Si preannuncia un marzo davvero movimentato per la Fiom di Alessandria, pronta a scendere in campo su più fronti per far sentire la propria voce a contrasto del Jobs Act renziano, in favore di lavoratori e lavoratrici licenziati (in Piemonte negli ultimi anni si contano a migliaia) per effetto della crisi che ha colpito, in particolar modo, il settore metalmeccanico.
Si comincia allora venerdì 13 marzo. A Torino, davanti al palazzo sede della Regione Piemonte a partire dalle 10, si terrà una manifestazione con tutti i lavoratori e lavoratrici delle aziende in difficoltà, senza più ammortizzatori sociali e dunque ormai totalmente disoccupati. Obiettivo rivendicare gli impegni presi che possano garantire continuità di reddito e ricollocazione nel sistema produttivo.
“Ma questa è solo la prima delle iniziative in agenda” ha tenuto a precisare Mirko Oliaro, segretario generale Fiom Alessandria “la seconda sarà uno sciopero che si protrarrà dal 23 al 26 marzo nella zona di Novi Ligure, con tanto di cortei e manifestazioni ed intervento conclusivo di Mauro Faticanti, coordinatore nazionale Fiom per il gruppo Firema che sta seguendo da vicino la vicenda legata all’Ilva. Infine, il 28 marzo, a Roma si terrà una manifestazione nazionale per lanciare la nuova primavera del lavoro, della democrazia e dell’unità nei diritti come preannunciato già dal segretario nazionale Fiom Maurizio Landini.”
Insomma, il messaggio pare essere chiaro. Si va all’attacco del premier Matteo Renzi “perché vogliamo far capire che per noi non finisce qui. Ci sono ancora delle norme che non approviamo per questo vogliamo tentare di mettere in campo idee che possano contrastare il Jobs Act. Come, ad esempio, il famoso contratto a tutele crescenti, tutele che però noi, al momento, non vediamo affatto” ha proseguito Oliaro, che ha poi focalizzato l’attenzione sulle situazioni di alcune aziende del territorio alessandrino.
A partire dall’Ilva, gruppo con una sede operativa a Novi Ligure (oltre che a Taranto e a Cornegliano) e che “secondo quanto accertato ha perso qualcosa come tre miliardi di euro negli ultimi 30 mesi a causa di inchieste, provvedimenti giudiziari di sequestro e impossibilità di rimettere in moto il ciclo produttivo”.
“La situazione, ad oggi, è ancora di palese incertezza” ha sottolineato Oliaro “si è parlato di ricapitalizzazione, di vendita ai privati, tutte operazioni, però, ancora lontane dall’essere risolte”.
Si è passati poi ad analizzare la situazione della Kme di Serravalle Scrivia, azienda leader nei prodotti intermedi in rame e che in Europa detiene il 30% del mercato, anch’essa attraversata da una crisi dovuta ai tagli, ad assunzioni che mancano ormai da diversi anni e con dipendenti che vanno avanti a forza di cassa integrazione e contratti di solidarietà.
“Ma negli altri poli europei, in Francia, Inghilterra e Germania, la situazione non è migliore rispetto a quella italiana” hanno precisato dalla Fiom “e il Jobs Act non migliorerà le cose, anzi. Non permetterà più ai lavoratori di avere determinati diritti.”
Le note positive arrivano dalle aziende produttivamente legate all’estero. Una su tutte, per quanto concerne il comparto orafo del territorio, è Bulgari. La maison italiana, infatti, sta portando avanti i lavori di costruzione a Valenza, in zona Pellizzari, della nuova sede che riunirà i due poli, quello di Valenza appunto e quello di Solonghello, paese della Val Cerrina vicino a Casale, e che dovrebbe, inoltre, garantire altre 250 assunzioni. “Tant’è che, ora come ora, ai corsi di formazione professionale specifici per prodotti a marchio Bulgari, a Valenza si stanno presentando candidati da tutta Italia speranzosi di essere assunti” ha aggiunto ancora Mirko Oliaro: “questo per dare l’idea di una realtà decisamente positiva come quella di questa azienda.”
Altre realtà analizzate sono state quelle di Tacchella Macchine di Cassine (“c’è lavoro ma la vecchia dirigenza si è dimostrata incapace a gestire il gruppo” ha dichiarato Oliaro) e la Cerutti di Casale Monferrato, azienda che, secondo le parole del segretario della Fiom Alessandria “necessiterebbe di un cambio di rotta. Una possibilità potrebbe essere quella di spingere l’azienda verso altre prospettive come prendere contatti con le università per valutare la possibilità di progetti innovativi”.
Roberto Cavallero