“Alessandria e il suo territorio hanno le carte in regola per invertire il percorso di declino che certamente abbiamo intrapreso da qualche anno, non diversamente dal resto d’Italia. Dobbiamo solo crederci, e mettere a fattor comune idee, progetti ed entusiasmo”. Una Manuela Ulandi grintosa e sorridente ci accoglie di prima mattina nel suo ufficio di presidente di Confesercenti per il capoluogo, e a quasi un anno dalla nostra precedente chiacchierata, ci aiuta a tirare le prime ‘somme’ (“in verità provvisorie: i dati definitivi li avremo a gennaio: ma le tendenze si vedono già tutte”) del 2015, ma soprattutto prova a delineare scenari e progetti del commercio alessandrino di domani, ‘incastrandolo’ all’interno di più ampie riflessioni sul futuro del nostro territorio, e su come e in che tempi si potrà, e anche dovrà, cambiar pelle per rispondere alle sfide che il ‘nuovo mondo’ in cui ci troviamo a vivere pone sul tappeto di chiunque, a vario titolo, si occupi di economia, mercato, o appunto specificamente commercio.
Presidente Ulandi, più ottimista o pessimista di un anno fa?
(sospira, sorride e prende fiato guardandoci negli occhi, e parte) Come si fa a non essere ottimisti? Bisogna esserlo, anche perché il nostro territorio ha davvero straordinarie frecce al suo arco, in termini di risorse naturali, e di competenze professionali. Si tratta di valorizzarle, avendo ben chiaro dove si vuole andare. Ossia a quale modello di sviluppo socio economico intendiamo lavorare.
E voi ce l’avete?
Confesercenti Alessandria sta lavorando ad un articolato progetto di analisi e proposta per il territorio, di cui non posso anticiparle i contenuti. Ma dello scenario posso parlare, eccome: è chiaro che, a livello nazionale e non solo alessandrino, l’Italia non ha un futuro industriale, per tanti motivi. Ma ha invece enormi potenzialità legate al turismo, all’artigiano di alta qualità (moda, design, oreficeria e gioielli), alla valorizzazione del patrimonio culturale, all’enogastronomia. Ma vogliamo prima o poi capire che queste non sono attività residuali, ma invece la vera spina dorsale della nostra economia di domani? Certo, se penso alle scelte strategiche degli ultimi governi, culminate nell’eliminazione del Ministero per il Turismo, mi viene da pensare che questa analisi qualcuno non la condivida, o che ci si stia muovendo in maniera miope. Ma noi ci crediamo….
Il commercio, in questo quadro complessivo, quale orizzonte avrà?
Noi crediamo un orizzonte importante, e di grande innovazione. A patto di smettere di lamentarci, e di guardare al bicchiere mezzo pieno, pensando a come riempirlo del tutto. Anche qui parto dal nazionale, da cui poi il nostro caso alessandrino non si discosta più di tanto: i dati 2014 li avremo completi a gennaio, ma la tendenza è già chiara, e dice che, nel contesto di recessione e di crisi dei consumi che conosciamo fin troppo bene, tiene comunque (ma smette di crescere) il commercio on line, mentre aumenta il fatturato del commercio ambulante. Il che si spiega, probabilmente, con il fatto che una fascia crescente di popolazione cerca prodotti a prezzi più competitivi. Ma c’è un altro fattore interessante…
Quale?
Questo: non è vero che i consumi degli italiani, e anche degli alessandrini, sono crollati. Semmai si sono ‘rimodulati’, in una direzione più da carpe diem, vivi alla giornata: e non bisogna essere sociologi per capire che questo corrisponde un po’ allo spirito di incertezza nel domani con cui tutti stiamo vivendo.
Le faccio due esempi concreti. Nel 2014 continua a crescere il consumo di prodotti tecnologici: si pensi alle code per il nuovo modello di i-phone. E si registra, anche sul nostro territorio, una nuova ‘ondata’ di aperture di nuovi locali serali, spesso di successo, con particolare attenzione per i fenomeni musicali dal vivo. Sono comunque entrambi positivi segnali di vitalità.
Poi c’è il fenomeno del commercio cinese, che in tanti stanno vivendo un po’ come un’invasione…
In realtà noi abbiamo anche commercianti cinesi tra i nostri iscritti, ma li conosciamo solo come singoli esercenti: ossia, non abbiamo ancora sufficienti elementi per capire se c’è un progetto complessivo di ‘conquista’, diciamo così, e come funziona il loro meccanismo di finanziamenti. Indubbiamente però se arrivano, fanno offerte congrue, e rilevano o aprono ex novo attività in regola, c’è poco da obiettare. Magari si può fare anche qui invece qualche considerazione sul livello di motivazione e determinazione di queste persone, che è certamente più alto del nostro, che tendiamo ormai ad essere una società dormiente, anche perché con un’età anagrafica sempre più alta. Ma i cinesi, non so a quanti sia chiaro però diciamolo, sono una straordinaria opportunità soprattutto su un altro fronte, quello turistico.
Innamorati dell’alessandrino?
Pare proprio di sì: a partire da quel Monferrato che, grazie all’importante riconoscimento Unesco, rappresenta una risorsa straordinaria, da valorizzare adeguatamente. E’ un fatto comunque che un numero sempre più elevato di cinesi, parliamo di decine di milioni di persone, viaggia per il mondo, alla scoperta di luoghi e culture diverse. E una serie di flussi, prenotazioni, accordi in vista di Expo 2015 fanno pensare che ci si debba preparare ad accoglierli adeguatamente: il che significa anche, banalmente ma non marginalmente, fare in modo che alberghi, agriturismo e altre strutture ricettive siano in grado di soddisfare le loro esigenze e abitudini: dal thè ad altri dettagli di questo tipo, per intenderci.
Parola magica: Expo 2015. Non è che alla fine diremo ‘tanto rumore per nulla’, o ennesima occasione mancata?
Credo di no, se riusciamo a gestire la manifestazione come opportunità proiettata in avanti. Expo 2015 non deve finire fra un anno, insomma, ma proiettarci in avanti verso i prossimi decenni, in termini di creazione di reti e infrastrutture. Penso in primo luogo ai collegamenti ferroviari tra Alessandria, ma anche il Monferrato, con Milano. Oggi sono a dir poco indecenti, scandalosi. Non sta a me stabilire per responsabilità di chi, e non mi interessa: anche se ricordo bene che l’amministratore delegato di Fs, Moretti, ad un convegno alessandrino non più di due anni fa, o forse meno, si rivolse ai nostri amministratori locali (e non ne faccio una questione di colore politico: credo che si riferisse ad oggi come a ieri) e disse più o meno: “dal vostro territorio non sono mai arrivate proposte innovative, e di livello”. Non so se sia proprio così, ma certamente nessuno lo contraddisse. E dopo essere stati una vita a raccontarci la storia di Alessandria snodo ferroviario di rilevanza nazionale ci ritroviamo ad essere oggi una decadente stazioncina di provincia, collegata in maniera inadeguata con Milano, e senza più collegamenti diretti con Roma. E non si creda sia così ovunque, non è vero: andate a vedere come funziona a Reggio Emilia e a Salerno, città certamente paragonabili ad Alessandria ma evidentemente meglio amministrate e gestite, e poi mi dite. Vogliamo provare a cambiarla o no, questa situazione? Expo è l’occasione per farlo.
Come Confesercenti, nei mesi scorsi siete stati in prima fila nell’organizzazione di Lun’Esco: il progetto continua?
(sorride, ndr) Lun’Esco continuerà all’infinito, come diceva il nostro slogan di lancio dell’iniziativa: ci crediamo fermamente, è il futuro. Ormai siamo partiti, e non ci fermiamo più. Stiamo preparando una serie di appuntamenti per dicembre, sotto il cappello “Il Monferrato vestito da Natale”, e poi appunto ci sarà il lancio della nostra ‘campagna di primavera’, in vista di Expo e in forte collaborazione con Alexala, che sta facendo in questi mesi un grande lavoro di promozione del territorio sui mercati esteri, a partire da quello cinese di cui abbiamo parlato, ma non solo. Credo che le potenzialità del nostro Monferrato sia davvero grandi, non inferiori a quelle delle Langhe: e che la loro piena realizzazione dipenda anche dal saper valorizzare professionalità eccellenti. A partire da Donati Lanati: enologo che tutto il mondo ci invidia, e che può essere simbolo e testimonial del Monferrato, così come succede per le Langhe con figure come Carlin Petrini e Farinetti.
Parliamo anche del capoluogo, dottoressa Ulandi. Segnali positivi se ne vedono?
Partiamo da un progetto che nei prossimi mesi dovrebbe vedere finalmente la luce, e che (io continuerò a dirlo, perché è così) è dovuto all’intuizione di un grande sindaco, che si chiamava Francesca Calvo. Parlo del ponte Meier: che sarà non solo un ponte, ma un’opera d’arte. L’unico ponte progettato e realizzato dal più grande architetto vivente: ce ne rendiamo conto o no? La Calvo aveva un modello, che era Bilbao: città decadente e fallita, che attorno al Guggenheim Museum costruì il proprio rilancio. Il ponte Meier, e quel tesoro inestimabile e ad oggi abbandonato a se stesso che è la Cittadella, possono avere per Alessandria lo stesso ruolo, a patto naturalmente di avere coraggio, e di fare scelte strategiche. Prima o poi però succederà, ne sono certa. Intanto aver legato il Meier al Pisu è stata operazione saggia, che consentirà la riqualificazione, anche commerciale e imprenditoriale, di un’intera area della città. Se riusciremo a trovare un grande progetto di rilancio della Cittadella, davvero il volto economico di Alessandria potrà cambiare, e volteremo finalmente pagina, smettendo di piangerci addosso.
Ma il commercio alessandrino del 2015 come sarà?
Già quest’anno i progetti e le manifestazioni a supporto del commercio non sono mancate, e ci auguriamo possano crescere e intensificarsi. Noi mettiamo a disposizione competenze ed entusiasmo dei nostri associati, e al Comune di Alessandria chiediamo una sola cosa: organizzazione, organizzazione, organizzazione. Questa è la fase dell’anno in cui occorre pianificare appunto tutto l’anno a venire, in termini di idee, iniziative, date, risorse. Ricordo che Procom, consorzio per la promozione del commercio, è uno strumento, senza fini di lucro ed emanazione di 6 associazioni di categoria, che adeguatamente utilizzato può fornire al comune un importante valore aggiunto, a costo assolutamente zero. Per il resto, i commercianti alessandrini ci sono, sono pronti ad impegnarsi, e ci credono ancora: naturalmente, questo lo diciamo forte e chiaro, basta aperture della grande distribuzione. Da lì danni al tessuto socio economico di questo territorio ne sono già arrivati abbastanza!
Ettore Grassano