“Andiamo a chiacchierare al bar qui dietro, che è ancora un baluardo di imprenditoria alessandrina: non sono ostile all’integrazione degli stranieri che lavorano e si danno da fare. Ma di questi tempi anche salvaguardare un po’ di identità cittadina male non fa”. Con Felice Borgoglio le interviste cominciano sempre nel momento esatto in cui lo incontri e gli stringi la mano, perché ha la capacità di entrare subito ‘in medias res’, nel cuore delle questioni. E che per l’ex sindaco (o sindaco emerito, come si dice oggi) e a lungo parlamentare Psi la questione delle questioni oggi sia proprio il futuro di Alessandria dubbi non ce ne sono. All’attuale amministrazione di centro sinistra Felice Borgoglio non ha mai fatto sconti, e lo scorso maggio, su una questione delicata come l’appalto Manutencoop, ha anche ritenuto di inoltrare una segnalazione a Corte dei Conti e Autorità nazionale anticorruzione (“vedremo quali saranno le loro valutazioni, ma lo rifarei: non si può dare ad un privato un appalto così rilevante per 15 anni, e con così poca chiarezza su chi deve fare cosa”). E ora che ne pensa della ‘fase 2’ inaugurata dal sindaco Rossa nelle scorse settimane, caratterizzata dalla ‘comunicazione positiva’ e ‘post dissesto’? Davvero Alessandria, ‘incantata’ dal profilo imponente del nuovo ponte, è pronta a ‘scattare’ verso il futuro, e sono state poste le condizioni per lo sviluppo dei prossimi anni, e decenni? E cosa faranno, alle prossime elezioni comunali del 2017, Felice Borgoglio e Partecipazione Democratica?
On. Borgoglio, partiamo subito dai documenti programmatici: la convince l’aggiornamento del Programma di mandato della giunta Rossa?
(gli occhi si illuminano in un sorriso eloquente, premessa significativa, ndr) Parliamoci chiaro: in quel documento manca completamente una visione di città, sembra scritto da chi mai ha amministrato alcunché: e manca un elemento che invece dovrebbe essere tipico del renzismo, ossia la scadenza precisa rispetto ai singoli impegni. A fare affermazioni generiche, senza dire quando e come, sono capaci tutti.
Un libro dei sogni insomma. Però intanto siamo usciti dal dissesto….
Sul piano dei numeri forse è così, anche se i 9 milioni di euro tanto sbandierati sono frutto del riconoscimento da parte dell’Osl dei debiti pagati dalla precedente amministrazione. Il punto vero però è che negli ultimi tre anni, dalle elezioni del 2012 ad oggi, la giunta guidata da Rita Rossa ha operato con lo sguardo tutto rivolto all’interno del palazzo e della macchina comunale, senza guardare alla città. E tuttavia, paradossalmente, proprio sul fronte della riorganizzazione interna non ha concluso nulla di positivo. Nel senso che abbiamo assistito ad una significativa riduzione dei servizi erogati ai cittadini, senza che questo abbiamo comportato una vera ottimizzazione delle risorse interne.
Significa che lei, al posto di Rossa, avrebbe licenziato?
Ma neanche per idea: in comune, e nelle partecipate, ci sono professionalità eccellenti, assolutamente non utilizzate. Per sintetizzare in uno slogan ciò che finora non è stato assolutamente fatto direi “meno scrivanie, più servizi”. Ma senza licenziare nessuno, e anzi con una valorizzazione funzionale, che non c’è stata. Al di là del ‘teatrino’, anche recente, tra sindaco e dirigenti, qualcuno ha percepito cambiamenti reali, sostanziali? Direi di no: eppure, guardi, non serve essere dei geni. Basterebbe guardare cosa succede altrove, in alcune città italiane ma anche all’estero, per capire qual sarebbe la strada da percorrere.
Ossia?
Il futuro non solo di Alessandria, ma di tutto il Paese, e nello specifico della macchina pubblica, passa attraverso la sua capacità di utilizzare le nuove tecnologie come architettura attraverso la quale ridisegnare la mappa dei servizi erogati. Tre anni fa abbiamo portato in città personaggi di primo piano come l’amministratore delegato di Telecom Italia Patuano (che tra l’altro è alessandrino), ma anche altri interlocutori di eccellenza, organizzando convegni e incontri pubblici: ma non mi pare che l’amministrazione abbia fatto gran che per incoraggiare qualcuno ad investire a casa nostra. Mentre, appunto, puntare sull’innovazione, e sulla formazione dei propri dipendenti, oggi è l’unica strada per stare al passo con i tempi.
Noi però abbiamo il nuovo ponte on. Borgoglio, che ridisegna lo skyline della città, come va di moda dire ora….
Abbattere il vecchio Cittadella fu un errore clamoroso, anche se di Fabbio e non di questa giunta. Il nuovo ponte, comunque decidano di chiamarlo, è un’opera ‘avulsa’ dal contesto, per quanto possa essere imponente e rappresentare una novità. Non credo che, nella sostanza, aiuterà gran che lo sviluppo di Alessandria. Mentre certamente occorrerebbe impegnarsi maggiormente sull’altro fronte, quello del fiume Bormida. Lì c’è un solo ponte, in stato di salute non ottimale. Inutile rivangare il passato, ma che serva un secondo ponte credo sia evidente a tutti. E personalmente continuo a pensare che andrebbe collocato non dal lato zuccherificio e Panorama, per intenderci, ma sul lato autostrada e casello di Castelceriolo. Ovviamente occorre però inserire il tutto in un progetto di città che, ripeto, non vedo all’orizzonte….
Parliamo di partecipate: sulla cosiddetta Grande Amag lei ha delle perplessità?
Cosiddetta, appunto. Che una vera multiutility, innovativa e con solide radici locali, possa e debba essere strategica per lo sviluppo di Alessandria dubbi non ce ne sono. Però non è che fin qui si sia visto molto: l’unica scelta corretta è stata inglobare Amiu in Amag, creando Amag Ambiente. Ma lo si è fatto con tre anni di ritardo, e comunque anche su quel fronte, ossia la raccolta rifiuti e i servizi collaterali connessi, siamo in ritardo clamoroso: e il risultato è il degrado che in tanti denunciano, sul piano della qualità ambientale.
Lei cosa farebbe?
Cercherei di copiare bene i modelli più innovativi, senza inventare nulla. Non ha senso ricominciare con dibattiti vecchi, ‘porta a porta’ sì o no, questioni che erano attuali vent’anni fa, non oggi. Sapete cosa succede a Chicago, e in tante altre città all’avanguardia, anche in Italia? Internet, e le tecnologie di rete, applicate alla raccolta rifiuti, stanno cambiando tutti i paradigmi: vengono installati cassonetti compattanti per una differenziata fai da te, controllata elettronicamente. Chi sta in centrale ha la mappa della situazione minuto per minuto, e le squadre di addetti escono in maniera ‘mirata’, per svuotare i cassonetti pieni, o anche per intervenire prontamente in caso di guasti. Il futuro è questo: il digitale applicato ai servizi pubblici, a tutto campo. Con investimenti iniziali, che vengono però rapidamente ammortizzati: o ci muoviamo in questa direzione, e rapidamente, o siamo destinati a declinare ulteriormente.
Rimaniamo sulle partecipate: ATM ha un mare di debiti, un parco mezzi inadeguato, e personale ‘in abbondanza’, diciamo così. Che futuro può avere?
In mancanza di una soluzione regionale, o di area Alessandria/Asti, l’unica strada è portare ATM dentro la multiutility, creando una serie di sinergie, e di offerte di servizi integrati per i cittadini, soprattutto tenendo conto del gran numero di anziani che vivono ad Alessandria. La grande Amag insomma ha senso se rappresenta una nuova politica di servizi per la città e per gli alessandrini. Servono atti, non parole. Ed è lì che l’amministrazione mi sembra carente: oppure, quando fa, fa in modo sbagliato e discutibile: si vedano le questioni Manutencoop e Teleriscaldamento.
Su entrambi i temi lei è stato molto critico on. Borgoglio: nessun ripensamento?
Assolutamente no: sull’appalto a Manutencoop ho presentato a Corte dei Conti e Autorithy un esposto molto dettagliato, sta a loro a questo punto effettuare verifiche e valutazioni del caso. Vedremo. Il teleriscaldamento invece non è una questione di principio, ma di sostanza: Alessandria è un’area fortemente metanizzata, e il servizio è gestito da un’azienda che appartiene ai cittadini. Non credo sia conveniente né per le singole famiglie, né per il Comune imboccare radicalmente altre strade. Altra questione è valutare il teleriscaldamento come soluzione per aree limitate, in cui il servizio è ancora a gasolio, e in cui per valutazioni specifiche si ritenga complicato l’ampliamento della rete del metano. Ma sono casi particolari: anche perché, attenzione, Legambiente ha già fatto pervenire alla nostra amministrazione dati sui rischi di un ricorso ‘spinto’ al teleriscalmento: potremmo andare incontro ad un peggioramento serio sul fronte inquinamento, che qui da noi è una criticità già molto seria.
Questo peraltro ci consente di aprire un altro capitolo importante: il centro cittadino, la sua decadenza, i percorsi per rilanciarlo. Da un lato c’è la questione ambientale, come lei ricordava: dall’altro però i commercianti che dicono ‘no grazie’ all’ipotesi di allargamento della ztl, temendo ulteriori drastici contraccolpi…
Non credo sia la presenza di auto in centro ad aiutare lo sviluppo del commercio: anche qui, basta vedere cosa succede altrove. Però i commercianti hanno ragione quando lamentano la ‘sordità’ di questa amministrazione, la mancanza di un confronto reale, con loro come con i proprietari di immobili. La politica locale non può semplicemente ‘lavarsene le mani’, perché poi le conseguenze sono quelle sotto gli occhi di tutti: serrande chiuse, abbandono, decadenza.
Del resto, la recente vicenda dei Progetti di Qualificazione Urbana finanziati dalla Regione Piemonte è emblematica: a Tortona 500 mila euro, e noi bocciati, al palo.
Il centro di Alessandria deve e può tornare ad essere un salotto vivibile, attraente. In tutte le città grandi e medie è in corso un ritorno al commercio di prossimità, di quartiere: a Torino un noto professionista alessandrino sta lavorando alla realizzazione di una serie di negozi ‘di condominio’, ovviamente realizzati ‘a rete’, non come iniziativa di un singolo commerciante, ma di un’intera categoria, e area. E torniamo all’importanza che la politica faccia la regia, crei le condizioni perché i privati possano fare, investire, sviluppare.
Il Teatro Comunale è chiuso ormai da diversi anni: riaprirà mai davvero, al di là degli slogan e delle promesse?
Poco importa che riapra il Teatro, se deve essere una ripartenza puramente simbolica, o propagandistica. Ad Alessandria servirebbe un grande progetto culturale, e quello davvero all’orizzonte non si vede.
Insomma onorevole Borgoglio, con lo scenario che ci ha tracciato, chiederle se Partecipazione Democratica, fra un anno e mezzo, appoggerà la ricandidatura di Rita Rossa come sindaco di Alessandria sembra quasi una provocazione….
(sorride, ndr) Provochi pure, non mi scandalizzo. Partecipazione Democratica è un progetto politico nato con l’obiettivo di dare voce alle diverse anime del centro sinistra ‘non Pd’, diciamo così. Vogliamo sviluppare un progetto che stimoli un ritorno alla partecipazione attiva in politica dei cittadini, a partire dai professionisti, che certamente in questi anni ad Alessandria hanno sofferto particolarmente la crisi: forse anche perché meno abituati di altri a soffrire, diciamocelo. Personalmente aborro il termine società civile, intesa come parte buona che si contrappone alla politica, che invece sarebbe la parte cattiva del sistema. E’ una caricatura, una semplificazione da superare. Oggi però è fondamentale che in Italia, e ad Alessandria in particolare, le persone comprendano che l’unica soluzione è tornare a crederci, e ad impegnarsi in prima persona, ognuno per quel che può e che sa. In caso contrario, non ci saranno mutamenti rispetto allo scenario attuale: anzi, peggioreremo ancora. Partecipazione Democratica si pone questa sfida, da qui al 2017: riavvicinare gli alessandrini alla politica.
Tappe intermedie, da qui alle elezioni? Anche voi solo in rete?
Per niente, noi crediamo nella partecipazione fisica, reale. Il web è strumento straordinario, ma non può sostituire l’incontro e il confronto con le persone in carne e ossa, non scherziamo. Il primo appuntamento pubblico sarà in autunno: un convegno sul tema, delicato e spesso strumentalizzato, della sicurezza in città. Sicurezza a 360 gradi: da quella digitale, a quella personale e fisica, che tanti percepiscono sempre più a rischio, legandola spesso alla vicenda migranti. Noi inviteremo figure autorevoli, anche di respiro nazionale, e ragioneremo sui numeri, non solo sulle suggestioni. Faremo un’analisi scevra da pregiudizi, ma certo non si può ignorare che la questione stranieri esiste: in centro sono ormai il 22% della popolazione, con tendenza a crescere. Ma spesso il mancato rispetto della legge ha anche un’altra faccia della medaglia: ossia che la legge va fatta rispettare, e che chi opera nel settore deve poter contare su risorse, e regole certe.
On. Borgoglio, ci dica la verità: le sta venendo sempre più voglia di fare politica. Non è che medita davvero di candidarsi sindaco, nel 2017?
(ride divertito, e ha un lampo negli occhi, ndr) Sa cosa mi ha detto l’altro giorno mia moglie? “Il candidato perfetto per Alessandria sarebbe il sindaco di Volpedo, Giancarlo Caldone: una persona che ama davvero il suo paese, e che invece di lamentarsi, fa”. E in effetti Caldone, anche di recente, ha sviluppato per Volpedo progetti fortemente innovativi, che sono stati premiati con risorse importanti dal premier Renzi. Dubito però che abbia voglia di candidarsi da noi, anche se Alessandria la conosce, essendo anche consigliere provinciale (e in passato assessore a Palazzo Ghilini, ndr). Per quanto mi riguarda, so bene che se decidessi di candidarmi ci sarebbe chi proverebbe a criticare partendo dalla carta d’identità: ma Alessandria oggi per ripartire davvero, e non solo a chiacchiere fumose nei programmi di mandato, ha bisogno di visione, competenze, progetti e relazioni. Poco importa l’età di chi propone tutto ciò. Comunque Partecipazione Democratica è un percorso collettivo, al servizio della città: prima viene il progetto, e il coinvolgimento di figure di eccellenza nei diversi campi della vita pubblica e professionale: la scelta del candidato sindaco sarà il passaggio successivo e conseguente.
Ettore Grassano