Disoccupazione ‘allucinante’: ma qual è il progetto di Renzi? [Controvento]

Lavorodi Ettore Grassano

“Sconvolgente, allucinante”. Questi gli  aggettivi con cui recentemente il premier Matteo Renzi ha definito la situazione occupazionale del Paese. Evitiamo le più facili ironie, naturalmente: ci siamo a lungo lamentati di avere politici anziani, e con terminologia paludata. Ora ne abbiamo uno che parla con lo slang un po’ superficiale che usano i ragazzi al bar, e ben ci sta.

Ma è la sostanza ad inquietare, non il linguaggio: perchè davvero l’impressione è che sul fronte del rilancio del mercato del lavoro l’impresa sia titanica, e le competenze in campo nell’esecutivo tutte da verificare, come le strategie.

Il ‘job act’ gli italiani finora non hanno capito cosa sia, e che portata abbia davvero. E noi con loro: ci sembra francamente la 27esima o 28esima legittimazione del precariato, che va a sommarsi alle precedenti, e dubitiamo possa essere strumento di rilancio di alcunchè. Anche perchè sono davvero pochi gli imprenditori a sostenere che alla base delle loro difficoltà professionali oggi ci sia l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori.

Il tempo indeterminato (ma possibile che Renzi non se ne renda conto?) oggi è nei fatti prerogativa soltanto dei dipendenti pubblici: nel privato le aziende che non rischiano la chiusura sono sempre meno, e anche quelle se necessario hanno a disposizione ‘enne’ strade per alleggerire gli organici.

Ben altre, e più complesse, sono dunque le strade per cercare di ridare fiato e gambe all’economia, e per convincere chi le risorse le ha a crederci ancora, e a rilanciare, o ad inventarsi ex novo progetti ed iniziative imprenditoriali.

Confrontandoci in giro con chi ne sa più di noi, la sintesi prevalente che emerge in queste settimane è ‘non sono renziano, ma tifo per lui: Renzi è l’ultima spiaggia, oltre la quale c’è l’ignoto”. Mah…..forse stiamo esagerando, perchè nessuna Apocalisse è in arrivo in fin dei conti, anche se certamente occorrerà rifondare questo Paese su basi solide e concrete, e tornare a fare il famoso passo ‘lungo come la gamba’. Ma che tutto ciò possa e debba passare, necessariamente, attraverso un precariato professionale permamente, che diventa di fatto il vecchio e intramontato sfruttamento di marxiana memoria, è francamente inaccettabile.

La soluzione non può essere, per un lavoratore di oggi, semplicemente ‘accetto di lavorare a condizioni sempre peggiori, perchè non ho alternative”. Eppure questo sta succedendo: e per conseguenza, e giustamente, chi può si ‘astiene’, magari mettendosi alla finestra a valutare gli eventi (ognuno nel proprio campo) e ‘mantenendo la posizione’, e chi invece ha l’età e le competenze per farlo salpa verso Paesi evoluti e civili.

Che esistono eccome, badate bene: non cadiamo nell’errore di pensare ‘il mondo sta crollando, è in crisi tutto l’Occidente”. Certo, culturalmente l’Occidente è in crisi da centinaia di anni, chi lo nega. Ma ci sono Paesi, anche non lontani da qui, i cui lavoratori continuano a guardare al futuro senza timori di catastrofe, e senza ‘smobilitare’, come invece sembra accadere da noi.

L’alternativa, insomma, non può essere tra fine del lavoro, o lavoro da accettare a qualsiasi condizione. Se Renzi, e chi lo circonda, abbiano però idee chiare, e un progetto solido al riguardo, oltre agli aggettivi ‘sconvolgente’ e ‘allucinante’, ancora siamo in attesa di scoprirlo.