi più efficaci, dal punto di vista diagnostico: quali esami prescrivere ad esempio, e in quali casi. Quando è il caso di coinvolgere il pronto soccorso, e quando si può evitare. E ancora quando ricorrere al chirurgo, e quando invece ricorrere al fisioterapista. Insomma, tutti elementi fondamentali in un’ottica di efficacia del percorso curativo, ma anche, non neghiamocelo, di ottimizzazione delle risorse, che notoriamente non abbondano in questi anni.

 
Altra peculiarità alessandrina è il ricorso alla chirurgia per eliminare il mal dMa di testai testa…
Sì, anche se si può fare solo per un tipo specifico di cefalea: non creiamo false aspettative. In ogni caso in effetti siamo uno dei pochi ospedali italiani che interviene in questa direzione, ovviamente in stretta collaborazione con i colleghi della neurologia. Si tratta di ricorrere all’applicazione di uno stimolatore sottocutaneo permanente, che interviene a livello di nervi, ed elimina il problema definitivamente.

 
Che rapporto avete con i presìdi ospedalieri del quadrante Alessandria-Asti?
Molto positivo ed efficace, tutto funziona bene, c’è sinergia costante. E il processo è bidirezionale: nel senso che i diversi presidi sul territorio fanno riferimento a noi tutte le volte che è necessario intervenire, ma sono anche estremamente tempestivi nel riprendersi in carico i pazienti nella fase post operatoria: il che è essenziale per noi, ma soprattutto per i pazienti stessi.

Capitolo innovazione: quanto pesa oggi la tecnologica nell’attività di un neurochirurgo?
E’ sempre più determinante avere a disposizione strumenti adeguati, e naturalmente saperli utilizzare al meglio: quindi c’è connesso il tema della formazione professionale. Se penso alla situazione di vent’anni fa, e ad oggi, non posso fare a meno di constatare che il comparto è cambiato tantissimo. E cambierà ancora, rapidamente: tanto che il neurologo tuttologo, per così dire, sta scomparendo, a beneficio di una sempre maggior specializzazione.

Golf terza etàChi sono i vostri pazienti?
L’età media si è molto alzata, così come le esigenze e le aspettative. Ottantenni che vogliono guarire per poter continuare a giocare a tennis, o a golf, non sono più un’eccezione magari un po’ eccentrica, come un tempo, ma un numero assolutamente rilevante di persone. Oggi le persone hanno esigenze di vita piena e attiva anche in un’età che qualche decennio fa si considerava avanzata, e ora non lo è più. Questo implica naturalmente per noi un maggior carico di lavoro ed impegno.

Dottor Barbanera, lei nel 2014 è diventato vice presidente della Società Italiana di Neurochirurgia: cosa significa, concretamente?
(sorride, ndr) Prima di tutto una grande soddisfazione professionale, lo confesso. Ma soprattutto significa un impegno attivo, con incontri in genere un paio di volte al mese in giro per l’Italia, ma anche un ruolo di maggior visibilità e centralità per Alessandria, come testimonia anche il convegno sul mal di schiena che abbiamo citato. Una parte importante dell’attività consiste nella costante raccolta ed elaborazione dei dati, per trarne valutazioni e conclusioni scientificamente rilevanti per la nostra comunità professionale. Un bell’impegno, ma ne vale assolutamente la pena.

Ettore Grassano