Filippi: “Per l’alessandrino prima che al 2045 penserei al 2020: disinvestire a oltranza porta alla desertificazione”

Filippi 12Settimana scorsa, per il ‘battesimo’ di Paolo Filippi come coordinatore alessandrino di Futuro Democratico (la ‘corrente’ fassiniana interna al PD), il salone della Soms del Cristo era pieno non solo di esponenti del partito, ma anche di amici e sostenitori vecchi e nuovi dell’ex presidente della Provincia, che non ha mai fatto mistero di essere uno che fa politica alla vecchia maniera, costruendo legami e amicizie sui territori, campanile per campanile. Lo incontriamo per una chiacchierata in un contesto accogliente, il salottino chic della Canottieri, che Filippi gestisce orma da qualche anno insieme al socio Cesare Miraglia, e che certamente è oggi anche uno ‘snodo’ di relazioni politiche e imprenditoriali. Proviamo a farlo ‘sbottonare’ un po’, ma Filippi è tanto disponibile ad analisi ‘di sistema’ quanto evasivo se si cerca di indagare sulle intenzioni personali (“candidarmi alle politiche del 2018? Ma se non so neanche cosa farò fra tre mesi”, sorride). Intelligente e sornione, vecchia scuola Dc. Però alcuni elementi interessanti, anche legati al nostro territorio, emergono eccome.

 

Presidente Filippi, di nuovo ufficialmente in pista, anche se in fondo diFilippi Pd far politica non ha mai smesso…
E’ una passione giovanile, di quelle che non passano. Anche se oggi, davvero, è tutto molto complicato. Però ci proviamo: soprattutto per non lasciare soli gli amministratori locali, che svolgono un’attività difficilissima, quasi una missione. Corretto sostenerli.

Cos’è Futuro Democratico? Solo la ‘corrente’ piemontese di Fassino, o avete altre ambizioni?
Credo che nelle prossime settimane andremo oltre la semplice dimensione regionale, guardando allo scenario del paese. Siamo renziani ‘critici’, se proprio vuole metterci un’etichetta. La sostanza però è politica: Futuro Democratico nasce perché siamo convinti che il Pd debba allargare i propri orizzonti, in termini di capacità di dialogo e rappresentanza di diverse realtà sociali. I sondaggi del resto parlano chiaro: Un Pd al 32-33% (che comunque è percentuale significativa, a cui mai si arrivò prima di Renzi), con un sistema elettorale basato sui ballottaggi, sia alle amministrative che alle politiche, rischia parecchio. Fondamentale quindi essere il più possibile ‘inclusivi’, e allargare la base del consenso, a partire dal territorio.

Confindustria 1A proposito di territorio, Filippi: lei c’era alla presentazione della ricerca di Confindustria su Alessandria 2045?
No, non c’ero, ma mi hanno detto che è stata un’iniziativa interessante. Riflettere in maniera analitica, e critica, sugli scenari futuri, in termini di sviluppo, strumenti e strategie, è sempre utile. Anche se, mi permetto di aggiungere, avanti di questo passo mi porrei il problema di come sarà la nostra provincia nel 2020, e non nel 2045.

Che fa, presidente, il disfattista pure ora che è renziano, per quanto critico?
(sorride, ndr) Renzi ha un approccio ottimista e positivo che fa benissimo, e ce la sta mettendo tutta. Ma questo non può impedire di sottolineare alcuni limiti delle riforme sin qui attuate: in nome di una spending review più dichiarata che praticata (altrimenti non si spiegherebbero le dimissioni dei vari commissari, uno dopo l’altro: l’ultimo proprio in questi giorni), si stanno annientando i territori periferici, proteggendo ad oltranza la macchina pubblica centralista. E questo per territori come il nostro ha e avrà effetti terrificanti…

Casale, la sua città, a noi alessandrini sembra sempre un po’ piùComune Casale Monferrato dinamica e vitale. E’ così, o semplicemente l’erba del vicino è sempre più verde?
Casale ha una vocazione industriale ed imprenditoriale più radicata e diffusa rispetto ad Alessandria, non c’è dubbio. E ci sono vere multinazionali, come Buzzi, Bonzano oggi Bcube ed altre, che si sono affermate nel mondo, ma non hanno mai portato i loro centri direzionali, la testa e il cuore, lontano dalla città. E, se la crisi ha picchiato duro, è vero che oggi ci sono significativi segnali di ripartenza, con orgoglio. Lì sta anche a noi, alla politica e al Pd in particolare, tornare ad avere una visione, e lavorare per creare condizioni sempre migliori. Comunque io sono orgogliosamente casalese, non l’ho mai negato.

Palazzo Ghilini 2Sulle Province, e su Delrio ‘delirio’, non ha cambiato idea?
Non solo non ho cambiato idea, ma mi pare che i fatti mi stiano dando ampiamente ragione: le Province erano un anello essenziale per la gestione efficiente di determinate funzioni, e per il rapporto con i territori. Oltretutto la loro è stata un’eliminazione (ancora in corso d’opera) che non ha portato e non porterà risparmi significativi, ma invece sicuramente sostanziali e profondi disagi. Dico che occorre pensare ad Alessandria 2020, prima che ad Alessandria 2045, perché è in corso un progressivo abbandono delle aree cosiddette marginali (le montagne, le colline, i tanti piccoli e piccolissimi centri di casa nostra) in termini di risorse per sanità, trasporti, strade, infrastrutture pubbliche, e il risultato finale ce lo possiamo immaginare tutti senza grande sforzo. Rischiamo il disastro, proprio quando sarebbe necessario tornare ad investire, per essere attrattivi: come fai a convincere nuove imprese, italiane e straniere, a radicarsi in un territorio su cui tu per primo disinvesti fortemente? Il rischio è una ‘desertificazione’ che avrebbe un impatto pesantissimo sull’economia, ma anche sul sociale, sulla vita delle persone insomma. E la politica deve partire sempre da lì, o non serve a niente.

Da questo punto di vista la Regione a gestione Chiamparino èChiamparino nuova palesemente ‘torinocentrica’, e Alessandria in particolare, non avendo per la prima volta dal 1970 neanche un assessore in giunta, appare spesso una Cenerentola ‘dimessa’ e un po’ rassegnata….
Rassegnata spero proprio di no, l’orgoglio di questa provincia non deve venir meno, anzi. Ma è vero che Chiamparino, e Gariglio, hanno commesso un grave errore politico a non rappresentare Alessandria in giunta. Noi lo avevamo segnalato….

 

Urna votoNon torniamo qui sulla sua ‘non ricandidatura’ alle regionali, Filippi. Ma ricordiamo che, sostenendo l’elezione di Ottria in consiglio e di Scaglia come segretario provinciale, lei si è preso due piccole rivincite. Pensando al 2018?
(ride divertito, ndr) Ma figuriamoci se penso al 2018: non so neanche cosa farò fra tre mesi. E credo che le elezioni amministrative del 2016 offriranno uno scenario nuovo e diverso, non privo di rischi per il Pd, e addirittura con possibili conseguenze letali per il centro destra. Mi riferisco ai 5 Stelle, ovviamente: mi aspetto un po’ ovunque ballottaggi tra noi e loro, con la destra al palo. In ogni caso: con Ottria i rapporti sono ottimi, ma lui ha scelto all’interno del Pd un’altra strada, più a sinistra diciamo così. L’elezione di Scaglia come segretario provinciale, invece, è stato un bel segno di maturità, e di vicinanza, tra noi e i renziani (a casa nostra morandiani, ndr), che speriamo possa dare risultati, soprattutto guardando alle esigenze del territorio.

L’impressione è però che l’unità del Pd alessandrino sia ancora una chimera: con i ‘giovani turchi’ siete sempre separati in casa?
Mettiamola così: l’unità va costruita lavorando giorno per giorno, con i fatti e non mandando lettere ai giornali. Noi siamo sempre disponibili….

Ettore Grassano