Il piano di risanamento di Atm al vaglio di Palazzo Rosso: con quali reali speranze?

Atm autobusUn punto fermo ora c’è, ed è l’approvazione dal parte del cda del piano strategico di risanamento e sviluppo di Atm targato 2016-2018: approvazione, in verità, avvenuta venerdì scorso in condizioni piuttosto anomale. A votare a favore sono stati, infatti, solo due membri del cda, e precisamente il presidente Gianfranco Cermelli e l’amministratore delegato Ezio Bressan: ossia i due artefici e formulatori del piano stesso, che la scorsa settimana ci hanno illustrato a fondo il loro punto di vista sulla complicata situazione aziendale, dalle cause alle possibili via d’uscita. Insomma, un po’ come se a scuola uno studente si correggesse da solo il compito in classe, ma tant’è: il terzo consigliere del cda, che spetta al comune di Valenza, è dimissionario, e non è ancora stato nominato. E probabilmente, con l’intricata situazione che si sta vivendo, non tutti muoiono dalla voglia di entrarci, in quel consiglio di amministrazione. In ogni caso, anche i revisori dei conti hanno approvato il piano di salvataggio dell’azienda pubblica alessandrina del trasporto su gomma a maggioranza: a favore Francesco Di Pasquale e Angelo Marchelli, contrario Maurizio Pavignano.

Ieri il piano stesso è stato presentato ai sindacati, che in serata avevano bocche cucine, e frasi di circostanza: “martedì ci riuniremo per esaminare tutti i dettagli, e prenderemo poi una posizione ufficiale: ma ci è stato detto che il piano per ora è ancora una bozza”. Il vero scoglio sono certamente gli esuberi (si parla di 35-38 addetti, rispetto all’attuale organico di 216 dipendenti di Atm), per i quali occorrerà nel caso individuare nel caso soluzioni ‘morbide’, e paradute sociali efficaci.

Intanto il piano di risanamento e sviluppo approda ora in Piazza della Comune di Alessandria 3Libertà, al civico numero 1.
Oggi se ne parlerà in commissione Bilancio a Palazzo Rosso, e successivamente si spera anche in consiglio comunale: infine la parola definitiva spetterà all’assemblea dei soci il prossimo 27 novembre.

Ma cosa può davvero succedere? L’impressione è che la strada per la salvezza di Atm sia strettissima, e irta di ostacoli. E il tempo a disposizione davvero troppo poco per sperare nell’evoluzione del sistema trasporti regionali (con la nascita della nuova Agenzia per la Mobilità), destinata a realizzarsi in tempo medio-lunghi. In Atm i creditori incalzano, le casse sono vuote, il patrimonio sociale già non solo azzerato, ma ampliamente in rosso. Insomma, o i soci (si legga Comune di Alessandria, che detiene più del 94% delle quote dell’azienda) decidono di ricapitalizzare, oppure sarà quasi inevitabile portare ‘i libri’ in tribunale, e aprire una procedura fallimentare che (anche considerata la particolarità di servizio pubblico non ‘sospendibile’) potrebbe essere in realtà il percorso attraverso il quale alleggerirsi di un pesante fardello di debiti (circa 36-37 milioni di euro, “ma ci sono anche crediti per 7-8 milioni di euro”, ci dichiarò Bressan), e anche di un certo numero di dipendenti, per poi ripartire con un nuovo marchio, e con qualche new entry nella compagine azionaria. Certo, immaginare che un nuovo socio si faccia avanti mettendo sul tavolo soldi veri, in questa situazione di grave deficit e incertezza, appare utopistico.

Certamente questi sono però giorni ‘col cuore in gola’ per chi nell’azienda di LungoTanaro Magenta ci lavora, e anche di apprensione per i cittadini alessandrini che il trasporto pubblico di Atm, in maniera indiretta, lo hanno sempre finanziato, e vorrebbero sapere perché si è arrivati a questo punto, e su quali servizi si potrà far conto in futuro.
E. G.