Fin dalle prime battute, Alessandro Bucari dà alla politica un’accezione che, personalmente, non sentivo da molto tempo, ovvero la politica come rappresentanza e difesa degli ultimi, dei più deboli, di chi non ha la forza per far valere le proprie ragioni. Per lui questo non vale solo nella politica, ma anche nella vita e nel lavoro, dove vorrebbe appunto svolgere una mansione di carattere spiccatamente sociale, votata alle fasce sociali più deboli. Sentire parlare questo ragazzo è un po’ come ritornare indietro nel tempo e riscoprire la nobiltà della politica per i più deboli, ciò che, per farla breve, ha reso la sinistra sinistra. Una sinistra che negli ultimi anni ha perso la sua capacità attrattiva e la sua forza dialettica, lasciando gli ultimi da soli. La sinistra italiana ha una storia travagliata, fatta di scissioni e frammentazione. Sel, di cui Alessandro Bucari è un giovane rappresentante alessandrino, prova di riportare certi temi all’attualità, modernizzandosi e cercando di presentarsi come forza alternativa al neoliberismo imperante. Bucari riconosce la difficoltà, ma ci crede e non mollerà tanto facilmente!
Allora Alessandro, cominciamo presentandoti…
Sono Alessandro Bucari, ho 23 anni, sono laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e sto facendo la laurea magistrale in Scienze Politiche con specializzazione in Politiche Sociali presso l’Università del Piemonte Orientale qui ad Alessandria. Mi sono sempre interessato di politica fin da quando ho 13-14 anni, ma solo da un anno faccio parte del circolo di Sinistra Ecologia e Libertà. La mia partecipazione attiva è stata sobillata grazie al discorso di un politico locale che affermò che ogni ragazzo dovrebbe fare politica in un movimento, o magari crearne uno. Quindi, vista l’impossibilità di creare un mio movimento, ho cominciato questa attività che mi sembra fondamentale per portare avanti idee che ritengo utili per la comunità.
Data la tua laurea specialistica, quale professione vorresti fare?
Purtroppo penso che in un periodo come questo non possiamo essere schizzinosi sul lavoro. Ma se potessi scegliere vorrei lavorare nell’ambito delle politiche sociali, magari realizzando progetti ad hoc rivolti alle fasce di popolazione più debole.
Per intenderci, una specie di assistente sociale.
Certo. Infatti ti dico che, assieme al Cissaca, sto realizzando un progetto che si chiama “Diamoci la Mano”, che si profila come un aiuto scolastico ai bambini in difficoltà. Questo è un progetto che esula dalla mia militanza in Sel.
Che cosa fai nel tempo libero?
Non ho attività particolari. Amo il calcio, ovviamente guardato e non praticato. Anzi, ne approfitto per dire Forza Alessandria. Per il resto passo il tempo con amici e fidanzata.
Ho avuto modo di notare che non hai né Whatsup né Facebook! Sei un giovane alquanto atipico.
Non ho Whatsup principalmente per questo (mi mostra un vecchio cellulare Nokia, lontano antenato degli smartphone di ultima generazione). Sono tre anni che non ho Facebook: lo ritengo, certo, utile per la diffusione di idee, ad esempio, politiche; però personalmente non lo ritengo utile per la vita privata: non amo essere guardato dalle persone se non faccia a faccia. Diciamo che spesso è mal utilizzato, ci tiene lontani dalla realtà: un grande rischio per le nuove generazioni.
Come descriveresti il rapporto tra i giovani e la tecnologia, in particolare i social network?
Temo che la tecnologia e i social network stiano avendo la meglio su di noi. Vedo molte persone che spendono la vita su di essi e poco vis a vis. Anche quando sono in giro molti miei amici passano il tempo sui social. È una grossa perdita per la comunicazione umana. Questo è solo un surrogato della comunicazione. Dietro in realtà c’è poco, è solo immagine che uno vorrebbe mostrare di sé.
E invece come descriveresti il rapporto tra i giovani e la politica?
La premessa è che vedo un profondo disinteresse generale. La società si è individualizzata e si fa fatica a vedere dietro i partiti una visione del mondo, quella che è la sua profondità. Non si vede il partito come insieme d’idee e valori ma solo come comitato elettorale. Poi ovviamente gli aspetti di “politica politicante” come corruzione e clientelismo inficiano negativamente la cosa pubblica agli occhi dei giovani. Però la mancanza di affezione verso la politica è un grosso problema per la nostra gioventù.
Ma perché a un giovane non viene voglia di fare politica e cambiare lo stato delle cose?
Il motivo principale è la percezione di non poter cambiare le cose. Diciamo sempre che intanto chiunque vada su non cambia le cose. Invece io penso proprio che non sia vero. C’è proprio uno scoraggiamento generale. Anche se la politica ci sembra distante dalla vita quotidiana, ci rendiamo conto quanto influisca sulle nostre vite. Basti vedere come il dissesto sia gravoso per tutti noi, nato da una forza politica che ha amministrato male il bene pubblico.
Per te cosa significa l’espressione “fare politica”?
Significa avere una visione del mondo e cercare di far si che questa si affermi nei modi di pensare e di vivere delle persone partendo dal livello di decisione pubblica. Certo deve essere una visione del mondo coerente a certi valori e che sia organica.
Quali valori dovrebbe mettere in primo piano la politica?
Quelli che fondono la mia attività e quella di Sel sono l’attenzione alla sofferenza e la solidarietà verso gli ultimi, verso i lavoratori, i disoccupati, i precari. In secondo luogo, ma non meno importante, abbiamo un’idea di sviluppo economico sostenibile a lungo periodo nel rispetto dell’ambiente e della salute.
Che emozione associ al fare politica?
Mi viene in mente l’impegno verso gli altri oltre ogni difficoltà.
Perché hai scelto di fare attività politica in Sinistra Ecologia e Libertà?
Ho scelto Sel perché rappresenta i valori che ho sempre condiviso. L’ho vista come unica forza politica in grado di rappresentare i diritti delle persone più deboli e il rispetto dell’ambiente ma con una vocazione di governo, con proposte concrete capaci di trovare attenzione.
In Italia c’è una composita galassia di partiti e forze politiche che si collocano a sinistra. Sel l’ha più volte rivendicato con orgoglio, ma cosa vi differenzia dal resto dei partiti di sinistra?
Sicuramente la frammentazione è un problema per noi che rappresentiamo la sinistra. Sel si differenzia per questa sua dimensione capace di mantenere l’identità pur cercando di andare a governare. Non vogliamo essere di sinistra senza contare, ma questo non significa voler andare al governo a tutti costi, e lo abbiamo dimostrato in Parlamento.
Però è difficile avere vocazione governista con il 3-4%, non credi?
È difficile ma il nostro auspicio è di cercare di aumentare la base, coalizzare attorno a quella che Nichi Vendola ha definito la “nostra comunità”, ovvero un gruppo di forze politiche e sociali ampio, una coalizione che abbia da una parte i caratteri movimentisti e dall’altra chi non si riconosce nella deriva centrista del Pd.
Per fare ciò potreste anche puntare alla sinistra alternativa a livello europeo, di cui Alexis Tsipras è la punta di diamante.
Sicuramente. Tsipras è il nostro punto di riferimento anche perché è l’esempio di chi ce l’ha fatta. Ci ha insegnato, inoltre, la metodologia: ha intercettato varie forze politiche in piena drammatica emergenza sociale e ha saputo costruire una proposta di governo credibile e legata a certi valori. Noi vogliamo cercare di andare in quella direzione, anche se non è facile.
Perché l’Italia non è la Grecia…
Esatto. Per fortuna economicamente non siamo stati come la Grecia; per sfortuna, però, noi come sinistra non siamo ancora riusciti a creare quel che Tsipras ha creato.
Cosa ne pensi della leadership di Nichi Vendola?
Penso che si sia dimostrato una persona capace di attrarre un buon consenso. È un uomo di cultura, uno dei padri del movimento e per questo gli siamo grati. Ora bisognerà vedere cosa succederà nel futuro: ha rilanciato il progetto, ma ricordiamo che vengono sempre prima le idee che le persone.
Veniamo ora ai giovani di Sel: avete una giovanile?
Non abbiamo una vera e propria giovanile ma un’associazione che si chiama Tilt, laboratorio di ragazzi di sinistra. Certo facciamo riferimento a Sel, e tutte le battaglie che facciamo le perseguiamo come Sel.
Ad Alessandria quanti siete?
Siamo una decina.
Quali valori accomunano i giovani di Sel?
Il valore della solidarietà e del rispetto verso i più deboli: questi sono i capisaldi.
In cosa si traduce il vostro operato?
Attualmente abbiamo due rappresentanti in Comune: il consigliere Renzo Penna e Claudio Lombardi, assessore all’Ambiente, tema che cui siamo da sempre molto sensibili. Noi come militanti abbiamo lavorato per rilanciare Alessandria dopo il dissesto. Ora ci muoviamo per una mobilità eco-sostenibile, per la difesa del consumo del suolo, sempre per il dissesto e, ultimamente, il tema del teleriscaldamento a cui abbiamo dedicato un evento pubblico qualche settimana fa.
Se dovessi delineare politiche d’interesse primario per Alessandria?
Sicuramente il primo punto è l’emergenza abitativa. Certo questo dipende dalla Regione e dallo Stato centrale, ma la crisi ha colpito un bene primario come la casa e si sono create situazioni disastrose. Dovremmo pensare ad un fondo per chi non riesce più a pagare l’affitto. Poi viene il discorso della mobilità: non si può immaginare Alessandria senza una mobilità sostenibile; dobbiamo invogliare la gente ad usare auto e mezzi pubblici anche se ora il servizio è scadente. Dovremmo andare di più a piedi e in bici, magari liberando il centro dalle auto. Poi occorrerebbero investimenti per beni immateriali, come conoscenza, cultura, turismo. Penso al nostro polo universitario, l’Università del Piemonte Orientale, e la promozione dei luoghi importanti della nostra storia: penso a Santa Maria di Castello che versa in una situazione infelice. Poi c’è l’occupazione, ma quello è un problema nazionale.
Vorrei porre alla tua attenzione alcuni temi caldi della politica, e vorrei sapere cosa ne pensi. Reddito minimo garantito?
Assolutamente favorevole non solo per una questione di assistenzialità, ma è anche giusto che nessuno rimanga indietro senza poter permettersi i beni di prima necessità. Poi, ovviamente rilancerebbe PIL e occupazione. Si dice che il reddito minimo spingerebbe le persone a non cercare lavoro, ma non è così perché avere un reddito minimo spinge ad investire su se stessi, sulla propria persona e formazione. Se io ho un reddito minimo posso fare un percorso di formazione professionale. Poi, il fatto di essere disoccupato è uno stigma sociale che spingerebbe alle persone a lavorare, nonostante il reddito minimo.
Immigrazione?
Si rischia di fare molta confusione. Abbiamo un’immigrazione fatta di profughi che fuggono da guerre e problemi economici e su quel tipo di immigrazione bisogna avere adeguate politiche di accoglienza. Ma c’è un altro settore più importante, che è l’ingresso legale: in Italia è difficile, qui bisogna dimostrare già alla partenza di avere un contratto di lavoro, il che è impossibile. La legge è troppo restrittiva e promuove, implicitamente, l’ingresso illegale.
Jobs Act?
Sono fortemente negativo per una serie di motivi. Primo, va ad indebolire i diritti dei lavoratori, come già successo ad aprile col decreto Poletti sulla liberalizzazione dei contratti a tempo indeterminato. Secondo, il Jobs Act inoltre non creerà occupazione perché non ci sono rilanci della domanda aggregata: se non crei occupazione non puoi aumentare la produzione e non si assume perché non si vende nulla.
Europa?
L’Europa è una conquista fondamentale della nostra modernità: da oltre 60 anni ci permette di vivere in pace in un’isola di diritti e libertà che rimangono focali. Ma non sono d’accordo con la politica di austerità imposta dalla commissione di matrice germano-centrica, per lo stesso motivo per cui sono contrario al Job Acts: deprime ulteriormente l’economia.
Che auspici hai per il futuro di Alessandria?
Io mi auguro che, superata l’emergenza dissesto, si possano attivare politiche in grado di valorizzare il nostro territorio per far riscoprire a tutti, Alessandrini e non, la bellezza della città puntando su una migliore vivibilità e sulle nostre eccellenze.
Un augurio per il tuo futuro?
Un augurio per me? Non sono abituato ad augurarmi niente. Penso solo che vorrei continuare ad impegnarmi nella vita e a trovare un buon lavoro.
E la politica? Continuerai?
Sicuramente si.
Giovanni Prati