No all’intervento Usa in Libia. Si convochi il Parlamento italiano

Libia: grave l’atteggiamento del governo italiano. Non ci può essere alcun accodamento automatico agli Usa. Il Parlamento non può semplicemente essere tenuto al corrente delle decisioni che vengono prese altrove, come ha detto Gentiloni. Non è sufficiente il question time odierno del ministro della Difesa, mentre si apprende che i comandi hanno già avuto il via libera per autorizzare l’uso delle basi per l’appoggio di aerei e droni. È necessario che da subito, prima che il nostro paese sia trascinato in una nuova avventura militare, sia convocato per discutere quali iniziative deve assumere il governo in questo nuovo scenario internazionale.

I bombardamenti statunitensi in corso su Sirte e altre zone della Libia hanno come obiettivo le postazioni dell’Isis. Obama ha annunciato che tali azioni dureranno almeno 30 giorni. La Russia protesta invocando una decisone dell’Onu, che però ritiene l’intervento americano in linea con una precedente risoluzione. L’intervento sarebbe stato richiesto dal cosiddetto Governo di unità nazionale di Farez al-Serraj. Ma il parlamento di Tobruk ribadisce di non avere ancora votato la fiducia a quel governo e di non essere d’accordo sull’intervento aereo. Intanto il Ministro degli esteri italiano si affretta a dichiarare disponibilità da parte del nostro paese a sostenere materialmente l’iniziativa statunitense, ovvero a mettere a disposizioni le basi aeree, per eventuali azioni.

Sembra che la storia per quanto recente non abbia insegnato proprio nulla. La frammentazione politica e militare presente in Libia rende pericoloso un intervento militare esterno, perché potrebbe ottenere l’esito esattamente contrario, ovvero quello di spingere forze verso l’Isis. D’altro canto quest’ultimo trarrebbe da ciò un’ulteriore spinta alla globalizzazione del conflitto di cui è protagonista, che ha visto la lunga e sanguinosa catena di attentati in questi ultimi mesi, particolarmente in Europa. Tanto più che la sollecitudine statunitense appare ancora più sospetta avvenendo nel corso della campagna elettorale presidenziale, dal momento che la candidata democratica Hillary Clinton deve cercare di allontanare da sé le critiche per i comportamenti che portarono o non riuscirono ad impedire l’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia Stevens nel 2012.

In realtà la sconfitta dell’Isis, come hanno dimostrato le forze curde, non può avvenire senza il protagonismo diretto delle forze arabe, senza le quali le azioni per procura non fanno che alimentare ogni forma di fondamentalismo e di nichilismo, sotto la copertura di guerre di religione.

 

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