“Noi, i ragazzi di Palazzo Borsalino”. Erica, Nicola, Marco, Alessia: quattro universitari alessandrini si raccontano

Palazzo Borsalino atrioErica è nella nazionale di tiro al piattello, Nicola è appassionato di Costituzione e educazione civica, Marco è un vero ‘filosofo del tatuaggio’ (oltre che neo laureato in giurisprudenza, e alle prese con una seconda laurea specialistica in scienza dell’economia), Alessia è poetessa di già riconosciuto valore, ma anche reduce da un’importante esperienza di studi giuridici a Parigi, con l’Erasmus. Erica Profumo, Nicola Mandirola, Marco Goglino e Alessia Cipitì sono quattro studenti e studentesse del polo umanistico alessandrino dell’ateneo Avogadro. Ognuno di loro ha naturalmente una propria vita, un percorso di studi,  obiettivi e sogni. Non sono ‘un affresco generazionale’, chiariamolo subito. Ma, questo sì, rappresentano quattro storie personali interessanti, tra le tante che certamente Palazzo Borsalino, uno dei due ‘cuori pulsanti’ dell’università cittadina (l’altro è agli Orti, al Dipartimento di Scienze, dove siamo già stati in passato,  e torneremo presto), potrebbe e potrà raccontare ad AlGiovani. Li incontriamo, durante la pausa natalizia, in un’aula insolitamente vuota, e in quei corridoi che certamente già oggi, mentre leggete, saranno tornati a ‘brulicare’ di vite, esami,  progetti, in attesa della ripresa dei corsi. Con tutte le complicazioni e ‘l’emergenza’ logistica e edilizia  che il professor Salvatore Rizzello, direttore del Dipartimento giuridico-politico-economico, ci ha recentemente illustrato.

Erica: informatica giuridica, tiro al piattello e….amore per la nebbia!Profumo 3

E’ Erica Profumo (candidata per Alfa Omega al senato accademico in rappresentanza degli studenti) a ‘rompere il ghiaccio’, e a raccontarci una bella storia di amore per lo studio e di eccellenza sportiva, e anche una scelta consapevole di Alessandria come sede universitaria, per una serie oggettiva di vantaggi offerti dall’ateneo cittadino. “Sono di Genova, e ho frequentato il liceo scientifico nella mia città. Nel frattempo, ho avuto accesso in maniera occasionale, come stagista, alla facoltà di scienze matematiche e fisiche della mia città, appunto, e mi sono resa conto che cercavo qualcosa di diverso. Nel senso che mi interessava trovare un ateneo più piccolo, con un rapporto più diretto con i docenti, e anche con i compagni di studi. In più, c’era il fatto che già allora il mio impegno sportivo, nella disciplina del tiro al piattello, si faceva sempre più pressante,  e avevo la necessità di trovare un territorio che offrisse, anche da questo punto di vista, soluzioni adeguate, in termini di campi di allenamento”. I nonni residenti in un paese dell’alessandrino, a non più di venti chilometri dalla città, sono stati l’altro elemento decisivo, ed Erica ha optato per un percorso inverso rispetto a quello standard (anche se non così anomalo per Alessandria), trasferendosi da una città più grande ad una più piccola e periferica, per proseguire gli studi. “In realtà ho cominciato a Biologia – precisa – per poi accorgermi che non faceva per me, e scoprire il fascino dell’informatica giuridica.” Corso di laurea che peraltro è stato nel frattempo chiuso, quindi non è più disponibile per le matricole, mentre gli iscritti naturalmente possono condurlo a pieno compimento. Nel frattempo, per Erica si sono ‘schiuse’, addirittura, le porte della nazionale di tiro al piattello, specialità tiro a volo. E il suo sogno, non lo nega, è quello di togliersi in questo campo qualche bella soddisfazione: “mi alleno intensamente, sfruttando diversi campi da tiro in provincia, ma anche a Vercelli o Asti. E naturalmente sono spesso in trasferta in giro per l’Italia, e anche all’estero”. Ad Erica però Alessandria, sia come università che come città, è entrata nel cuore, “mi piace persino la nebbia qui, che ci posso fare?”, sorride. Completati gli studi, le piacerebbe rimanere a vivere in zona, “magari entrando in qualche corpo dello Stato, per continuare l’attività agonistica ad alto livello il più a lungo possibile”, spiega. Altro non dice, per scaramanzia. Ma spende invece parole di grande elogio per il CUS,  il Centro Universitario Sportivo dell’Università del Piemonte Orientale: “è una struttura molto attiva, ad Alessandria cerco di dare una mano anch’io, a livello di segreteria, e si organizzano numerose iniziative, in discipline le più varie. Possono iscriversi al CUS tutti gli studenti, e la tessera dà diritto anche a sconti in diversi negozi cittadini, e della provincia”.

Goglino Marco 1Goglino 3Marco, alessandrino ‘critico’ ma per niente ‘in fuga’

“Io arrivo dal classico Plana, come scuola superiore: esperienza che, complessivamente, fu abbastanza deludente. D’accordo, il classico fornisce certamente una forma mentis che poi si rivela utile in tutti i contesti di studi: ma se si pensa che quando mi sono diplomato io, pochi anni fa, ancora l’inglese era considerato materia di studio opzionale, se ne deduce che la supposta scuola d’élite non è più tale da un pezzo”. Marco Goglino ha 25 anni, ed è già dottore in giusprudenza: laurea magistrale conseguita, naturalmente, a Palazzo Borsalino. “Sono contento di aver studiato qui ad Alessandria, è stata un’esperienza formativa, e di qualità. Con un rapporto diretto con i docenti, e quindi con le materie di studio. Ma non ho ancora deciso se fare l’avvocato: il praticantato sì, credo che lo farò. Superare l’esame di Stato tra l’altro mi dicono che sia tutt’altro che facile, ma ci proverò. Intanto mi chiarirò anche le idee sul futuro”. Nel frattempo però Marco non sta certo perdendo tempo, ed è iscritto alla specialistica in scienza dell’economia: “E’ un percorso interessante, a cui mi sono avvicinato dopo essermi confrontato con il preside, Salvatore Rizzello: alla specialistica ho come compagni di corso sia studenti di scienze politiche che di economia, è un’inter-facoltà: e credo fornisca strumenti davvero importanti, e spendibili”. Una caratteristica di questi studenti è proprio quella di guardare alle competenze, e non al ‘pezzo di carta’ che è stato il riferimento di tante generazioni che li hanno preceduti, magari con l’obiettivo di spenderlo in un concorso pubblico. Oggi gli universitari alessandrini guardano ad un mercato più ampio, senza confini apparenti, peraltro consapevoli dell’instabilità che li circonda. “Personalmente non sono un fanatico della mobilità a tutti costi, nel senso che mi piace viaggiare, e metto anche in conto di dovermi spostare per lavoro: ma non mi spiacerebbe affatto che ci fossero opportunità per realizzarmi professionalmente e radicarmi qui, a casa nostra. Se ci riducessimo a dover fuggire per forza, e in massa, davvero significherebbe per tutta questa città l’accettazione della sconfitta, e del declino inevitabile. Vedremo.  C’è un ramo del diritto che mi affascina particolarmente, e a cui mi sto dedicando, ed è quello della tutela del consumatore. Ma è  presto per dire se sarà il mio mestiere”. Nel frattempo Marco Goglino, accanto al percorso di studi, ‘vive’ la sua città anche nel tempo libero, e ne coglie inevitabilmente i limiti: “Va riconosciuto che, rispetto ad altre città universitarie, Alessandria deve ancora fare un salto di qualità, in qualche modo assorbire l’università, viverla appieno, e non come un corpo estraneo. Lo sappiamo tutti: qui da noi la sera dopo cena o nel week end è una pena, le opportunità di divertirsi scarseggiano, i locali dove fare musica, ad esempio, sono ormai rarissimi. Se proviamo a fare un raffronto con Pavia, per dire, ne usciamo con le ossa rotte: è un altro mondo”. Anche Marco, come Erica, ama lo sport, “anche se non a livello agonistico o competitivo: ma mi piace cimentarmi nel crossfit, sport che richiede forza e condizione atletica, e che pratico in una palestra cittadina specializzata in questa disciplina”.  E poi ci sono i tatuaggi: “senza, mi sentire diverso, non sarei lo stesso Marco: ogni tatuaggio è un simbolo, un’esperienza, una parte di me. E sono loro a scegliermi, non viceversa: lo so, è un’idea folle e romantica, ma la penso così”.

Nicola, studente lavoratore esperto e ‘ideologo’ della smart citynicolamandirola

Nicola Mandirola, rispetto ai suoi ‘colleghi’ di intervista, è un po’ più grande, con i suoi 29 anni, “e diciamo che sono un cavallo di ritorno: mi sono laureato qui alla triennale di scienze politiche, e nel frattempo già lavoravo: prima qui sul territorio, e poi a Torino, presso l’associazione Altera. Da lì è partito tutto un percorso professionale itinerante, in giro per il Piemonte, indirizzato a progetti di formazione con le scuole, finalizzato alla maggior diffusione della cultura e dell’educazione civica, da noi storicamente ignorate. Il progetto si chiama Conosciamo la Costituzione, e mi ha consentito di entrare in contatto, nel 2010, con un team astigiano, guidato dal professor Viroli, che ad Asti organizzava un master in Civic Education, Lì ho conseguito un master annuale, per poi decidere di iscrivermi nuovamente qui a Palazzo Borsalino, e nuovamente a Scienze Politiche, per conseguire la laurea specialistica. Tra lavoro e impegni itineranti, oramai direi che vivo e studio sui treni Fs in giro per il Piemonte. Con tutte le conseguenze del caso, ma per ora va bene così”. Nicola è anche ‘quasi famoso’, ad Alessandria e non solo, per essere uno dei fondatori, e il presidente, di Alessandria VentiVenti: veste nella quale CorriereAl lo ha già anche già incontrato in passato.
“Un progetto nel quale mi sono buttato insieme ad altri ragazzi, tutti accomunati dalla passione per il concetto di smart city. Siamo tutti volontari, che si occupano di questo e anche di altro: ma la sfida è cercare di cambiare davvero Alessandria, portandola ad essere una città davvero smart, vincendo scetticismo, pacche sulle spalle e altre formule consolatorie: ci vuole tempo, ma pian piano qualcosa si sta muovendo, anche grazie ad alcuni amministratori pubblici che, se non altro, mostrano di capire e condividere gli obiettivi”.

Anche Nicola, peraltro, pur sentendosi pienamente alessandrino, per motivi di studio e lavoro ‘vive’ la città in maniera ‘intermittente’ (“vado e vengo: quando posso mi fermo un po’, poi riparto”), e come gli altri universitari intervistati, alla domanda “ti interessi di politica?”, sorride e  precisa: “dipende cosa si intende per politica. Con le mie attività sul fronte dell’educazione civica e della smart city io faccio politica? Credo di sì, anche se fuori da quei contenitori classici, e un po’ ‘bolliti’, che sono i partiti. In passato mi sono anche impegnato nel progetto delle ‘fabbriche di Nichi’. E francamente nel nome io avrei anche tolto Nichi, e lasciato solo le fabbriche: ma è andata diversamente. Pazienza”.

Palazzo BorsalinoAlessia: studi giuridici di respiro europeo, e la passione per la poesia

Alessia Cipitì è una vercellese di 24 anni, laureanda in Giurisprudenza a Palazzo Borsalino, e di rientro da una importante esperienza con l’Erasmus, a Parigi: “un’occasione straordinaria per rendersi conto di cosa significa Europa, dal punto di vista giuridico, che è l’oggetto dei miei studi, ma non solo: consiglio davvero a tutti un periodo di studi all’estero. E’ essenziale per ‘aprirsi’, e guardare ad orizzonti più ampi: a partire banalmente dall’utilizzo delle lingue. L’italiano, è giusto rendersene conto, è assolutamente inutile appena si varcano i nostri confini nazionali: inglese, francese, e poi tedesco e spagnolo sono le lingue dell’Unione Europea”. E Alessia ne parla e scrive bene due (inglese e francese), mentre con una terza, lo spagnolo, ha un rapporto comunque di sufficiente confidenza. Ma perché da Vercelli, dopo la maturità classica (e una forte passione per la poesia, che l’ha portata negli anni a vincere numerosi premi, anche importanti, e ad essere inserite in antologie autorevoli), Alessia ha scelto di studiare Giurisprudenza ad Alessandria, anziché Torino, Milano o Pavia? “Partecipai all’open day – sorride – e mi colpì molto tutto: la struttura, l’offerta formativa, il rapporto diretto con i docenti, che poi in effetti nel tempo si è confermato un elemento essenziale, in termini di qualità. “Per due anni ho anche collaborato con la segreteria dell’università, con contratti a tempo parziale riservati agli studenti. Poi, appunto, ho puntato su un anno accademico a Parigi, e ho frequentato la Faculté Jean Monnet  grazie all’Erasmus”. Tutto sommato poco ‘esplorato’, invece, il rapporto con Alessandria, al di fuori delle mura di Palazzo Borsalino: “E’ una città che mi piace, ma di cui conosco solo appunto la zona universitaria, che raggiungo a piedi dalla stazione, e il centro. Mi hanno parlato molto bene della Cittadella, ma confesso di non esserci mai stata!”. La vita da pendolare con treni e bus sostitutivi per Alessia Cipitì sta comunque per concludersi: “Mi mancano un esame, e la tesi che, naturalmente, sarà dedicata alla legislazione dell’Unione Europea. Poi vedremo: non escludo di lavorare a Vercelli, o ad Alessandria: ma certamente mi sento cittadina d’Europa, e valuterò le opportunità in tutte le direzioni, cercando di fare esperienze che mi consentano di crescere”.

Ettore Grassano