Nell’Italia della disoccupazione giovanile dilagante, che supera quota 40%, della burocrazia soffocante e dal considerevole numero di pensionati, dove il potere politico ed economico è ancora saldamente nelle mani della generazione dei babyboomers, succede che un gruppo di ventenni, animati da un forte spirito d’intraprendenza, curino la loro passione tanto da creare un business vero e proprio, una start-up per usare la terminologia inglese tanto in voga negli ultimi anni. E succede che questo accada nel nostro territorio senza che ce ne rendiamo conto.
Oh My Dog, questo il nome, è ormai un brand famoso tra i giovani nel business degli eventi in Alessandria. Una realtà che è nata per passione, e che, lungo una storia travagliata, si è ritagliata a pieno merito la propria posizione di marchio capace di riempire locali e far divertire i giovani alessandrini. Ed ora, per questi ragazzi, l’Oh My Dog e la gestione delle serate è diventato un vero e proprio lavoro.
Andrea Cherian (ND), Antonio Russo (Tony Rush), Andrea Caruso (Caciù) e Alessandro Stramesi (Stram): volti storici e fondatori dell’Oh My Dog, quattro amici dai tempi delle medie e una passione comune: la musica. Passione che non si limita esclusivamente all’ascolto ma anche alla produzione. È il 2010. I ragazzi han talento. Hanno accumulato esperienza in vari club alessandrini ma vogliono qualcosa di più. “Avevamo 21 anni e vedevamo che le serate erano tutte uguali” afferma Cherian “avevamo tanta voglia di fare e di proporre qualcosa di diverso”. Il resto è venuto da sé. Hanno aperto un’associazione per lavorare regolarmente e si sono messi in gioco. 24 aprile 2010. Esordio one night al QBA (ex cinema Ambra, ndr). Funziona. I ragazzi piacciono.
L’Oh My Dog comincia ad attirare su di sé l’attenzione dei gestori dei locali alessandrini. Lo Zettel, ad esempio, nel 2010 vive un periodo di crisi e affida all’Oh My Dog il difficile compito di rilanciarlo. La stagione 2010-2011 è per loro un successo. L’inizio di una lunga traiettoria ascendente. Grazie anche ai tanti rapper ospitati durante le serate, il locale è sempre pieno e l’Oh My Dog comincia ad consolidare il proprio nome.
La ciliegina sulla torta di un’annata da incorniciare è l’estivo 2011 alla Canottieri, dove l’Oh My Dog riesce sempre a fare pienone fidelizzando la propria clientela, grazie al mix di musica elettronica e revival.
“I problemi sorgono nel 2012” racconta Caruso, “quando è arrivato il punto di rottura, han provato a buttarci fuori dalla scena. Dicevano che pensavamo troppo a noi stessi, eravamo troppo intraprendenti. Dicevano che davamo risalto al nome Oh My Dog e non al locale, anche se poi lo facevamo per riempirlo. In quel periodo abbiamo cominciato anche con magliette, accessori e abbigliamento. Insomma avevamo un buon giro che evidentemente cominciava a dare fastidio a qualcuno.” I ragazzi vengono mandati via dallo Zettel, sostituiti da un gruppo che non bisserà la fortuna dell’Oh My Dog.
Nel mentre i quattro ragazzi non hanno un locale in cui suonare, non hanno un luogo in cui esprimere tutta la loro voglia di lavorare e divertirsi. Organizzano sporadiche feste all’Officina, ma nulla di più. In una situazione come questa, ragazzi poco più 20 anni, alle prese con le grandi scelte della vita che l’età impone loro, avrebbero potuto abbattersi e smettere ciò che avevano cominciato. Non loro. Resistono, ci credono. E il futuro darà loro ragione.
Infatti, l’Oh My Dog ottiene nuovamente la gestione della Canottieri e all’apertura ci sono 1.200 persone: una cifra esorbitante per la realtà alessandrina e per le difficoltà vissute. Non solo. A settembre, siamo nel 2012, apre un nuovo locale: il Nolita sostituisce il QBA, e viene affidato proprio all’Oh My Dog. Il gruppo è ormai un brand affermato. Grazie ai successi dell’estate, il nome è conosciuto da tutti gli studenti di Alessandria: la clientela della Canottieri si sposta in massa al Nolita, prospettando un’altra annata di successi.
Tutto funziona e l’Oh My Dog vive un biennio di relativa calma finché un altro brusco arresto avviene nell’aprile 2014. Un altro durissimo colpo per l’organizzazione che perde sia la gestione del Nolita, sia quella della Canottieri. Anche questa volta, potrebbe essere la fine dell’Oh My Dog, ma questi ragazzi, tenaci, non mollano e a settembre 2014 riottengono la gestione totale del locale Zettel, il quale, da quando si era interrotto il rapporto nel 2012, era del tutto inutilizzato. Il resto è storia recente, con l’Oh My Dog che gestisce i sabati sera dello Zettel, continuando a riempire la sala.
In tutto questo, fra alti e bassi, successi e problemi, scontri e collaborazioni, loro ci hanno sempre creduto. “Certo” ammette Caruso “a turno a qualcuno di noi veniva voglia di lasciare tutto. Ancora oggi ognuno di noi fa la propria strada studiando e lavorando, ma abbiamo sempre avuto l’idea comune di portare avanti questo progetto.” “Non ce la sentiamo certo di smettere” aggiunge Cherian “anche perché ciò che ci lega è un’amicizia di lunghissima data.”
Ma, al di là della cronologia, che cosa è veramente l’Oh My Dog? E come si spiega questo successo tra i giovani?
“Oh My Dog, quasi a dire Oh mio Dio: cercavamo qualcosa di originale che facesse scalpore, che richiamasse la voglia di divertirsi.” I quattro ci mettono impegno fin da subito, cercando un logo e un nome famigliare e provocante, giovane e diverso.
Coerenza, divertimento senza eccesso e lealtà: questi sono i valori che ispirano l’Oh My Dog, perché, come sottolinea Cherian “abbiamo creato un’amicizia prima che un business”. Rincara la dose Caruso:- Tra noi e il nostro staff non c’è mai stato un lavoro puramente lavorativo, e forse per questo non siamo mai stati bravi a collaborare con altri gruppi. Le persone che ci danno una mano sono prima di tutto amici, persone che conosciamo e con cui abbiamo un rapporto di apprezzamento reciproco. Insomma siamo una grande famiglia.”
Ma l’Oh My Dog è peculiare rispetto alle altre organizzazioni di serate per il grande seguito che è riuscito a creare. Spesso infatti la clientela si appassiona a un locale, ma nel loro caso i giovani alessandrini li han sempre seguiti in qualunque posto essi abbiano suonato. Sono sempre gli stessi, non cambiano ma la clientela rimane e aumenta. “Forse perché non seguiamo le regole. Non siamo puntigliosi sul lasciare un omaggio o una bottiglia, non ci attacchiamo all’incasso, noi amiamo il cliente in serata e vogliamo accontentarlo. Noi non ragioniamo da imprenditori”. Di fatto, l’Oh My Dog si è ritagliato uno spazio ormai solido in un ambiente storicamente difficile e competitivo, perché i locali alessandrini sono ancora pochi e molti gruppi per eventi continuano ad emergere.
La loro forza nasce dal fatto che sono un gruppo di amici prima di ogni altra cosa. Tutti. Partendo da loro, arrivando al barista, passando per i pr, il rapporto che lega tutti è quello di amicizia e fiducia. Le decisioni vengono sempre prese in gruppo, il singolo non si arroga mai il diritto di prendere iniziative senza consultarsi.
Ma come si organizza una serata?
Si sceglie un tema tutti insieme, chiedendo pareri e feedback ai pr (ne hanno circa 50, ndr) che conoscono i gusti dei loro coetanei e amici. Una volta scelto il tema si sceglie una grafica, curata dallo Stram (che, tra le altre cose, ha creato il simbolo dell’Oh My Dog). Una volta si facevano flyers e locandine da portare nelle scuole, ma negli ultimi anni la promozione avviene tutta sul web: è efficace e non comporta costi. Senza contare che poi il passaparola ha ancora un ruolo fondamentale. “E’ necessario lavorare bene le prime serate, perché poi il giro viene da sé e si può quasi vivere di rendita, anche se l’attenzione va sempre mantenuta alta” dice Caruso. Poi ovviamente c’è la gestione della cassa, della sicurezza, dei rifornimenti e della cambusa, gestione che nell’ultimo anno allo Zettel è completamente affidata a loro. Però, come già riportato, la loro forza sta nell’affidarsi a persone amiche. Nessun professionista.
Certo è che se agli inizi l’Oh My Dog era un gioco, una passione seguita con entusiasmo e dinamismo, ora è a tutti gli effetti un lavoro, con entrare reddituali e responsabilità fiscali. Simbolo di come anche in Italia si può costruire qualcosa d’importante partendo da zero. Ed emergere meritamente nonostante le reticente di un ambiente chiuso.
Anche i giovani possono fare qualcosa d’importante, e l’Oh My Dog ne è un esempio. Ed è giusto valorizzare un’idea che ha permesso a 4 giovani alessandrini di emanciparsi. “Ovviamente” conclude Russo “la cosa più difficile in questo mestiere per un giovane è essere giovane. Quando vedono che sei giovane non ti danno mai retta, tendono a screditarti.”
Loro però, nonostante tutto, ce l’hanno fatta. Il loro sogno, la loro grinta, alla fine, è stata premiata! L’Oh My Dog non è più solo progetto interessante, un giovane mix di business, divertimento e amicizia che ormai dal 2010 anima la movida alessandrina: è una realtà solida, ormai presente nell’immaginario collettivo della nostra generazione.
Giovanni Prati