Franco Gallia: “Non sparate sulle banche: stiamo facendo in pieno la nostra parte!”

Gallia Franco 1Da due mesi è direttore generale del Banco di Napoli, e alla guida di tutte le filiali di Intesa Sanpaolo di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Come a dire un big del mondo bancario nazionale, anche se non ci tiene proprio a ribadirlo, e anzi minimizza volentieri: “ma no, ma cosa vuole intervistarmi, con tutte le persone più importanti che ci sono in giro”. Poi però Franco Gallia, alessandrino doc, acconsente ad una chiacchierata ‘ferragostana’, nel suo buen retiro di San Giuliano Nuovo, prima di ripartire alla volta della Campania. E alla fine acconsente anche Gea, splendida femmina di rotwailler di tre anni, che partecipa all’intervista tutto sommato con discrezione, ben sopportando l’invasione dei suoi spazi privati da parte del cronista.
Direttore, partiamo dal manager di banca, o dall’alessandrino pendolare?
Da dove preferisce, anche se come alessandrino credo di aver poco da aggiungere, rispetto allo scoramento del cittadino medio. Io poi da tanti anni qui ci sto poco, onestamente: se vuole le parlo di alcuni ottimi ristoranti, però…

Cominciamo dal mondo del credito allora, nell’occhio del ciclone: ormai dopo i politici per impopolarità di siete voi, c’è poco da fare. Una responsabilità pesante?
Andiamo un po’ oltre i luoghi comuni, dai. Le banche oggi sono in difficoltà, esattamente come il resto del Paese. E il nostro problema più grande si chiama credito problematico. Gli istituti di credito (naturalmente la mia è un’analisi generale, del settore) hanno in pancia molto credito poco esigibile: incagli, sofferenze e quant’altro. Che i creditori siano imprese, o enti pubblici, cambia poco. E’ sempre credito poco qualitativo, su cui non puoi costruire il futuro. E poi c’è un calo delle transazioni allo sportello ormai stabilmente intorno al 15%, su base annua. Peraltro in parte compensato dalla crescita dell’home banking. Ma tutto questo comporta una forte trasformazione nella relazione con i clienti.

Insomma, state cambiando pelle: e anche chiudendo sportelli, un po’ ovunque.Banconote
E’ inevitabile. C’è stato un periodo di corsa all’apertura di filiali in tutti gli angoli d’Italia, e da parte di tutti. Oggi, con la crisi strutturale e non momentanea del nostro sistema economico, è ovvio che anche le banche corrano ai ripari. Ma lo sa che abbiamo un rapporto tra numero di abitanti e numero di sportelli che è superiore del 30% alla media europea?  Inevitabile che si sia deciso di razionalizzare la presenza delle filiali sul territorio, e che siano emersi anche esuberi di personale. La vera sfida però credo sia aumentare la qualità dei servizi alla clientela: e qui il caso nostro, di Intesa Sanpaolo, glielo faccio volentieri: stiamo andando verso un modello che prevede orari ampi (dalle 8 alle 20, dal lunedì al venerdì, e il sabato fino alle 13), e una consulenza sempre più capillare e qualificata. Insomma: Internet va benissimo per una serie di operazioni che il cliente può farsi da solo. Ma se vuoi stimolarlo e proporgli servizi e investimenti personalizzati devi assolutamente incontrarlo, e farlo in maniera costante e preparata: la differenza quindi la fanno sempre le persone, e il loro livello di professionalità.

Gallia e GeaPerò, direttore, gli imprenditori puntano il dito su di voi da tempo, e anche alcuni politici: dicono in sostanza che le banche i soldi li prestano a chi li ha già, e che rischi non se ne prendono…
Non è così. Le banche italiane, e non solo il mio Gruppo, hanno in questi anni di crisi allungato le scadenze dei mutui, dei prestiti, dei finanziamenti. Con le imprese, in particolare, si sono fatte e si fanno rinegoziazioni che servono a ‘dare fiato’, e non si sono minimamente ridotti gli aiuti e gli investimenti, anche a fronte di imprese che, spesso, hanno fatturati che indietreggiano a due cifre. Ovviamente oltre certi limiti non ha però senso andare, o si finisce per alimentare ulteriormente quel credito ‘cattivo’, in fin dei conti non esigibile, di cui parlavamo all’inizio.

Lei negli anni scorsi ha avuto incarichi di grande responsabilità un po’ in tutta Italia. Dal 2009 al 2013 direttore generale della Cassa di Risparmio di Venezia, prima ancora direttore regionale di Lazio, Sardegna e Sicilia della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, o oggi appunto al Banco di Napoli, con una responsabilità che si estende a tutte le filiali del sud Italia di Intesa Sanpaolo. Vede differenze sostanziali fra le diverse parti d’Italia, sul piano del tessuto economico?
Sono a Napoli da meno di due mesi, e forse è un po’ presto per azzardare paragoni. Certamente, avendo la responsabilità di 700 filiali del Banco di Napoli e di altre 200 di Intesa Sanpaolo, per complessivi 8 mila dipendenti del Gruppo, ho un osservatorio importante,  e non poche emergenze da affrontare. Al momento mi pare di poter dire che i problemi del tessuto economico italiano sono, purtroppo, un po’ gli stessi ovunque: dal Veneto, ad Alessandria, a Napoli. Al sud, probabilmente, c’è l’aggravante ulteriore di una disoccupazione giovanile che è un vero fenomeno di massa, con tutti i rischi collegati. In ogni caso, quando sento il ministro dell’Economia parlare di ripresa alle porte da un lato spero che sia vero dall’altro, poiché mantengo un contatto diretto con il Paese reale, mi permetto di dubitarne. Temo che ci si debba attrezzare a vivere anni complicati.

Torniamo a casa nostra, direttore. Riuscirà Alessandria ad uscire dal tunnel dellaComune di Alessandria 3 sua crisi ‘supplementare’, rispetto a quella del Paese, che è sintetizzata dal dissesto del Comune.
Mi auguro di sì, anzi ci credo. Sempre parlando da semplice cittadino che non ha mai fatto politica, né intende farla, mi pare evidente che, se siamo arrivati a questo punto, lo si deve ad un percorso di lungo periodo, e a scelte che hanno portato, nel tempo, ad una gestione squilibrata del Comune, e delle aziende collegate. Se gli organici sono troppo pesanti, bisogna attivare percorsi per alleggerirli, c’è poco da fare. E ai cittadini bisogna offrire una qualità dei servizi che sia proporzionale a quel che pagano. Chi possa riuscire a guidare questo percorso, me lo dica lei: io vivo a Napoli, si figuri…

Franco Gallia però una passione locale, e di lunghissimo corso, ce l’ha di sicuro, ed è il San Giuliano Nuovo, inteso come squadra di calcio…
Ah, questo è certo: e spero, lavoro permettendo, di poter tornare anche qualche volta a seguire la squadra sul campo: siamo in Promozione, e non certo grazie a me che ormai sono lontano da tanti anni, ma all’attuale dirigenza e ai suoi sforzi. Però in passato sono stato anche presidente, quando non lo voleva fare nessuno. E soprattutto dirigente accompagnatore: ma in campo bisticciavo sempre con tutti, per troppa passione….

Ettore Grassano