Se mandiamo delle scimmie nella stanza dei bottoni…la colpa è delle scimmie?

Cavalchini nuovadi Pier Luigi Cavalchini
www.cittafutura.al.it

 

Ma perché scaldarsi così tanto per un referendum (quello proposto dal Governo) e i due “collegati” promossi dalle varie associazioni di “Difesa e Salvaguardia della Costituzione”? Qual è la vera posta in ballo?

Qui si va, ben oltre la figura del premier (definito più volte nelle “silenziate” manifestazioni francesi ‘le sorcier de Florence’) e del suo “gruppo di governo”, nuova edizione delle compagini di partito in attesa di una seria revisione di organizzazione e funzione dei partiti “a termini di legge”. E’ in discussione una intera classe politica (o anche solo di cittadini più o meno “militanti”) di due, forse tre generazioni: quelle che hanno vissuto la dittatura fascista e quelle “anime belle ” che per anni si sono ostinate a ritenere possibile un cambiamento. Qualcosa di veramente “radicale” (presente dal 1943 fino agli Novanta circa) che ha cercato di mettere in soffitta gli orrori del regime (di fatto esempio per i peggiori fascismi di ieri e di oggi). In questo, detto per inciso, siamo – noi italiani – una minaccia latente per il mondo, in quanto dentro di noi spira una vaga aspirazione all’uomo e al governo “forte”, a colui (o colei) che “mette in riga”, che “ sistema le cose”, senza chiacchiere e attendismi. E ciò che è successo nel “Ventidue” è sempre dietro l’angolo e, soprattutto, stuzzica…

Ma torniamo alla posta in gioco. Uno: mai come in questo momento storico si è registrata una “subalternità al capitale economico – finanziario” (come si diceva un tempo) tale da rendere risibile l’autonomia economica dei singoli Stati. Due: mai come ora si è avuta una destrutturazione del mondo del lavoro che ha portato all’azzeramento – o quasi – delle ore di sciopero nei vari comparti produttivi rimasti (fonte ISTAT: rapporto 1980 – 2015 con riduzione delle ore di sciopero del 93% complessivo). Tre: mai come oggi si è costretti a fare la questua per avere un lavoro di sopravvivenza minima o, anche in caso di laurea a pieni voti, a cercare raccomandazioni (o simili) riportando gli orologi alla Palermo degli anni Sessanta. Quattro: tutto questo viene spacciato per “moderno” e chi guarda al “passato” è visto come un relitto o un fossile di un’era che non c’è più. Anzi, vi è – sotto sotto – la derisione di chi pensa “se non ti sei fatto furbo allora… se allora qualcuno ti ha fatto ‘fesso’ non venire a piangere oggi… ormai più nessuno ti farà giustizia, o riprenderà le tue idee, anche se positive”.

Questo è il “castello” evocato più volte dai nostri governanti del momento… con il tacito corollario che se a queste “leggi di mercato” si deciderà di non sottostare, si andrà incontro ad un periodo buio…. quant’altri mai.

Con buona pace di quanto stabilito a livello internazionale nelle varie “Conferenze sul Clima”, sul “Futuro dell’Economia”, sul futuro stesso degli Stati europei e del mondo (vedi i vari ‘G8’ fino ai ‘G20’). Chi vuole un percorso ragionato ed una responsabilità nelle scelte è automaticamente “out” (…e si becca il solito refrain “Voi siete quelli dei 50 governi in 50 anni, tra il ‘balneare’ e il ‘tecnico’”), chi –invece – accetta le indicazioni del “vertice” e di chi è della “cerchia giusta” è – automaticamente – “in”. Facile no?

Un nostro caro collaboratore ci ha inviato da poco il suo consueto commento da “Antro del malvagio” con questa lapidaria affermazione:” “Se mandiamo delle Pianeta delle scimmiescimmie nella stanza dei bottoni…la colpa è delle scimmie?”…. dando per scontato che le “scimmie” siano gli altri, quelli che si tengono ben caro il “potere” , che hanno giornali, le TV e la possibilità di amplificazione delle loro iniziaitive, che non hanno scrupoli, che hanno capito che il “mondo va dove vanno gli affari” e che, per rimanere a noi, rivalutano la Cittadella di Alessandria partendo da chi “ne potrà apprezzare il ‘brand’”, cioè il “pacchetto commerciale”. Dall’altra parte – sempre nell’immaginario “manzoneano” – ci siamo “noi”, le ‘ non scimmie’ che subiscono e si rodono il fegato… a volte fanno rivoluzioni, a volte si ritirano in meditazione, sicuramente ci provano col voto…ma con poco successo. Sono anche quelli che, collegandoci al condivisibile comunicato dell’ANPI nazionale che riportiamo qui sotto, decidono di “non accettare provocazioni e dunque di non intervenire in dibattiti e polemiche che non riguardino i contenuti” , convinti che le armi siano (debbano essere) “pari”.

Mi piace il paragone che mi riporta ai tempi del bel film “Il pianeta delle scimmie”…ma non lo condivido in pieno. Le scimmie, caro Manzone, siamo noi che crediamo ancora di poter avere giustizia dopo aver avuto ragione nel criticare 50 anni di cattiva politica della Prima Repubblica, che abbiamo avuto “ragione da vendere” nelle collusioni Stato/Mafia, nella “distruzione del territorio”, nella critica al “sistema delle tangenti”… eccetera eccetera. L’avevamo detto, scritto, urlato… ma la “ragione” si dà ai matti.

Sul “Che fare?”, di leniniana memoria, mi affido alla discussione sul “merito”, sui “contenuti” , “non rispondendo alle provocazioni” seguendo, così, i suggerimenti della massima rappresentanza dell’ANPI. Anche se non basta… il problema è di “atteggiamento e spregiudicatezza nell’eliminazione dell’avversario e nell’occupazione degli spazi vuoti…”, di “metodologia” e “psicologia” più che di vero confronto sui contenuti. Attenzione, quindi, a chi si ha di fronte (…quindi ‘attenzione’ alle prossime “occasioni di voto”) e ‘attenzione’ a non lasciare nessuno “spazio libero”… Le scimmie, per altro esseri intelligenti e sensibili, non lo farebbero mai.

Ed ora, ringraziandoVi per la pazienza, ecco il testo diramato dall’ANPI.

Il Comitato nazionale dell’ANPI,

vista la campagna condotta da alcuni organi di stampa sulla cosiddetta spaccatura all’interno dell’ANPI per svalutare l’intera Associazione;

visti i tentativi, da varie parti, di provocare o intimidire l’ANPI con dichiarazioni quanto meno improvvide mettendo perfino in dubbio la rilevante eredità morale di cui è portatrice e il dovere statutario di difendere la Costituzione da ogni stravolgimento;

ribadisce:

che la decisione di aderire alla Campagna referendaria per il NO è stata adottata dal Comitato Nazionale del 21 gennaio u.s. , con una netta e precisa maggioranza (venti voti a favore e tre astensioni),

che tale decisione è stata ribadita praticamente in tutti i Congressi provinciali e sezionali dell’ANPI, con rarissime eccezioni;

che la conferma definitiva è venuta dall’inequivocabile voto conclusivo (con solo tre astensioni) del Congresso sui documenti congressuali, compresa la relazione generale del Presidente, analoga – nella sostanza – alle decisioni precedenti;

che è assolutamente lecito e normale che vi siano, all’ANPI, anche opinioni dissenzienti, ma che il dissenso deve essere mantenuto nei limiti della circolare del 5 marzo 2016, là dove afferma: «Abbiamo sempre affermato che la nostra è un’Associazione pluralista, per cui è normale anche avere opinioni diverse. Altra cosa, però, sono i comportamenti. Ovviamente, non sarà “punito” nessuno per aver disobbedito, ma è lecito chiedere, pretendere, comportamenti che non danneggino l’ANPI e che cerchino di conciliare il dovere di rispettare le decisioni, con la libertà di opinione».

decide:

– di intensificare la Campagna per il NO alla riforma del Senato e per il SÌ alla correzione di parti della Legge elettorale “Italicum” in tutti i luoghi in cui l’ANPI ha una sede, d’intesa con l’ARCI e con le altre Associazioni che hanno aderito ai Comitati per il NO alla Riforma del Senato e per la “correzione” della Legge elettorale, adottando tutte le misure necessarie perché la raccolta delle firme si concluda tempestivamente e con esito positivo, invitando tutti gli iscritti a dedicare ogni impegno affinché si realizzi un’ampia e completa informazione di tutti i cittadini, sulle ragioni del NO e sui contenuti della riforma in discussione;

– di non accettare provocazioni e dunque di non intervenire in dibattiti e polemiche che non riguardino i contenuti dei referendum;