Duro colpo per 210 aziende tra Alessandria e Asti che hanno perso il loro fatturato di produzione di barbabietola destinato allo stabilimento di San Quirico (Parma): i vertici aziendali dello zuccherificio hanno rinunciato alla fornitura delle nostre aziende a causa dei costi di trasporto, ritenuti troppo elevati.
La decisione, irrevocabile, è arrivata pochi giorni fa e la richiesta di intervento alla Regione Piemonte da parte delle associazioni di categoria non è valsa a nulla.
Dopo la chiusura dello stabilimento di Casei Gerola le aziende coinvolte nella produzione di barbabietola da zucchero tra Alessandria e Asti avevano ottenuto una nuova quota di due ettari di produzione da ricollocare per la fabbrica di San Quirico (che ha altri 13 ettari circa). La campagna 2014 ha stabilito un prezzo di 38 euro a tonnellata per le barbabietole e ora lo zuccherificio si dichiara in perdita di dieci milioni di euro.
Dopo alcuni dubbi di riaprire la campagna 2015, la direzione dello zuccherificio emiliano ha deciso di mantenere solo 10 ettari e di ritirare dalla sua fornitura le aziende che escono dal raggio di 110 chilometri dallo stabilimento di San Quirico a causa dei costi di trasporto. La logistica di Alessandria e Asti sarebbe costata circa 500 mila euro (le distanze dallo zuccherificio sono tra i 140 e i 210 chilometri). Gli agricoltori hanno cercato di mediare rendendosi disponibili a diminuire il costo a tonnellate della barbabietola, ma il gap restava ancora troppo alto.
Tutto questo significa la perdita di un volume di affari di circa 5 milioni di euro per il bacino tra le due città, per una produzione che è sempre stata un eccellente presidio per il Piemonte e una coltura di pregio per la provincia di Alessandria (soprattutto per le zone di Castelnuovo, Tortona, Gamalero e pianure limitrofe).
Si è svolto mercoledì scorso l’incontro in Regione Piemonte, a Torino, con l’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero per una concertazione che ha riunito associazioni di categoria (Cia, Confagricoltura, Coldiretti e Consorzio Nazionale Bieticoltori) e parte industriale, ma la politica non è riuscita ad aiutare gli imprenditori agricoli piemontesi tagliati fuori dal nuovo piano economico dello zuccherificio.
“Dopo la vicenda dello zuccherificio di Casei Gerola è andata persa anche questa opportunità per una coltura di prestigio non solo locale – commenta Paolo Viarenghi, produttore e rappresentante sindacale Cia Alessandria, presente alla riunione in Regione -. La speranza è riuscire reimpiegare la produzione di barbabietola a fine energetico, per il biogas. Comunque si tratta di un’enorme difficoltà da superare per gli imprenditori alessandrini e astigiani”.
“Si chiude definitivamente un’epoca – ribadisce Carlo Ricagni direttore Cia. “La barbabietola da zucchero, che aveva dato ricchezza all’agricoltura alessandrina, non sarà più seminata e raccolta nella nostra provincia. Un pezzo di storia, di ricordi, ma principalmente di redditi di cui le nostre aziende dovranno fare a meno”.