Sulla Torre di Teodolinda regna…l’incertezza [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
E’ pur vero che la nostra città non vanta monumenti eclatanti dal punto di vista storico come invece può vantare una città come Roma, Venezia o Pisa. Però  quello che abbiamo, e che gelosamente custodiamo, fa la differenza fra una città amorfa e una città che invece intende tramandare ai posteri la storia nostra e di coloro che l’hanno difesa dai sempiterni produttori di macerie!
E di questi produttori di macerie ne abbiamo anche esempi relativamente recenti, vedi il Castello di Casalbagliano ormai praticamente distrutto nel breve volgere di una manciata d’anni (nel 1967 la Soprintendenza ne vincolava la Torre e quel poco che rimaneva) senza che nessuno abbia mai mosso un dito per recuperarlo se non…soltanto a parole! Il prossimo impegno i demolitori di memoria potrebbero rivolgerlo alla Cittadella, anch’essa in grave declino dal punto di vista manutentivo. In breve dovendo scegliere fra il recupero, o anche soltanto una costante manutenzione, si sceglie sempre di abbandonare il bene all’inclemenza del tempo che scorre implacabile, a costo Zero è vero, ma quella memoria, di fatto, sarà irrimediabilmente cancellata… definitivamente!
Questa premessa per tentare di scongiurare il destino che appare già segnato, se non si interviene rapidamente, nei confronti della “nostra” Torre di Teodolinda (riportata anche su molti dipinti dell’epoca in cui si svolse la storica battaglia), reietta e abbandonata in quel di Marengo, a pochissimi passi dal luogo dove avvenne, il 14-giugno-1800, la storica Battaglia dove Napoleone vinse sugli austriaci. Si tratta di una torre quadrata che risale, come recita anche la targa collocata ai piedi della torre, ad un’epoca storica collocata fra l’ VIII e il XIII secolo. Per la cronaca, Teodolinda fu sposa di Aulari, Re dei Longobardi, nel 589, il quale però morì soltanto un anno dopo, nel 590.
Dalle note ricavate dalla Tesi di Laurea di Chiara Guala e Gianfranco Ricca nel corso dell’Anno Accademico 1988/89, si ricava altresì, che la Torre di Marengo è dovuta alla presenza della Regina Teodolinda che da Pavia qui amava villeggiare con le sue dame. Tornando ad epoca più recente, in un documento della Soprintendenza dei Beni Monumentali del Piemonte del 12 marzo 1968, vengono elencati gli edifici monumentali di Alessandria. Si tratta di un documento dettagliato nel quale, fra gli altri, viene notificato che il 12-10-1946 viene affidata all’Orfanatrofio S.Giuseppe e per esso al dott. Giovanni Biginelli  una “Torre quadrata del sec. XIV Frazione Marengo” con “vincolo” monumentale.
Attualmente però, quella torre quadrata…ecc. ecc., è praticamente abbandonata a sè stessa non essendo più esistente, da molti anni, l’Orfanatrofio S. Giuseppe e tantomeno il fu dott. Biginelli. Quel che resta tuttavia, è quella antica e storica Torre rimasta, da centinaia d’anni ormai, abbandonata e in attesa che qualcuno se ne faccia carico prima che crolli provocando, non sia mai, danni a persone e cose. Sì perché la Torre è situata sul sedime confinante con un’altra proprietà e recentemente, in seguito ad un evento calamitoso che ne ha scalzato la copertura, ora rischia di provocare danni…se non qualcosa di peggio!
Considerando il fatto che il bene in oggetto è indubbiamente di carattere storico e pertanto, se non risultasse protetto (come parrebbe) dalla Soprintendenza ai Beni Monumentali, a chi ci si dovrebbe rivolgere per risolvere il busillis? E’ vero, logica vorrebbe che fosse il Comune di Alessandria ad auspicarne la disponibilità “storica”, ma ovviamente subentrano gli arcinoti problemi di risorse sempre più scarse.
Il fatto è che nel mese di agosto 2020 una tromba d’aria e acqua ha strappato letteralmente la relativa copertura per cui, giusto per evitare che la Torre crolli sulla proprietà dei confinanti, compresa la pubblica via, gli stessi stanno facendo quel poco che possono per limitare i danni a persone e cose che l’eventuale crollo provocherebbe.
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La Fraschetta, Marengo e la Torre di Teodolinda
 
Nel medio evo la Fraschetta ebbe in Marengo un centro importante detto “Villa Pompeiana” gradita residenza estiva dei re Longobardi che la elevarono a Corte regia: ivi trovò la morte in un incidente di caccia nell’anno 808, l’Imperatore Lamberto. Marengo ospitò anche Ottone di Germania il Grande e Stefano VIII Papa.
Nel 1164 Federico Barbarossa concede quella terra a Guglielmo IV di Monferrato, possesso diviso per l’intera Fraschetta col Marchese di Bosco. Marengo scompare del tutto nel 1168; sappiamo infatti che i Signori Ghilini e Gamberini, maggiorenti del borgo, nell’intento di concorrere efficacemente alla fondazione di Alessandria, distrussero ogni loro casa per trasferirsi con le loro genti presso Rovereto.
Si inizia così il quartiere cittadino che sarà detto appunto di Marengo; anche la chiesa di San Dalmazzo fu allora ricostruita dove tutt’ora si trova. Di Marengo antico rimane soltanto la torre detta di Teodolinda o dei Gamberini, sulla quale si dice sia salito Napoleone per osservare le fasi della battaglia del 14 giugni 1800.
Col volgere degli anni e il susseguirsi degli avvenimenti, i boschi della Fraschetta sparirono completamente ed il suolo assolato, divenne arido, fortemente permeabile, e alquanto ghiaioso; nacquero così le curiose costruzioni in terra battuta, molto resistenti se pur di aspetto povero.
Sino a cinquanta anni fa la Fraschetta vantava rigogliosi vigneti con produzione di un vino di alto pregio nominato “Nerello”.
Di colpo Marengo ritornò noto in tutta Europa per la famosa battaglia vinta da Bonaparte; vittoria assai cara all’Imperatore che ideò di fare di Alessandria una grande unica fortezza e di Marengo una nuova città il cui centro doveva essere il punto dove nel 1801 fu collocata la colonna commemorativa che ancora esiste.
Il Cosiddetto castello attuale con statua di Napoleone, opera dello scultore Cacciatori, venne costruito nel 1817 da un grande ammiratore di Bonaparte, un alessandrino di nome Delavo, che finì in miseria. Oggi il Castello appartiene alla Montecatini ed il ricordo di Marengo è dato solamente dalla unione del titolo con quello di Spinetta, importante Sobborgo di cui diremo altra volta.
Ogni memoria poco a poco va scomparendo; eppure Marengo è e rimane importante battaglia francese che mai sarà dimenticata dal vicino popolo di Francia in quanto proprio su quei campi Napoleone raccolse la Corona Imperiale e la sua gloria.
Una valorizzazione da parte nostra della località, famosa nella storia, potrebbe di certo richiamare in Alessandria numerose comitive di forestieri a vantaggio del nostro Turismo; così appunto hanno fatto in Belgio per i campi di Waterloo dove si infranse quella Corona che Napoleone aveva raccolto a Marengo.
 
Piero Angiolini 18-09-1954