Enti locali alla deriva? [Controvento]

Zattera alla derivadi Ettore Grassano

Non sappiamo se il consiglio comunale previsto oggi pomeriggio a Palazzo Rosso sancirà una ripresa ‘incandescente’ dopo la pausa estiva, anche se alcuni elementi per ipotizzarlo ci sono, quindi antenne dritte, e massima allerta.

Dopo la contestazione delle cuoche e di USB durante il capodanno alessandrino, il brusco botta e risposta di ieri pomeriggio tra sindacati confederali e sindaco Rossa non lascia presagire nulla di buono. Siamo di nuovo ai ferri corti, e al muro contro muro, a quanto pare. A meno di non pensare, subdolamente, ad un gioco delle parti che, però, non si capisce quale vantaggio potrebbe portare, e a chi.

In ogni caso, se il clima, nei confronti del sindaco e della sua giunta, è quello che constatiamo in questi giorni, a fronte di 15 mesi in cui, in sostanza, di riorganizzazione vera se ne è vista pochina, provate ad immaginare cosa succederebbe se si mettesse mano davvero alle pratiche più incandescenti,  e si procedesse ad un ridimensionamento drastico degli organici delle partecipate, e magari anche del Palazzo. Certo, in parte sta già avvenendo (si pensi ad Aspal, e agli sfortunati 15 dipendenti del TRA: i primi a finire in cassa integrazione, tuttora appesi ad un filo, e in balìa degli eventi), ma le partite più ‘spinose’ si devono ancora giocare, lo sappiamo tutti. Per cui prepariamoci ad un autunno ricco di turbolenze.

Ma attenzione, l’emergenza non è solo alessandrina. Nei giorni scorsi anche gli assessori al Bilancio di Tortona e Novi (Galuppo e Marubbi) hanno evidenziato in forme e con stili diversi (Tortona ha francamente qualche problema in più, di cassa e non solo di prospettiva) che i tagli di oggi (ossia la cancellazione dell’Imu prima casa), e le novità preannunciate per il 2014, con la nebulosa service tax, fanno pensare che sempre più lo Stato centralista giocherà allo scaricabarile, e lascerà alle periferie l’onere/onore di arrangiarsi. E agli amministratori locali l’ingrato compito di ‘gabellieri’, e in qualche caso di liquidatori fallimentari.

Magari poi, de facto, contemplando generose eccezioni per il centro sud, dove sanno farsi sentire meglio e con più forza, e dove la cultura della protesta e dei diritti ‘urlati’ in piazza la coltivano da sempre.

In questo contesto poco entusiasmante, ad Alessandria toccano i problemi supplementari che sappiamo, tra l’attesa di ulteriori segnali di concretezza da parte del  Ministero, e un bilancio costantemente da riequilibrare: ma come, e in che tempi? E a chi resterà il cerino in mano?