Il dialogo delle forme e dei colori di Wassily Kandinsky [Very Art]

Kandinsky azzurro cielodi Cristina Antoni

Ogni forma ha un suo contenuto ed impercettibile suono interiore. Non c’è forma, come del resto, nulla al mondo, che non abbia qualcosa da dire. Non solo la luna, il sole, le stelle, i boschi dei quali cantano i poeti, ma anche un bottone dei calzoni: tutto ha un’anima arcana, che tace più spesso di quanto parli.
Il colore è un tasto.
L’occhio un martelletto.
L’anima un pianoforte con molte corde.
L’artista è la mano che, con questo o quel tasto, porta l’anima a vibrare.

Così scrisse Wassily Kandinsky, l’artista universalmente riconosciuto come il Padre dell’Astrattismo e anche colui che teorizzò, scrivendone, lo ‘spirituale nell’arte’.
Pur senza negare la forma, con l’uso del colore egli riuscì ad appiattirla senza limiti di spazio e profondità; mise in dialogo i colori fra loro  studiandone in modo quasi filosofico il significato, seguendo un linguaggio che introdusse nelle sue opere dinamicità e ritmo esattamente come in una composizione musicale. Egli attribuì soprattutto ai colori primari, il giallo (sole, vita), il rosso (passione, energia) e il blu (luna, emozione, sentimento) significati e linguaggi, che insieme a forme geometriche, scacchiere e griglie attraverso i suoi splendidi dipinti rimandarono veri e propri messaggi, come in un rebus.

Sinfonie di linee, punti, superfici e colori , ognuno con un proprio messaggioKandinsky 1 - Il parco di Sant Cloud simbolico giungono ora  all’osservatore emozionato come una composizione musicale nella bellissima retrospettiva dedicata al genio russo dalla Città di Milano a Palazzo Reale, fino al 27 aprile. La mostra è organizzata dall’Assessorato Cultura in collaborazione con 24 Ore Cultura – Gruppo 24 ore e Arthemisia Group e curata da Angela Lampe, conservatrice e curatrice del Centre Gorge Pompidou in collaborazione con Ada Masoero per l’Italia. In oltre ottanta opere essa offre un’attenta e completa visione d’insieme dell’intero percorso artistico compiuto da Kandinsky, dai primi anni in Germania al ritorno in Russia, dal periodo Monacense, nuovamente in Germania, alla Bauhaus  fino agli anni parigini durante la Seconda Guerra Mondiale dove concluse la sua carriera con la cosiddetta (dal regime di allora) “Arte Degenerata”.

Kandinsky cavaliereLe opere provengono dal Centre G. Pompidou di Parigi. La Francia fu l’ultima Patria di Kandinsky e alla sua morte, avvenuta nel 1944, la vedova ricambiò l’accoglienza lasciando in eredità molte opere allo Stato francese.
La vita dell’artista fu costellata  dal passaggio di confini, dalla Madre Russia (nacque a Mosca nel dicembre del 1866) dove compì gli studi musicali e gli studi di giurisprudenza, fino alla scelta della dedizione totale all’arte in terra germanica, con insegnanti come Anton Azbè e Franz Von Stuck principalmente a Monaco e Berlino. E sottili furono anche i confini che segnarono le influenze culturali e le nuove ispirazioni, dagli esordi post impressionisti, come ad esempio nell’opera ‘Il Parco di Sant Cloud – viale ombreggiato del 1906 ), alla fase di Phalanx  e del Cavaliere Azzurro fino all’Astrazione assoluta.  In ordine cronologico, distinte nelle diverse fasi e luoghi di soggiorno, la mostra offre la visione di opere molto intense e famose, come ad esempio Improvvisazione III, del 1909.

Kandinsky e la compagna di allora, Gabrielle Munter, scoprirono in quel periodoKandinsky mostra il bellissimo villaggio di Murnau ai piedi delle Alpi, vicino a Monaco dove trascorsero un’intera estate. Nel dipinto, ispirato a questo soggiorno ritorna la figura del cavaliere che s’impenna, motivo ricorrente per l’artista, e si notano anche le influenze della tradizione popolare bavarese e russa.
Giallo-Rosso-Blu, del 1925, è la tela più importante realizzata nel periodo trascorso al Bauhaus e che si avvicina, per dimensioni e complessità delle forme, alle sue famose dieci Composizioni. Simbolo della mostra è il bellissimo ‘Azzurro del cielo’ del 1940, il dipinto dell’estasi, dove un caleidoscopio di animaletti giocosi, in caduta lenta e libera come fiocchi di neve danzanti,  galleggiano nel cielo parigino terso e limpido. L’azzurro del cielo significa che l’aria di primavera fresca e positiva entra di nuovo nello studio del pittore  attraverso la finestra: dal 1933 Kandinsky soggiornò a Parigi con la moglie Nina, a seguito della chiusura del Bauhaus e dell’ostilità della Germania nazista verso le forme d’arte cosiddette ‘degenerate’ in un bell’appartamento vicino al Bois de Boulogne. Qui reagì alla negatività della Guerra dipingendo la felicità attraverso piccole e allegre forme biomorfe, amebe, insetti, embrioni, ispirati probabilmente dalla pittura di  Miro’ e Arp.
Importante, in chiusura della retrospettiva, l’opera del 1942, intitolata ‘Accordo reciproco’. I colori beige e rosa dominano lo sfondo, riflettendo la luce invernale che filtra dalle finestre. La composizione si basa sull’effimero equilibrio tra due forme precarie, appollaiate e oscillanti sulle loro basi puntute. Appare gioioso, come dipinto, ma nello stesso tempo freddo e distaccato, quasi a segnare l’indifferenza e la distanza dell’artista dal mondo dell’arte parigino, innamorato di Picasso e dei surrealisti, che non comprese mai fino in fondo la grandezza dell’artista russo.  Dopo la sua morte, nel 1944 la salma fu fotografata tra due grandi tele su cavalletti, Movimento I e proprio Accordo Reciproco, come estremo omaggio al suo talento.