Toscana: vini-simbolo e simboli del vino [Abbecedario del gusto]

Toscana: vini-simbolo e simboli del vino [Abbecedario del gusto] CorriereAl 1 di Pietro Mercogliano

 

 

Com’è noto, la Toscana è – assieme al Piemonte – una delle Regioni d’Italia piú ricche dal punto di vista vitivinicolo. Si tratta, fin dal tempo degli Etruschi, di un vero e proprio simbolo dell’enologia nazionale e dell’enologia in genere; simbolo tanto generalmente riconosciuto da declinarsi anche in raffigurazioni triviali e degradanti come il vinello rosso travasato nei fiaschi impagliati o come i biscottini inzuppati in sedicenti vinsanti, oltreché naturalmente nelle apoteosi delle eccellenze di Montalcino e di Bolgheri.

La grande tradizione toscana si lega strettamente al Sangiovese, che è il vitigno piú diffusamente coltivato nella nostra Penisola ma che in questa Regione ha senza dubbio le sue Patrie d’elezione. Dà vini secchi, notevoli per freschezza e tannini; in base alle condizioni di allevamento, ha (o può avere) un complesso spettro aromatico: violetta, viola mammola, giaggiolo, iris, prugna, ampia speziatura, tabacco, sottobosco.

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Nella ristretta zona del Chianti Classico, il Sangiovese raggiunge vette straordinarie di personalità ed espressività territoriali: dai celebri sentori di grafite all’inenarrabile persistenza gustativa; ma anche nel piú ampio territorio del Chianti tout court, a saper ben scegliere, si trovano prodotti di prima categoria. A Montalcino, dal Sangiovese – qui Sangioveto Grosso – si ottiene uno dei vini italiani piú eleganti e longevi: il celeberrimo Brunello, che assieme a pochi altri si contende per qualità ed esemplarità la palma di vino italiano par excellence; nello stesso territorio si produce anche un vino piú semplice e meno impegnativo, il Rosso di Montalcino. Cugino non sempre minore del Brunello è il Vino Nobile di Montepulciano, anch’esso da Sangiovese (Prugnolo Gentile) cui però è possibile aggiungere piccole percentuali di uve diverse: si tratta di un vino di antichissima tradizione e storicamente molto amato alle grandi mense dell’Italia centrale; anche del Nobile esiste il fratellino Rosso di Montepulciano.
Ancora una menzione è da farsi per il Morellino di Scanzano, ottenuto a Scanzano dal Sangiovese che qui prende il nome di Morellino.

In quasi tutte queste zone si produce anche un vino dolce di tradizione altrettanto Toscana: Vini-simbolo e simboli del vino [Abbecedario del gusto] CorriereAllunga: il Moscadello a Montalcino, il Vin Santo di Montepulciano, il Vin Santo del Chianti Classico e quello del Chianti.
Ancora una volta, è doveroso segnalare come nulla o poco questi nettari di sublime complessità e non indifferente pregio (nonché prezzo) abbiano a che spartire con quei curiosi liquidi che in certe trattorie vengono portati a tavola in boccioni o già distribuiti in tozzi bicchierini perché gli avventori possano sottoporsi al buffo rito d’immergervi biscottini alle mandorle: cosí come i grandi vini del Chianti, emozionanti ed elegantissimi, non si sa in che cosa somiglino ai fiaschi che – nella speranza di attrarre irridenti turisti affamati di centurioni e gondole – certe osterie si ostinano a portare sui loro tavoli.

E, cosí come la paglia dei fiaschi e il limo depositato dai biscotti in fondo ai vini dolci sono un’immagine degradata e falsa della Toscana, anche il fatto che la Toscana sia esclusivamente terra di vini rossi è frutto di un’idea falsata che se ne ha; i rossi sono certo l’eccellenza assoluta di questa Regione, ciò per cui essa si merita un posto tanto preminente nella nostra vitivinicoltura: ma questo non toglie che esistano anche ottimi bianchi toscani.

Almeno due sono di consolidata tradizione: la Vernaccia a San Gimignano e il Vermentino sulla costa. La prima è un vino a D.O.C.G., dotato di un profilo aromatico assai distinguibile e molto portato per l’invecchiamento; il secondo è tradizionalmente un vino del Nord della Regione, nella D.O.C. Colli di Luni che prosegue l’omonima Denominazione ligure. Ma ottimi risultati si stanno ottenendo dal Vermentino ultimamente anche nella zona di Bolgheri.

Qui, dal tempo della straordinaria intuizione del Marchese Incisa della Rocchetta e dell’enologo Giacomo Tachis, si producono dei rossi straordinarî a partire da vitigni internazionali sul modello di Bordeaux (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Petit Verdot) con eventuale partecipazione del Sangiovese. Si tratta di alcuni fra i vini italiani piú raffinati ed espressivi in assoluto, ottimi a tavola e divini in salotto abbinati a un momento che s’è deciso che si vorrà ricordare.