L’economia della slot machine [Controvento]

Ettoredi Ettore Grassano

Certamente è vero che Berlusconi la fa facile, quando dice “i soldi del gettito Imu, oltre che dalla Svizzera, li prendiamo tassando il gioco d’azzardo”. Però guardate che, a prescindere dagli intenti e dalle promesse di Silvio, davvero è impressionante constatare che nel segmento scommesse, slot machine e lotterie (quelle lecite, intendiamo: ossia su cui lo Stato esercita già a piene mani la propria egemonia fiscale) corre veramente un fiume di denaro.

Se ho ben interpretato i dati che ho letto ieri sul Piccolo, ogni abitante della provincia “scommette” mediamente 1200 euro all’anno, a fronte di un reddito medio “pro capite” che sul territorio sta intorno ai 20 mila euro. Confesso, ho strabuzzato gli occhi, e chiesto conferma all’amico e collega Massimo Brusasco, pensando ad una svista. Pare proprio di no, tutto confermato. Quindi, considerato che qualcuno come il sottoscritto (zero euro di investimento annuo nel comparto slot e affini) in giro ci sarà ancora, e che comunque i bambini in genere non scommettono, significa che davvero esiste una porzione significativa di cittadinanza che affida buona parte del reddito da lavoro e forse anche i risparmi alla “dea bendata”.

Slot machineFrancamente, però, di fronte a numeri simili a me viene in mente anche un’altra possibile spiegazione, ossia che il comparto suddetto possa anche essere (naturalmente senza generalizzare, ci mancherebbe: viva gli operatori onesti, no a criminalizzazioni) un canale per “ripulire” denaro malavitoso. Come spesso succede peraltro anche in locali della ristorazione, semivuoti da sempre, ma sempre miracolosamente aperti. Il che, cinicamente, significa comunque per lo Stato introiti certi, e a volte mi chiedo davvero cosa succederebbe se, in Italia, la malavita organizzata smettesse di reinvestire i propri proventi sul mercato regolare, tassandoli. Ma non avventuriamoci su strade pericolose.

Certamente però non possiamo ignorare che un Paese, e un territorio, in cui quasi tutte le attività imprenditoriali boccheggiano, mentre il gioco d’azzardo trionfa, qualche forma di forte malessere, sia sociale che economico e forse anche etico (concetto pur da prendere con le pinze) lo sta manifestando. Qualcuno è davvero interessato a cogliere il segnale, e ad analizzarlo?