Sotto le stelle del ’44 [Il Citazionista]

  steno_02di Andrea Antonuccio.

«É una di quelle persone che dicono “io”, “la mia idea”, varie volte in mezz’ora, e che ti danno un dolore quando ti accorgi che su una cosa la pensano come te»
Steno, Sotto le stelle del ’44

Se vi capita, in questa strana e oltremodo fresca estate, di dover per forza leggere un libro, puntate dritti ad un piccolo, grande “diario futile” di un piccolo, grande eclettico italiano: Sotto le stelle del ’44, Steno, Sellerio Editore, Palermo. Una impressionante cronaca di tre mesi, dall’agosto all’ottobre del 1944, scritta come un romanzo, o forse anche meglio: essenziale, un aggettivo alla volta, nessun orpello per riempire la pagina.

Steno, ossia Stefano Vanzina, padre di Carlo ed Enrico, ha conosciuto tutti quelli che valeva la pena conoscere: sceneggiatore e regista di Totò, amico per affinità elettiva di Soldati e Longanesi e caro collega di Blasetti, Camerini e Monicelli. Ma soprattutto formidabile cronista di fatti e fatterelli, annotazioni minime, miserie e nobiltà in cui è nato, sulle ceneri della seconda guerra mondiale, il grande cinema italiano.

steno_stelle_cop_libroNel diario di Steno c’è tutto: un giudizio acuto («Raffaello continua a mostrarsi per quello che è: come una di quelle persone tanto intelligenti che non dicono mai nulla d’intelligente»), un giudizio ironico («Caffé in cucina, martedì mi finiscono i soldi, vendita di scarpe per avere scatolette, intanto sei seduto su una poltrona che è servita ne La Cena delle Beffe») e una annotazione apparentemente di lavoro («Ricordarmi come argomento descrittivo del momento: Registi Disoccupati»).

Tutto nasce(va) dal bisogno, dalla mancanza, dalla necessità e dal desiderio di fare e di essere vivi. E se il 1944 è così lontano da noi, l’umanità descritta nel libro è molto vicina al tempo che viviamo: un regime che si sgretola, i soliti voltagabbana, la crisi economica, la preoccupazione per l’oggi e l’incertezza per il domani.

Le stelle del ’44 assomigliano molto alle nostre.

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