Ci sono parole che, di tanto in tanto, si impongono (meglio, vengono imposte) all’attenzione collettiva, e da assolute sconosciute diventano idee dibattute, capaci di dividere in maniera anche aspra se non altro la comunità degli addetti ai lavori, ma talora anche la mitica opinione pubblica.
Ricordate lo spread, no? Per tutti noi era un concetto astruso, confuso con lo sprint o chissà che altro, finchè non fu usato come oggetto contundente per ‘defenestrare’ Berlusconi, ed entrò così nell’immaginario collettivo: anche oggi la maggior parte degli italiani non sa cosa sia questo benedetto spread, in realtà, ma tutti sappiamo che, se lo spread si alza, sono cazzi. E che si alza in genere a comando, perchè così si decide “colà dove si puote/ciò che si vuole”, come avrebbe detto quel bischero dell’Alighieri.
Bene. Mutatis mutandis, cari alessandrini ecco a voi il teleriscaldamento. Fino a poche settimane fa, tutti noi ignoravamo bellamente di cosa si trattasse, e non è che, anche oggi, le idee le abbiamo ancora chiarissime. Epperò è evidente che questo (non si capisce se per coprire un ‘vuoto’ di politica vera, o perchè invece davvero scelta strategica per Alessandria e per i suoi abitanti) è diventato lo spread di casa nostra, almeno in questo primo scorcio di 2015.
C’è chi lo presenta come il Sacro Graal che rilancerà le sorti dell’economia cittadina (un business da 90 milioni di euro più indotto, in effetti, è una bella ‘botta’ per una città che definire ‘asfittica’ sul fronte lavoro privato è generoso), e chi invece avvisa del contrario: ossia che tratterebbesi dell’ennesima speculazione dai contorni poco chiari, in cui il business lo farebbero in pochi, mentre alla fin fine a pagare sarebbe Pantalone, o nella versione mandrogna Gagliaudo. Che però, come tradizione vuole, proprio fesso non è, e soprattutto è ormai iperscettico, e vorrebbe vederci più chiaro.
In queste settimane abbiamo cercato di dar voce, con equilibrio, sia ai sostenitori del progetto (ossia il sindaco Rossa e buona parte della sua maggioranza, ma non tutta: Moderati e Sel sono su altre posizioni), sia appunto ai variegato fronte di coloro che ritengono che il teleriscaldamento tutto sommato genererebbe alla comunità alessandrina più danni che benefici, a partire dal ruolo di Amag all’interno dello stesso.
Quel che ora appare auspicabile è che il dibattito tra pro e contro ‘esca’ dal Palazzo, e si sviluppi tra i cittadini, in maniera che, se non altro, sia più chiaro a tutti di cosa si sta parlando, e quali potranno essere le possibili implicazioni per il cittadino comune. Perchè sarà pur vero che il tema teleriscaldamento era inserito all’interno del programma elettorale del centro sinistra nel 2012. Ma è altrettanto vero, siamo seri, che i programmi elettorali non se li legge nessuno, forse neanche buona parte dei candidati. Per cui parliamone, parliamone, parliamone. E spiegateci con trasparenza perchè.